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No Interview – Lato B: Il tributo a Battisti di una super band

In occasione del loro live a Catania, abbiamo incontrato i Lato B, ovvero Leo Pari, Gianluca De Rubertis, Dario Ciffo, Lino Gitto. Il progetto è nato per omaggiare Battisti e tutti i suoi brani più celebri, e riportare in tour le canzoni che hanno fatto la storia della nostra musica, donandogli una nuova vita. Il loro live è da cantare dall’inizio alla fine, consigliatissimo per tutti quei nostalgici dell’epoca d’oro della nostra tradizione e per chi ama ascoltare musica di alto livello, con tanto di cambi di ruolo tra i musicisti. E chissà che questo progetto in futuro non assuma una nuova veste…

Scopriamolo insieme nell’intervista di Egle Taccia.

Com’è nato il progetto, come vi siete conosciuti?

Leo Pari: Lato B è nato circa tre anni e mezzo fa, in una serata d’inverno a Padova. Eravamo lì per caso, in realtà ci conoscevamo di vista, ma non avevamo suonato insieme né ci frequentavamo. Eravamo allo Studio 2, un locale storico di Padova, che adesso purtroppo ha chiuso, di Cristopher Bacco, che aveva organizzato una festa di cover di Battisti, invitando vari musicisti. Ci siamo incontrati in questa occasione, abbiamo suonato un po’ di pezzi e abbiamo rilevato una certa affinità o comunque un amore nei confronti di Battisti, una certa predisposizione a suonarlo. Così abbiamo detto: proviamo a fare una band e proviamo a vedere se si suona in giro, magari muovendoci prima in maniera indipendente, scrivendo ai locali… Abbiamo fatto le prime date e ci siamo accorti che la situazione stava diventando una bomba, da lì ci siamo presi di coraggio e abbiamo continuato, scegliendo un nome da dare alla band. Ci abbiamo pensato un po’ tutti, essendo un side project, un lato B dei reciproci progetti personali e, pensando anche ai lati B dei dischi e delle cassette, abbiamo deciso di dare questo nome alla band, intendendo la B anche come iniziale di Battisti.

Qual era il segreto della musica di Battisti e Mogol?

Leo Pari: Erano belle canzoni, non c’è nessun segreto, scrivevano bene e hanno trovato un connubio, che per i dieci anni che è durato è stato perfetto. Erano entrambi bravissimi, un autore e un musicista entrambi molto preparati. Il segreto forse è far sembrare che le canzoni siano state scritte da una persona sola. A me questa cosa ha sempre fatto impazzire. Ho sempre avuto la sensazione, mentre ascolto i concerti e i dischi, che sia Battisti a raccontare le cose che sento, mentre invece l’autore dei testi era Mogol. C’era un’affinità pazzesca tra i due.

Con “Anima latina” hanno completamente stravolto gli schemi della canzone. Da musicista mi puoi dire in che cosa sono stati innovativi?

Gianluca De Rubertis: Più che stravolgere, hanno usato un metodo di scrittura completamente diverso da quello che si usa solitamente per scrivere una canzone pop. È un metodo di studio in cui Battisti ha creato un mondo, ha suonato molte cose lui.

Leo Pari: Lo reputo come un disco il cui 75% è di Lucio, a differenza degli altri. Ci sono dei testi bellissimi.

Gianluca De Rubertis: Ad esempio “Macchina del tempo” l’abbiamo scoperto mentre lo suonavamo. In questi brani il testo comincia ad affiorare pian piano, hanno dei testi leggermente più criptici rispetto a quelli che solitamente scriveva Mogol.

Leo Pari: E’ un concept album con la stessa tematica che ritorna più volte. Mogol ha fatto un grande lavoro su quell’album, ma i testi sono un po’ nascosti dalle musiche, sono messi un po’ nelle trame, anche la voce è molto dentro al mix. È stato un esperimento in un periodo in cui in Italia andava fortissimo la musica prog e Battisti, che era uno che amava raccogliere le sfide, ha detto: faccio anch’io un disco prog, ed è uscito così, anche se ho letto che Mogol lo reputa il peggior disco della loro collaborazione, sbagliando completamente, col narcisismo dell’autore, che probabilmente sentiva le sue liriche messe in secondo piano rispetto alla musica. Invece secondo noi è un capolavoro, tant’è che l’abbiamo riproposto in due occasioni per intero e devo dire che non è stato facile.

Qual è il brano che vi piace di più del repertorio di Battisti?

Leo Pari: “Ancora tu”, sicuramente; è un brano che non mi stanca mai di sentirlo, lo trovo di un’attualità pazzesca, potrebbe uscire domani, ha un giro di basso incredibile, ha un ritmo che non si spiega come, ma cammina, è lento ma sembra dance.

De rubertis: Non potrebbe uscire domani soprattutto per la questione ritmica, perché è difficile che oggi nell’ambito del mainstream un’idea ritmica così alternativa, possa bucare.

Pari: E’ quasi latin. Sembra discoteca, mentre poi sentendo bene, c’è qualcosa che ricorda la salsa.

De rubertis: All’epoca c’era quel Seventies imperante, con quei suonetti che un po’ richiamavano la disco ed erano anche di moda a quei tempi… comunque sia è un pezzo incredibile.

Avrà un futuro questo progetto? Avete pensato di dargli altra forma, magari con un disco di inediti?

Leo Pari: Ci stiamo pensando.

De rubertis: E’ un’idea che ci è balenata, non sarà sicuramente a brevissimo, ma potrebbe essere.

 

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Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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