Lo scorso 15 luglio, Carmen Consoli è tornata ad esibirsi nella sua Sicilia, nel magico Teatro Greco di Siracusa, con uno spettacolo speciale dal titolo “Terra ca nun senti”, dedicato a Rosa Balistreri. L’artista è stata accompagnata per l’occasione dall’Orchestra Popolare Siciliana, formazione nata per lo spettacolo e prodotta dalla stessa Carmen Consoli, che continuerà il suo percorso con l’obiettivo di portare avanti la tradizione musicale siciliana, ma anche con quello di tramandare l’arte della creazione degli strumenti che ne sono il simbolo. Sarà una vera e propria officina di talenti, nella quale tutti sono benvenuti.
Lo spettacolo prende il via puntuale, con una zampogna che attraversa tutto il teatro facendoci da subito intendere che quello che sta per cominciare è qualcosa di unico ed irripetibile.
Si comincia proprio con due brani di Rosa Balistreri dal titolo “Buttana di to mà” e “Rosa Canta e Cunta”, per proseguire con la prima delle numerose letture a cura di Donatella Finocchiaro, strepitosa nelle sue interpretazioni. Il primo brano di Carmen Consoli non può che essere “’A Finestra”, che racconta con precisione una Sicilia ancora troppo presente.
È il momento dei saluti e come sempre l’artista tiene banco come nessuno sa fare. Il rapporto che riesce a creare ogni volta col suo pubblico è qualcosa di unico, è come se venisse abbattuta ogni barriera e Carmen Consoli si trovasse sullo stesso piano di chi va ad ascoltarla, facendo sentire lo spettatore come ad una cena tra amici, dove si parla di vita vera, esattamente come accade nei brani ove l’artista sapientemente ha saputo raccontare negli anni la verità, senza alcun tipo di edulcorazione.
Si prosegue con “Volevo fare la rockstar” dove si raccontano i sogni e le speranze di una giovane donna cresciuta nella Sicilia degli anni ’80-’90, quella difficile, dove non era raro trovare qualche morto ammazzato per la strada e i sogni di molti restavano chiusi a doppia mandata dentro un cassetto. Seguono “Per niente stanca”, “Fiori D’Arancio” e “Il pendio dell’abbandono”.
Un’altra splendida interpretazione di Donatella Finocchiaro dedicata alle donne e agli amori malati di cui spesso sono vittime, alle violenze subite e al riscatto, ci porta verso uno dei brani più crudi della Cantantessa, “Mio Zio”, seguito da “Le cose di sempre”, “Parole di Burro”, “Pioggia d’Aprile” e “L’ultimo bacio”.
Torna per l’ultima volta la strepitosa Donatella Finocchiaro, che ci parla del ruolo di suocera e dei suoi poteri paranormali. In fondo ci sarà una ragione perché il cactus in Sicilia si chiama “Il cuscino della suocera”?
Si prosegue con “Masino”, “Maria Catena” e “Geisha”. Poco dopo sale sul palco Giovanni Impastato e racconta la sua storia sin da quando era bambino e la vita era leggera, prima di tutto il male subito. Il suo racconto tiene incollati al palco e alla fine esplode in una standing ovation lunghissima e commovente. Sicuramente uno dei momenti più emozionanti della serata.
Lo spettacolo dovrebbe concludersi con “Terra ca nun senti” di Rosa Balistreri, ma la Cantantessa ci regala un finale con tutti i suoi brani più famosi, come “Amore di plastica” e la stupenda “Blunotte”, che viene accompagnata da un gioco di luci strepitoso della regia, che merita un applauso speciale per le scene suggestive che ci ha offerto durante tutta la serata.
Il suo percorso nella Sicilia e nella sua musica non può che concludersi con un omaggio a Franco Battiato e alla sua “Stranizza D’amuri”, che viene accompagnata dal pubblico con cori e applausi.
Prima di lasciare il palco un ricordo struggente a Toni Carbone, bassista dei Denovo da poco scomparso, amico e collaboratore di Carmen Consoli, che l’artista ricorda con la voce spezzata.
Si va via con la certezza di aver assistito ad un evento imperdibile, ove al centro è stata posta la Sicilia, con i suoi drammi e la sua cultura. Abbiamo visto apparire sul palco strumenti come tamburi e cornamuse e sappiamo che questo è solo l’inizio di una nuova avventura musicale per la regina della nostra terra.
Report a cura di Egle Taccia