A 3 anni di distanza dal suo ultimo lavoro “Canzoni per metà”, il 28 febbraio è stato pubblicato “DENTE” (INRI/Artist First), l’omonimo disco di inediti di uno dei più amati cantautori italiani.
Prodotto da Federico Laini e Matteo Cantaluppi e arrangiato da Dente, Federico Laini e Simone Chiarolini, “DENTE” è il settimo album di inediti del cantautore fidentino e rappresenta un’evoluzione importante nella sua carriera discografica. Messi da parte i giochi di parole, Dente ci regala 11 nuovi brani, frutto di una lunga gestazione, che da un lato inaugurano un nuovo capitolo nella sua carriera e dall’altro si ricollegano con le sue origini, brani che tendono a raccontare la verità, evitando troppi sfarzi, senza tralasciare, però, un’attenta cura dei dettagli.
Resta la vena malinconica, ma se ne va quell’ironia pungente, spesso nascosta nei giochi di parole di cui l’artista è sempre stato abile utilizzatore e che fino ad oggi hanno fatto da schermo alle sue vere emozioni. Troviamo un Dente cambiato, che non ha perso la voglia di emozionarci con la sua abilità nel raccontare i sentimenti, ma stavolta lo fa senza l’uso di dolcificanti.
Dente si guarda spesso indietro in questo disco, che sa di bilancio, aprendo l’album con “Anche se non voglio”, un brano in cui difende la propria identità da un mondo incapace di comprendere. Ci parla di separazioni e di notti infinite senza la persona amata (Adieu), poi si immagina tra 100 anni a guardare la sua vita e a chiedersi come l’abbia vissuta (Tra 100 anni), e in questo viaggio nel futuro ci parla di quel “giorno in cui ti ho dimenticato”, domandandosi cosa è rimasto di quel tempo trascorso insieme (Cose dell’altro mondo). È un Dente che ci osserva da lontano, dietro la tenda di una finestra, e si domanda se veramente la musica cambierà il mondo, ironizzando sui giovani talenti e sulle canzoni dell’estate (Sarà la musica). Qui rivediamo per un attimo quel Dente abile utilizzatore dell’ironia, dietro la quale ha sempre nascosto non troppo bene il suo vero pensiero. Mentre è preso a ragionare sull’essere invisibile agli altri, ponendosi tante domande sul presente e sul futuro (Trasparente), improvvisamente la persona amata si materializza nella sua perfezione e la si vuole liberare da tutti i suoi tormenti, magari facendoci a botte con quei pensieri che l’affliggono (L’ago della bussola). E’ forse grazie a lei che arriva il buonumore e la voglia di vivere, i suoni si trasformano e tornano i sentimenti e le parole non dette, i dispetti, l’attesa (Non te lo dico). È solo un attimo di sole, perché Dente torna dietro la finestra, nascosto da una tenda mentre è assorto a guardare il mondo, accorgendosi che la paura più grande è sempre quella verso se stessi (Paura di niente).
In questo album troviamo un Dente introspettivo che parla di legami che spesso stringono troppo, mentre gioca con gli accenti e con la voglia di fuggire (La mia vita precedente), poi ci lascia con una vera poesia, nella quale si guarda allo specchio e vorrebbe semplicemente essere uguale agli altri (Non cambio mai).
“Dente” è un disco senza troppi effetti speciali, dove i suoni sono funzionali ai testi e alle emozioni che via via si vogliono esprimere. In questo album Dente non ci nasconde nulla, non ha paura di mostrarci i suoi tormenti interiori, ma anzi ne fa bandiera, in un disco sincero e profondo, che rappresenta la riflessione di un uomo che non si sente a proprio agio con l’età che ha, ma che non ha paura di condividere con noi anche i suoi pensieri e le sue paure più profonde.
Recensione a cura di Egle Taccia