Dopo la recente e scioccante partecipazione al Festival di Sanremo, si torna a parlare esclusivamente di musica per Bugo che, a quattro anni dall’ultimo album di inediti “Nessuna scala da salire”, rientra sulle scene con un nuovo lavoro in cui cambia nuovamente pelle e stile. S’intitola semplicemente “Cristian Bugatti” questo nuovo disco, pubblicato da Mescal e distribuito da Sony Music, concepito per fare il grande salto di pubblico nelle intenzioni del cantautore, desideroso di scrollarsi di dosso in maniera definitiva quella semplice e limitativa etichetta di “rappresentante della scena indie”, scena peraltro assai diversa rispetto ai suoi esordi.
Prodotto a Milano, presso i Whitestudio 2.0 da Simone Bertolotti ed Andrea Bonomo, “Cristian Bugatti” è un album in cui Bugo ci propone nove nuovi brani dalla duplice anima. Difatti, mentre una buona metà del disco rappresenta un’ulteriore evoluzione della recente vena synth-rock, nell’altra metà abbiamo modo di ascoltare un pop più leggero e spensierato, che mette in risalto con un gioco di contrasti efficace la vena narrativa di testi che, a tratti, ci sono sembrati la prosecuzione ideale del recente romanzo “La festa del nulla”.
Si aprono le danze con “Quando impazzirò”, brillante brano che ci restituisce un Bugo in ottima forma, carico di ritmo ed ironia: un testo surreale e sarcastico che ci fa inevitabilmente ripensare al Vasco dei primi anni ’80 e l’accattivante ritornello “Ti voglio bene /tanto bene”, nella sua semplicità, ci fanno capire come il Bugatti abbia già azzeccato il suo nuovo cavallo di battaglia con cui far cantare i fan. Seconda in ordine nella tracklist troviamo già “Sincero”, canzone destinata ad esser ricordata come croce e delizia dai fan e dallo stesso Bugo. Il brano possiede tutti gli elementi per piacere ai vecchi e nuovi ascoltatori: un bel tappeto di tastiere anni ’80 in pieno stile Battiato, un refrain ben studiato ed un’efficace alternanza fra un Bugo pimpante ed un Morgan efficace nel canto – nonostante anche l’ascolto più superficiale ne lasci cogliere la voce ormai incrinata anche in studio – rendono “Sincero” un brano importante che preferiamo ricordare fra le tante canzoni incomprese passate al Festival, evitando di menzionare polemiche e atteggiamenti che riteniamo facciano solamente male alla musica. Ci auguriamo di poterla scoprire presto dal vivo nella versione per una sola voce, poiché si tratta di un importante brano-manifesto nel quale chiunque può ritrovare per intero lo spirito e l’entusiasmo di Bugo.
“Come mi pare”, già edito nel corso del 2019 ed apprezzato dalla redazione di NonSense nell’esibizione all’ultima edizione del MiAmi Festival, possiede un ottimo groove e l’adrenalina giusta per far scatenare i fan. È con “Al paese” e “Che ci vuole” che iniziamo a scoprire ed apprezzare la nuova pelle musicale che Bugo ha voluto per questo album. Due ottimi esempi di musica leggera all’insegna dell’ironia a tratti surreale, che nel primo caso si traduce in una rievocazione fra simpatia e nostalgia della vita in quel di Cerano, nel secondo suona come una stralunata lovesong dedicata alla sua “vitamina E”.
Seppur dotata di interessanti orchestrazioni e di suggestioni che ci hanno ricordato il Celentano più romantico, non siamo stati del tutto convinti da “Fuori dal mondo”, unico brano debole del disco, compensato tuttavia dall’impressione oltre ogni aspettativa avuta dal secondo duetto a sorpresa del disco. “Mi manca”, cantata con un ottimo Ermal Meta, è un gran pezzo caratterizzato da melodie perfette, profondamente intriso di una nostalgia e delicatezza sincera e mai patetica; le voci di Cristian, ruvida e vissuta, e di Ermal, perfetta “anima bambina” del pezzo, si alternano in maniera toccante, regalandoci forse il brano più dolce mai scritto da Bugo e, siamo certi, un nuovo classico del repertorio.
L’istanza autobiografica, con l’immagine dell’artista e del personaggio fuori dagli schemi, emerge nuovamente in “Un alieno”, un altro brano dal ritmo solido nel quale l’ascoltatore può assai facilmente identificarsi. A chiudere il CD l’ottima “Stupido eh?”, un altra canzone dal piglio pop/rock fra romanticismo ed ironia, nella quale le chitarre e gli arrangiamenti elettronici – ai quali è affidata anche l’outro che chiude il disco – rievocano l’ultimo periodo di Battisti con Mogol.
È un Bugo in forma e desideroso di cavalcare l’onda sanremese, quello che troviamo in “Cristian Bugatti”: nella scelta di intitolare il disco semplicemente con il proprio nome e cognome, intravediamo il desiderio di presentarsi e farsi conoscere al grande pubblico senza maschere e filtri, mostrandosi in tutta sincerità con il proprio spirito indipendente e la propria coerenza artistica. Per chi già lo conosce e segue da tempo, “Cristian Bugatti” rappresenta l’ennesima evoluzione stilistica di un artista desideroso di non ripetersi e di sperimentare, creando nuova musica mentre continua a “giocare con la forma dell’onda”. Quest’ultimo album ed il precedente romanzo, uscito alla fine del 2019, ci confermano come Bugo sia un raro esempio di creatività e tenacia, un cantautore desideroso di scrollarsi di dosso etichette inutili e di parlare al pubblico con le sue canzoni, che alla fine sono l’unica cosa che davvero conta, insieme ai concerti a cui parteciperemo per scoprire la resa dal vivo di questi nuovi brani.
Tracklist:
- Quando impazzirò
- Sincero (ft. Morgan)
- Come mi pare
- Al paese
- Che ci vuole
- Fuori dal mondo
- Mi manca (ft. Ermal Meta)
- Un alieno
- Stupido eh?