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No New – Il Mediterraneo incontra l’Europa: Djelibit

E’ uscito lo scorso ottobre Djelibit, un progetto musicale unico, nato dall’incontro di tre differenti anime artistiche: Baba Sissoku (polistrumentista griot maliano), Nicodemo (produttore discografico e cantautore) e le Lilian On Mars (duo italiano, ma con base a Londra, che si muove tra alt techno e atmosfere shoegaze).

Baba Sissoku ha risposto a qualche mia domanda.

Com’è nato questo incontro tra anime artistiche tanto diverse?

L’incontro è avvenuto grazie al presidente del mio Fan Club, Francesco Marra. È stato lui, infatti, a presentarmi Nicodemo. Il primo incontro è avvenuto presso Studio XXXV in occasione del mio live in solo. In seguito Francesco ha fatto ascoltare a Nicodemo uno dei miei dischi “Tchiwara” che è piaciuto tanto a Nicodemo tanto da chiedermi se poteva fare 2 remix di 2 dei brani del CD Ebi e Tchiwara. Ho accettato e quando mi ha fatto ascoltare i remix mi sono piaciuti molto, tanto da proporgli di fare un progetto musicale insieme. Sono andato quindi nel suo studio di registrazione “Studio XXXV” per qualche giorno in compagnia di un grande fonico, Giovanni Paglioli, ed ho registrato un bel po’ di brani con tutti i miei strumenti e la mia voce e glieli ho lasciati dicendogli che aveva carta bianca su come riarrangiarli in chiave elettronica. Dopo un po’ di tempo mi ha fatto ascoltare il suo lavoro e mi è piaciuto tanto…è così che sono nati i brani del disco DjeliBit. Nicodemo mi ha proposto di avere delle Guests speciali in questo progetto e mi ha parlato delle Lilies on Mars. Abbiamo sperimentato il loro contributo artistico ed il risultato è stato il completamento del tutto.

I brani di “Djelibit”, a mio avviso, regalano una sensazione di positività. Era questo uno degli intenti?

Si, tutti i brani di DjeliBit hanno un messaggio da comunicare e sono tutti messaggi di positività nei confronti del mondo che ci circonda. I testi parlano di solidarietà, rispetto per la natura, amicizia, amore….tutti valori di cui abbiamo bisogno oggi più che mai. Se questo messaggio è arrivato, ne siamo contenti perché è quello che volevamo. Soprattutto volevamo che arrivasse l’importanza del valore della collaborazione tra artisti che lavorano con un obiettivo comune portato avanti con la stessa energia e con tanto rispetto l’uno per l’altro perché solo insieme si possono raggiungere risultati completi. E Djelibit credo che sia proprio questo….un lavoro completo recepibile da tutti. Bisogna sempre avere coraggio se si vogliono realizzare e raggiungere i propri obiettivi. 

In “Djallo Djallo” avete collaborato con Jack Hirshman. Che esperienza è stata?

Djallo Djallo è un brano che parla di tante cose: del valore che dobbiamo dare alla cultura, alle tradizioni e ci sembrava bello che a sottolineare questo messaggio fosse anche la voce di questo grande poeta dei giorni nostri.

In “Diki Seme” si parla di come, contando su se stessi, si possa avere sempre la natura dalla propria parte. Voi avete fiducia nelle vostre capacità?

Bisogna sempre avere fiducia in se stessi…è questa la chiave! Nella vita artistica soprattutto, ci sono alcune cose estremamente importanti: bisogna sempre avere ben chiaro quello che si vuole (artisticamente parlando) soprattutto perché si ha la responsabilità di trasmettere dei messaggi ad un pubblico molto vasto. Bisogna sempre nutrire il proprio pubblico e ci si riesce solo se si è sicuri che ciò che si sta trasmettendo è sentito fino in fondo da te in primo luogo.

“Dje Gnua Gna” racconta di come sia difficile trovare amici veri. In campo artistico avete mai stretto amicizie che andassero oltre al rapporto di lavoro?

Sempre! Soprattutto quando si fa musica insieme, si crea un feeling ed un legame talmente forte che non può esprimersi appieno se non anche attraverso l’amicizia ed il rispetto fuori dal palco. Djelibit oggi rappresenta, oltre che un progetto artistico e musicale, una vera e propria famiglia. 

“Djelibit” non è solo un disco, lo definirei un viaggio che dal Mali arriva in Europa. A settembre, infatti, siete stati invitati a trascorrere una giornata all’interno del Ghetto di Rignano Garganico. Raccontateci questa bella esperienza.

Il messaggio di DjeliBit è forte, vero e soprattutto è attuale! Spesso la gente fa finta di non sapere o gli fa comodo non pensare ad alcune situazioni nonostante queste siano sotto gli occhi di tutti. Per questo motivo , grazie all’aiuto dell’etnologo Alessandro Giordano, abbiamo deciso di portare la nostra musica in un luogo che tutti fanno finta di non vedere ma che esiste ed è abitato da 2000 esseri umani. Non è stato facile, soprattutto logisticamente, e siamo grati per averci aiutato nell’organizzare questo evento unico ai ragazzi della cooperativa “Funky Tomato”, a quelli di “Radio Ghetto”; grazie a loro abbiamo fatto vivere a tante persone, provenienti da paesi diversi, che parlavano lingue diverse, una serata di condivisione e di gioia in un contesto in cui di gioia, purtroppo, ce n’è troppo poca! Per noi è stata un’esperienza unica e indimenticabile trascorsa tra mille difficoltà (soprattutto metereologiche e logistiche), ma io volevo portare un messaggio ai miei fratelli africani! Volevo dire loro che non bisogna mai scoraggiarsi e che, da cittadini del mondo, se vogliamo essere rispettati, dobbiamo rispettare la cultura e le tradizioni di chi ci ospita senza perdere la nostra identità e senza perdere il coraggio di andare avanti per arrivare a realizzare i propri sogni. Il mondo è creato con l’immigrazione, le due cose sono indivisibili! Aiutare i giovani immigrati è una missione irrinunciabile perché sono loro a rappresentare il futuro.

 

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Cinzia Canali nasce a Forlì nel 1984. Dopo gli studi, si appresta a svolgere qualunque tipo di lavoro, ama scrivere e ha la casa invasa dai libri. La musica è la sua passione più grande. Gira da sempre l'Italia per seguire più live possibili, la definisce la miglior cura contro qualsiasi problema.

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