La mezzanotte si avvicina. È la notte del “caro amico ti scrivo” e oggi proprio non mi sarei immaginata che quell’amico a cui avrei scritto stanotte saresti stato proprio tu, caro Paolo.
Oggi quando ho letto la notizia mi si è gelato il sangue nelle vene. Ho pianto tanto, sai.
Hai deciso di andartene quando tutti festeggiavano e questo è proprio da te, ma l’hai fatto troppo presto, non eravamo pronti a lasciarti andare.
In questo 2024 la musica ha perso tanti cuori importanti e sapere che anche il tuo da qualche ora non batte più ci fa davvero tanto male. Tu che eri il cuore della musica, eri un poeta dall’animo gentile. Oggi la mia bolla è in lutto, la musica ha smesso di suonare e un silenzio ci è entrato nel cuore. Tutti dicono che non è giusto ed è proprio così, perché chiunque ti abbia incontrato, anche solo per pochi minuti, lo sa, sa quanto è stato fortunato.
Era stato il tuo anno questo. Vincitore della Targa Tenco 2024 con “È inutile parlare d’amore” come “Migliore Album in assoluto” avevi appena pubblicato “PICCOLI FRAGILISSIMI FILM – RELOADED”, una nuova versione del disco che aveva segnato il tuo esordio da solista nel 2004 e che quest’anno aveva compiuto 20 anni.
Non ci credevi, era arrivato finalmente il riconoscimento in cui quasi non speravi più. Me la ricordo bene la nostra ultima chiacchierata prima di ritirare la Targa Tenco, mi dicevi che eri sicuro che arrivato lì ti avrebbero detto che era uno scherzo e ti avrebbero mandato a Savona. Tu eri così, non ci credevi mai quando le cose ti andavano bene. Eri felicissimo quando mi hai raccontato di come i tuoi colleghi/amici abbiano partecipato con entusiasmo alla versione reloaded di “Piccoli Fragilissimi Film”, era proprio il tuo anno questo e non doveva finire così…o forse sì, forse hai deciso di uscire di scena perché a te andava bene così e non speravi in nient’altro, chissà. O forse la vita è stata così ingiusta che ha pensato bene di portarti via quando le cose cominciavano a girare bene.
Perché tu la tua carriera l’hai sempre vissuta in punta di piedi, quasi a non voler disturbare troppo. Era divertente vedere come reagivi ai tanti complimenti che ricevevi. Avevi un pudore e una purezza unici, eri speciale e, leggendo tutto il dolore che si è riversato sui social alla notizia, ne ho avuto un’ulteriore conferma.
Chissà come starai reagendo da lassù vedendo tutto l’amore che ti sta arrivando. Sicuramente sarai incredulo e imbarazzato e starai pensando che ci dev’essere un errore, perché forse la musica non te l’ha fatto capire abbastanza quanto eri importante per lei.
Ma tu eri un poeta e i poeti sono così, come te, come ci dicevi ne Il mare verticale: “Io lascio che le cose passino e mi sfiorino, perché non sono in grado di comprenderle”. Spero che oggi tu abbia compreso quanto bene ti abbiamo voluto e ti vogliamo, anche se dicevi che il brano a cui eri più legato era “Brucio”, perchè era una canzone non risolta, come te.
Sono stata fortunata a vederti a Milano in concerto, a poter assistere alla tua magia per un’ultima volta. Ci avevi detto di essere troppo suggestionabile. Una cosa che ti rendeva unico era l’aver dato il tuo nome alla band. Spiegavi sempre che Paolo Benvegnù era il nome della band, perché eravate un tutt’uno. Lo definivi come il gruppo più timido. Quella sera ci hai detto che erano innati lo stupore e la commozione per questa cosa che stavamo facendo con voi e ci hai ringraziato. Poi è arrivato Dente e avete cantato “Quando passa lei” e altri brani dei vostri repertori. Il pubblico quella sera ti ha acclamato e tu, con la tua solita leggerezza, ci hai detto di averci drogati e che l’indomani mattina ci saremmo svegliati con la bocca amara. Poi, senza saperlo, ho ascoltato per l’ultima volta il mio pezzo preferito, “E’ solo un sogno”, che hai presentato come la risposta italiana a “Ci son due coccodrilli”. Quanto si rideva con te, Paolo caro, e quanto ci mancherai.
Eri il cavaliere senza macchia della musica italiana, sapevi fare la musica, sapevi raccontare la vita. Ora con chi parlerò di quanto è buffo essere acquariani, un po’ acquari, un po’ marziani, come dicevi tu? Chi mi farà il baciamano quando andrò ad intervistarlo?
Mancherai per sempre, ma ti ricorderemo per l’eternità, è una promessa!
Ti voglio tanto bene,
Egle