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Coldplay, l’eccezionalità del quotidiano [Recensione]

S’intitola “Everyday Life” il nuovo lavoro dei Coldplay, giunti non senza affanni all’ottava fatica discografica dopo un’inusuale pausa di ben quattro anni da “A Head Full of Dreams”. Pubblicato come sempre dalla Parlophone, l’album rappresenta un momento importante nella carriera del quartetto composto da Chris Martin, Jonny Buckland, Will Champion e Guy Berryman: pur restando una band campione d’incassi e in grado di fare sold-out in ogni continente, gli ultimi tre album degli alfieri del rock alternativo dei primi anni 2000 si sono rivelati delle produzioni smaccatamente pop, che hanno fatto storcere il naso a molti fan e addetti del settore. L’impressione, detto senza peli sulla lingua, è stata quella di un certo senso di appagamento e di una svolta anzitempo “in pieno stile U2”, per quello che insieme ai Muse può essere considerato a tutti gli effetti il più importante gruppo pop/rock inglese degli ultimi vent’anni.

Giunto quindi come una piacevole sorpresa questo “Everyday Life”, un’opera meditata ed affinata a più riprese nel corso degli anni, capace di sottoporre al grande pubblico sedici brani ricchi di atmosfera, sentimento e soluzioni musicali affatto scontate, grazie alla raffinatezza degli arrangiamenti e al recupero di sonorità assai lontane dal mediocre pop da classifica contemporaneo. Suddiviso in due parti di otto brani ciascuna (“Sunrise” e “Sunset”, effettivamente suddivise in due LP nella versione su vinile), l’album ci propone i Coldplay in una veste come sempre dolce, ma nel contempo assai più riflessiva rispetto agli ultimi standard.

Sono diversi i musicisti che hanno coadiuvato la band nella realizzazione di questo particolare lavoro, nato per essere un ponte ideale fra la musica di ieri ed oggi, unendo la tradizione musicale del vecchio continente a quella americana, per l’influenza blues e certi richiami anni ’30, africana – al disco hanno prestato opera i musicisti nigeriani Fela, Femi, e Made Kuti, dalla famiglia dell’indimenticabile Fela, e Tiwa Savage – e asiatica, con i ricami orientaleggianti e il campionamento in “Church” della voce del cantante sufi pakistano Amjad Sabri, assassinato nel 2016.

C’è un autentico approccio globale in “Everyday Life”, che riesce a diventare il vero punto di forza dell’album: Chris Martin e soci, infatti, sono riusciti in fase di produzione ad esaltare al meglio le tante influenze musicali senza cadere nell’errore di un’eccessiva pomposità o magniloquenza. Al contrario, l’approccio dolce e il mood notturno e delicato che pervade i sedici pezzi del disco ne accentua la componente emotiva, evitando scivoloni nel patetismo. La semplicità dei testi e l’interpretazione dolce e lieve da parte di Chris si sposa sorprendentemente bene con la ricchezza musicale del disco.

“Church”, primo brano cantato del disco, è un’opener come non si sentiva dai tempi di “X&Y” – che, caso vuole,  ripartisce i brani in maniera identica a “Everyday Life” – per una prima metà dell’album in cui spiccano le deliziose “Trouble in Town” e “Daddy”, due ottimi brano per piano e voce, il gospel di “Broken”, e la particolare “Arabesque”, originale mix di sonorità orientaleggianti, jazz e Depeche Mode in cui troviamo come vocalist il sempre ottimo Stromae.

Di “Sunset” abbiamo trovato invece particolarmente apprezzabili diversi brani, nei quali la band ha saputo coniugare perfettamente il mood notturno ad  una piacevole orecchiabilità. Il country/blues di “Guns”, la coralità di “Orphans”, efficace mix di pop e world music e single dal meritato successo o la sommessa nostalgia in chiave acustica di “Èko” ci mostrano i Coldplay in stato di grazia come attendevamo da tempo. O ancora l’efficace divertissement in chiave vintage di “Cry Cry Cry”, l’intensa “بنی آدم” (“Children of Adam”) in cui non troviamo la voce di Chris Martin ma campionamenti di Alice Coltrane e Harcourt Whyte, allo scopo di intonare un inno alla fratellanza universale e, a chiudere il disco, l’ottima title track “Everyday Life”… un brano che in certi accordi ci ricorda “Speed of Sound”, ma che grazie all’atmosfera maggiormente spirituale e all’appassionata interpretazione di Chris possiamo già annoverare fra i classici della band.

Un ottimo e sorprendente album per i Coldplay, che lavorando con tempi più dilatati rispetto a quanto fatto nel periodo 2011-2015 (periodo del trittico “Mylo Xyloto/Ghost Stories/A Head Full of Dreams”) si mostrano nuovamente in grado di proporre un pop rock riflessivo e ricercato capace di parlare e trasmettere sincere emozioni al grande pubblico. Un grande merito per una band che sta cercando di impegnarsi sempre maggiormente in tematiche sociali ed ambientali.

 

Tracklist:

Pt. 1 “Sunrise”

  1. Sunrise
  2. Church
  3. Trouble in Town
  4. Broken
  5. Daddy
  6. WOTW / POTP
  7. Arabesque
  8. When I Need a Friend

Pt. 2 “Sunset”

  1. Guns
  2. Orphans
  3. Èko
  4. Cry Cry Cry
  5. Old Friends
  6. بنی آدم
  7. Champion of the World
  8. Everyday Life
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