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Glen Hansard, rambling in Milan [Report]

Una pioggia autunnale dal sapore d’Irlanda sembra voler accogliere a Milano Glen Hansard, ormai da qualche tempo gradito habitué dei palchi italiani. Il Fabrique di Milano, pur non avendo fatto registrare il tutto esaurito, accoglie con entusiasmo il ritorno del quarantanovenne cantautore dublinese, che dopo lo show in apertura della conterranea Nina Hynes si presenta sul palco puntuale alle 21:15, accompagnato da una poderosa band di otto elementi.

Glen e la band aprono la serata con “I’ll Be You, Be Me”, brano di apertura dell’ultimo album “This Wild Willing”: una scelta molto gradita dal pubblico, che si scalda subito accogliendo gli artisti con un dovuto entusiasmo, proseguito anche grazie alla successiva “The Moon”, evocativa ed intensa canzone che ammalia i presenti. Un Glen soddisfatto ringrazia già il pubblico, iniziando un dialogo fatto di canzoni e storie che allieterà e riscalderà quest’assai piovosa serata.

Un altro paio di pezzi con la band, ed ecco che Glen rimane per la prima volta da solo sul palco milanese. L’artista dimostra non tanto di “saperci fare” col pubblico, quanto di essere una persona schietta e aperta e, a dire il vero, a tratti un po’ timida, capace di farsi apprezzare tanto per la propria arte quanto per una rara e bella umanità. Seppur pienamente a suo agio con la formidabile band che lo accompagna,  nei due brani proposti “en solo” l’artista tocca apici emotivi di rara bellezza dapprima con “Bird of Sorrow”, strepitosa performance per piano e voce, poi con una grintosa “Winning Streak” in cui il nostro imbraccia la chitarra acustica.

Dopo i meritatissimi applausi, la band torna sul palco per interpretare “The Closing Door”, brano molto amato dal pubblico e dallo stesso Hansard, regalando inoltre un’intensa “Didn’t He Ramble” che passando per una blues jam che letteralmente  infiamma le chitarre sul palco, sfocia nel classico “L.A. Woman”, con tutti i presenti ad inneggiare a “Mr. Mojo Rising”. La musica continua, con una setlist che si rivela lunghissima: sul palco, Glen e i suoi suonano entusiasti, ricambiati dall’affetto di una platea adorante. “Leave a Light”, “Time Will Be the Healer” (interpretata con quello che sembra un amico musicista italiano di nome Renato), una “Grace Between the Pines” da pelle d’oca interpretata a cappella nel silenzio generale e tutti i brani del set principale sono interpretati con passione e trasporto da Glen Hansard, che suona e canta con tutta la propria anima, interagendo simpaticamente con i presenti fra una canzone  e l’altra. Alla fine il set principale arriva  quasi a venti canzoni, ma lo spettacolo è destinato a durare ancora un bel po’.

Senza farsi troppo desiderare, i musicisti rientrano sul palco dopo un paio di minuti scarsi fra applausi scroscianti. Le emozioni vanno di nuovo in crescendo fino all’esecuzione di “Falling Slowly”: in quest’occasione ancora una volta il pubblico si ritrova a tacere incantato, assaporando lentamente la sublime performance del brano che nel 2008 valse all’artista l’Oscar per la colonna sonora di “Once”. Raggiunta la vetta emotiva della serata, il concerto sfuma dolcemente verso la conclusione, grazie ad un medley finale che sembra augurare la buonanotte a tutti. Smessa la chitarra, Glen saluta il pubblico brevemente ma con occhi lucidi ed emozionati, visibilmente felice per l’affetto ricevuto.

E’ stata dunque una serata lunga ed intensa quella con Glen Hansard e la sua band, caratterizzata da canzoni meravigliose, suonate con tutto il cuore da un gruppo di artisti che vive e sente nel profondo la propria arte. Incrocio meraviglioso di bravura e sentimento, la musica di questo meraviglioso artista irlandese è dal vivo un’esperienza toccante capace di lasciare al pubblico un profondo senso di positività ed appagamento, oltre al desiderio di rivedere il nostro al più presto in azione sul palco.

 

Setlist della serata:

  1. I’ll Be You, Be Me
  2. The Moon
  3. My Little Ruin
  4. When Your Mind’s Made Up
  5. Bird of Sorrow
  6. Winning Streak
  7. The Closing Door
  8. Race to the Bottom
  9. Didn’t He Ramble / L.A Woman
  10. Leave a Light
  11. The Storm, It’s Coming
  12. Brother’s Keeper
  13. Time Will Be the Healer
  14. Way Back in the Way Back When
  15. Grace Beneath the Pines
  16. Fitzcarraldo
  17. Her Mercy
  18. Fool’s Game

 

Encores:

  1. The Song of Good Hope
  2. The World (con Nina Hynes)
  3. Good Life of Song
  4. Falling Slowly
  5. Gold
  6. Star Star / Medley Finale
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