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No Report – The KVB: oscillatori a manetta e riverberi dark in quel del Barbara di Catania

Il duo Nicholas Wood-Kat Day, conosciuto come KVB, si è esibito in un live organizzato dal collettivo WEAK presso Barbara Disco Lab di Catania, come prima tappa di un breve tour in Sicilia

 

Una vera e propria serata da lupi venerdì sera, avrebbero detto tante mamme o nonne – o chi volete voi – per convincervi a non mettere piede fuori casa, dato il fastidioso e gelido vento che imperversava a Catania. Ma nonostante ciò, non potevamo esimerci dal presenziare e raccontarvi del concerto al Barbara dei KVB, ennesimo obiettivo centrato dal collettivo WEAK al quale va il nostro plauso.

Il concerto è cominciato a mezzanotte passata, come spesso accade in questo e pure altri locali con spettacoli di musica live. Ed il fenomeno insano – e soprattutto irrispettoso nei confronti di coloro che arrivano all’orario indicato nell’evento – più che alla gestione del locale, che ovviamente non può far esibire una band con il locale semivuoto, è da imputarsi ai soliti catanesi nottambuli che non cominciano a mostrare il muso prima delle 23.00. Ma, detto onestamente, quanti di questi lo fanno immaginando che in ogni caso il concerto non comincerà prima di mezzanotte e quindi è inutile venire prima? Una specie di circolo vizioso, in pratica, dal quale si spera un giorno il pubblico catanese possa venir fuori e magari far sì che un live cominci massimo alle 22.00.

Tornando ai KVB, originari di Londra ma residenti a Berlino, il duo Darkwave/Shoegaze si presenta per la prima tappa – la seconda programmata al Retronouveau di Messina – del loro tour Siciliano. Come sempre, Nicholas alla chitarra e Kat alla sezione elettronica; e se vogliamo definire il concerto in poche parole, tutti gli astanti sono stati travolti e scossi da sonorità portentose e trascinanti sin dai primi momenti, il che ha reso palese quanto i KVB siano cresciuti artisticamente rispetto ai loro primi lavori. Sotto i potenziometri del Moog little phatty sui quali agivano le sottili dita di Kat, si percepiva una sorta di potere che spingeva quasi allo stremo l’impianto del locale, facendo talvolta pure tremare l’ambiente. Ed il sinuoso ancheggiare di lei, unito al suo sguardo torvo sotto la frangetta bruna – che raramente staccava da Nicholas – le conferiva un fascino non di poco conto; lo stesso che il sacro verbo dell’arte conferisce a chi ne riceva il dono, che il destinatario sia di bell’aspetto – come nel caso dei KVB – o meno. Pure Nicholas, carismatico quanto basta, dialogava con la sua chitarra ultra riverberata con impeto tipico del musicista shoegaze, saturando oltremodo la scena sonora già traboccante delle frequenze degli oscillatori del Moog, modulati e filtrati con opportuno dosaggio da Kat.

Le prime tre tracce eseguite, ossia White Walls, Night Games e Lower Depth, erano direttamente tratte dall’ultimo dei loro sinora quattro album, ossia Of Desire, dove la collaborazione di Geof Barrow (associato a nomi come Portishead, Primal Scream e Depeche mode) è stata determinante per far svoltare la band verso sonorità più sperimentali, con massiccio uso di oscillatori, pur mantenendo sempre l’impronta Dark wave che sin dall’inizio li ha caratterizzati; e sicuramente ha giocato un ruolo importante anche l’influenza della scena berlinese, dalla quale hanno sicuramente tratto linfa ispirativa e stimoli verso nuove idee. Come penultimo brano si sono concessi pure la cover Simpaty for the Devil dei Rolling Stones.

Adesso, essendo la loro seconda volta in Sicilia – dove la prima è stata due anni fa all’Ypsig di Castelbuono – secondo il classico detto che non stiamo qui a citare, è facile credere e sperare che non mancheranno altre occasioni di vederli esibirsi nuovamente. E questo è quanto si augurano sicuramente coloro i quali hanno lasciato il Barbara a fine concerto, a giudicare dai volti soddisfatti e dalle impressioni positive che è stato possibile appurare.

 

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Fabio è un informatico che è pure musicista. A volte dice che è un musicista che nel tempo libero fa l'informatico, mentendo. Crede fermamente che un critico musicale non possa esserlo fino in fondo se non conosce bene la materia, da qui la sua missione di recensire concerti.

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