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No New – Fabio Cinti ci racconta delle sue “Forze Elastiche”

Dopo due anni dalla pubblicazione di “Tutto t’orna”, Fabio Cinti ritorna in scena con un nuovo lavoro discografico: si tratta di “Forze Elastiche”, uscito per Marvis lo scorso 20 settembre. Lo abbiamo incontrato per parlare del disco e dei suoi progetti futuri.

“Forze Elastiche” è il quinto disco della produzione targata Cinti: in che modo questi due anni ti hanno portato alla stesura del nuovo album?

In genere parto dalle canzoni, da quante ne ho scritte di buone, se hanno un filo conduttore, se ascoltandole insieme, o a gruppi, mi danno un’idea di album, di continuità. Avevo l’esigenza di spostarmi da un asse di riferimenti che troppo mi hanno inseguito e che, anche al di là della mia reale volontà, le persone leggevano nei miei lavori. Così, assieme a Paolo Benvegnù, tra canzoni scritte appositamente per l’album e altre scritte qualche tempo fa, ci siamo fatti guidare da una specie di spirito nuovo, un altro punto di vista.

Impossibile non notare l’influenza di Paolo Benvegnù: parlaci di questa co-produzione

Io e Paolo abbiamo esplorato anzitutto le nostre vite, ci siamo confidati, abbiamo passeggiato nella campagne intorno a casa mia, chiacchierato a lungo a tavola, ci siamo consigliati a vicenda libri, film, dischi, abbiamo guardato foto, giocato con i gatti, abbiamo riso molto, spesso di noi stessi, delle nostre paure, esorcizzandole e prendendo confidenza con loro. Tutto questo è stato fondamentale e naturalmente poi si è riversato nel lavoro tecnico, nei suoni, nelle influenze, nelle scelte. C’è la nostra vita dentro l’album.

Molte sono inoltre le collaborazioni presenti in “Forze Elastiche”. Ci presenti i tuoi ospiti?

Tutte le collaborazioni sono state molto naturali: la maggior parte sono amici di vecchia data, persone a cui voglio molto bene, con cui c’è anzitutto un legame al di là della musica, e si tratta poi di musicisti che io reputo eccezionali. Si tratta per esempio di Massimo Martellotta e di Giovanna Famulari. Poi ci sono cantautori amici che, fosse per me, sarebbero in cima alle classifiche: Alessandro Grazian, The Niro. Quando si lavora a un album si parla, con gli amici eccetera, e una collaborazione non è semplicemente una richiesta fatta con una telefonata. Poi c’è Nada: Nada è Nada, che altro vogliamo dire? Con lei tutto è nato da una vecchia proposta che poi è sfumata perché in fondo non eravamo così convinti, quasi due anni prima di mettermi a lavorare al l’album. Lei era entusiasta dei miei brani però e mi ha chiesto di inviargliene altri; ci siamo scritti via mail e alla fine è venuta fuori la sua splendida interpretazione di “Cadevano i santi”: lei va subito al sodo, in modo netto, senza inutili fronzoli e con quella potenza espressiva che conosciamo bene.

Ascoltando il disco si passa da una fase all’altra attraverso l’uso di “intermezzi”. Che storia si nasconde dietro il tuo progetto?

Tutto è nato da ragionamenti fatti sugli spazi fisici e metafisici, la casa, le stanze, le strade, le città, oppure i luoghi della mente, i ricordi che hanno confini sfumati tra di loro, che si mischiano tra passato e presente. A volte, lo sappiamo, basta un profumo e sembra di ritrovarsi in un posto che avevamo sepolto nella memoria. O una canzone, o un’immagine. Ecco, le forze elastiche sono proprio quei movimenti che ci lanciano da un posto all’altro: poi torniamo qui, nel momento e nel luogo in cui viviamo, nel presente. Ma in realtà ci siamo per poco, siamo sempre in qualche altro luogo, almeno nella nostra mente.

Colpiscono molto due brani in particolare: “La gente che mente” e il singolo “Perturbamento”. Cosa ti lega a questi pezzi?

Il primo parla di un’amicizia molto forte che, vissuta attraverso gli anni mi ha insegnato che le parole molto spesso non rappresentano quello che vogliamo dire davvero ma che bisogna osservare il viso, le espressioni, gli occhi in definitiva, per capire qual è la verità. Due buoni amici, più di due amanti, sono in grado di comunicare in questo modo. E così si impara anche a osservare il resto del mondo. Il secondo è un brano sulla consapevolezza, quella che arriva dopo aver vissuto un po’ di esperienze: in qualche modo si torna indietro e si riconsidera il passato, nel bene e nel male, per capire che la vita non è una prova per poi vivere davvero ma che è tutto vero fin subito!

Dopo la pubblicazione del disco ti attenderà la tournée. Dove ti porterà il tuo percorso?

Stiamo, con la band e anche con Benvegnù come ospite, girando con una decina di date di presentazione – sul mi sito si trovano tutti i dettagli – e poi, una volta finite, ripartiremo a partire da febbraio/marzo con un altro tour. Siamo a metà della prima serie e sono molto felice della risposta del pubblico.

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