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No New – I Gibilterra ci svelano “Alcune piccole verità”

Anticipato dai singoli “Da domani torno in me” e “Maledetto”, è uscito a gennaio Alcune piccole verità, l’Ep d’esordio autoprodotto dei Gibilterra, duo piemontese formato da Riccardo Ruggeri e Martino Pini.

Come si sono formati i Gibilterra?

R: Io mi ricordo di un’estate a Perugia, a cercare di studiare jazz ai corsi di Umbria Jazz. Un viaggio su una vecchia Escort station wagon, l’Italia ai mondiali, musica ovunque ed un Martino nel pieno di una delusione d’amore. Ecco, credo siano nati lì, dalla condivisione di alcune esperienze di vita, di sogni, di dischi di mille generi. Di sicuro non da idee di marketing o progettualità ben strutturate. Dopo la formazione ora sarebbe ora di deformarsi anche in quella direzione…forse.

M: Sul rigore di Fabio Grosso nel 2006, del quale non riuscii a festeggiare appieno proprio per i motivi citati da Riccardo. Perugia era una bolgia. Il giorno dopo c’era l’ultimo corso Berklee di Umbria Jazz, già pagato, ma andammo in piscina. Lì nacquero i Gibilterra (prima Popup) sulle note di un brano di Battisti.

Ci raccontate la genesi di “Alcune piccole verità”?

R: Dopo 7/8 anni di concerti in matrimoni, feste, funerali, club e localini ci siamo accorti di aver accumulato riflessioni e impressioni delle molte cose e persone viste. Con il passare del tempo siamo sempre più andati sintetizzando la nostra emotività, i nostri bisogni, il nostro linguaggio. E così le canzoni sono uscite. Sono tante, decine. Buttando i dadi ne abbiamo scelte 5. Non vediamo l’ora di produrre anche le altre. Eravamo partiti con i lavori per un album nell’estate 2016, ma un’etichetta, dopo averci fatto perdere quasi un anno, ci ha “paccato” e abbiamo rivisto le dimensioni della produzione. Ridurre i costi, sapete com’è, less is more…

M: Non ho granché da aggiungere, è stata la naturale evoluzione di anni di serate.

Il vostro sound spazia dal pop al blues, passando anche per il flamenco. Da che background musicale provenite?

R: Io nasco chitarrista grunge nel 1996, poi passo attraverso una centrifuga a base di alternative rock, jazz, prog, dance, cantautorato malinconico e musica tradizionale. Ho fatto e sto ancora facendo dischi con altre realtà in mondi totalmente diversi. Ma la musica è la mia vita e quindi non la limito in un genere musicale. Mi piace poter cambiare lenti e ingredienti quando ne ho voglia. Avremo tempo per la monotonia quando saremo morti.

M: Io nasco sull’eurodance dei ‘90. Amavo mettermi al computer e scrivere brani dance. Poi è arrivata la chitarra, all’inizio canzoni italiane. Volevo semplicemente imparare a fare gli accordi per suonarli nelle canzoni che registravo. Poi ho iniziato a scoprire altre cose, il Rock, il Metal, il Blues, il Jazz…e poi il Flamenco. Ho passato diverse monomanie e adesso cerco di trovare un minimo comun denominatore.

C’è un brano che vi emoziona particolarmente suonare?

R: Tra le nostre canzoni ce ne sono diverse. Forse quella che mi smuove di più è il nostro futuro singolo “Dalì”. C’è dentro tanto vissuto. Anche fare cover mi emoziona: ad esempio “Lover you should’ve come over” di Jeff Buckley mi sconvolge ogni volta. C’è anche un nostro video su youtube…lì cerco di dissimulare mangiando ananas.

M: Tutte. Non ho una canzone che fa la differenza. Mi piace avere la chitarra in mano e perdermi via, a volte succede qualcosa di magico, a volte no. Dipende dal contesto, giornata, percentuale di alcool. Se comunque devo sponsorizzare una canzone tra le nostre dico “Maledetto” , tra le cover “Monna Lisa” del grande Ivan Graziani. La trovate su Youtube.

Quanto è difficile farsi ascoltare nel mordi e fuggi generale d’oggi

R: Difficile sì, ma ho notato che la sincerità non passa mai inosservata. L’estate scorsa abbiamo girato suonando un po’ per strada, un busker tour. Ecco, in quella dimensione, una delle mie preferite, dove non c’è palco ad autorizzarti come cantante e cantautore, hai chiara la sensazione di quando fai qualcosa di buono o no. Se sei sincero e diretto ti si crea un teatro in un buco di marciapiede. La gente ascolta, ti segue, ti porta da bere, e capisce che la musica live è molto meglio di Spotify.

M: È un discorso complesso. Bisogna comunicare in maniera immediata, per questo vince il personaggio sulla musica. Non è una critica, tutt’altro, è sempre stato così. Solo che tanti anni fa probabilmente si partiva dalla musica e si creava un personaggio, oggi si parte da un personaggio e si crea la musica. Poi però, ovviamente, quando si sale sul palco è evidente quale sia il caso tra i due. Rimane comunque il fatto che competere con certi personaggi che dal punto di vista della comunicazione sono degli extraterrestri è difficile. Ma se sono riuscito a improvvisare su “Giant Steps” posso riuscire anche a fare quello. Con grande applicazione.

Sono previsti dei live nei prossimi mesi?

R e M: Certo, con tutte le difficoltà del caso (sismo alla ricerca di un booking!!). Stiamo programmando un po’ di live, ma molti sono ancora da definire da maggio in poi. Per ora se volete seguirci live (cercheremo anche di mettere le dirette Facebook…):

6 aprile – opening Maldestro – Officine ferroviarie/ Torino

7 aprile – opening. DUO BUCOLICO – Cittadella dei giovani/ Aosta

12 aprile – Radio contatto LIVE show case

TBA maggio – Il viandante/ Massa

TBA Giugno – Arci LaLoco /Como

Ah se qualcuno volesse aiutarci ad organizzare un live, show case o house concert non esiti a contattarci a info.gibilterra@gmail.com o 3398868087. Vi saremo riconoscenti a vita!!!!!!

Domanda Nonsense: la bugia più bizzarra che vi siete inventati?

M: Che sono riuscito a improvvisare su “Giant Steps”.

R: Questa: io non dico mai bugie!!!!

Intervista a cura di Cinzia Canali

Written By

Cinzia Canali nasce a Forlì nel 1984. Dopo gli studi, si appresta a svolgere qualunque tipo di lavoro, ama scrivere e ha la casa invasa dai libri. La musica è la sua passione più grande. Gira da sempre l'Italia per seguire più live possibili, la definisce la miglior cura contro qualsiasi problema.

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