Il live di Elisa al PalaCatania si è aperto con la splendida esibizione di Michael Leonardi, presentata dalla stessa artista che, con la sua ben nota semplicità e attenzione, ha fatto una capatina sul palco per introdurlo, nell’incredulità dei fan, che non si aspettavano di vederla apparire in questa veste.
Dopo l’apertura, il tendone si tinge improvvisamente di rosso e si parte con “Quelli che restano”, “Promettimi”, “Anche fragile”, “Tua per sempre”, “Blu part II”. Dopo una partenza con i brani più recenti, l’artista dedica “Qualcosa che non c’è” ad una ragazza speciale di nome Federica, che oggi nel pomeriggio era andata a trovarli.
È il momento di tornare indietro nel tempo e di ripercorrere i brani storici del repertorio di Elisa, come “Eppure sentire (un senso di te)”, “Heaven out of hell”, “Luce (tramonti a nord est)”. Molti di noi scoprono dalla voce di Elisa che “The Waves”, brano contenuto in “Dancing” del 2008, è nato proprio qui a Catania e per questo ce lo dedica.
Spesso si sorprende del calore del pubblico siciliano, che commenta definendolo fantastico e scherzando ci promette un concerto di sette ore.
Lo spettacolo tocca anche argomenti importanti, quali quello della violenza contro le donne. L’artista ci esprime il suo bisogno di dare supporto alle donne che soffrono. Ci incoraggia dicendo: “Non siamo lontane dal momento in cui tutte finalmente saremo rispettate!”. Il brano che segue non può che essere “In Piedi”.
Sono tantissimi i successi dell’artista e la scaletta non si risparmia. Siamo ad oltre metà spettacolo ed è il momento del brano che “Calcutta” le ha cucito addosso e che con la voce di Elisa si tinge di dolcezza, mi riferisco a “Se piovesse il tuo nome”, uno dei suoi più grandi successi recenti, che la platea accoglie entusiasta.
Ci si avvia verso una seconda parte di spettacolo, dai volumi altissimi e dalla carica energetica potentissima, con “L’anima vola”, “Stay”, “Rainbow” e con “A Prayer”, i cui arrangiamenti celtici ci hanno fatto sognare.
Ci prendiamo una pausa dal passato con uno degli ultimi singoli, pubblicato in collaborazione con Carl Brave, dal titolo “Vivere tutte le vite”, che vede l’artista duettare con l’ologramma del cantautore romano apparso sullo schermo alle sue spalle.
Sul palco Elisa si diverte, sembra conoscere alla perfezione il suo pubblico e la sua semplicità è dirompente. Ce ne rendiamo conto quando una ragazza tra le prime file ha un malore e a chiusura del brano Elisa si informa sulla sua salute, raccontandoci che per lei e la sua band questa ragazza è un’eroina che li segue in giro per l’Europa, nelle varie tappe del tour, e per questo è doppiamente dispiaciuta per lei.
Si prosegue con un medley che vede succedersi i suoi più grandi successi in lingua inglese: “Broken”, “Labyrinth”, “Cure Me” e “No Hero”, eseguiti con una grinta rock che ha fatto tremare i vetri del palazzetto.
Prima di congedarsi con gli ultimi brani, ci ringrazia per Carmen Consoli, Franco Battiato e per i cannoli.
Ci si avvia verso il finale con “Together”, “Tutta un’altra storia”, l’amatissima “Gli ostacoli del cuore”.
La chiusura è cantata a squarciagola con uno dei suoi brani più amati, “A modo tuo”.
Prima di salutarci esce con tutta la sua band e ci ricorda che grazie al ricavato del suo tour sono stati piantati ben 2000 alberi, segno dell’attenzione che l’artista dedica all’ambiente e al futuro del nostro pianeta.
Elisa con la sua dolcezza ci ha trasportati nel suo mondo, con oltre due ore di ottima musica, viaggiando tra i generi, senza mai perdere la sua identità. Chi dice che nella grande musica c’è poco spazio per le donne, forse non ha fatto i conti col talento e l’autenticità di artiste come Elisa Toffoli.
Report a cura di Egle Taccia