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Grido e la voglia di fare #qualcosadibuono [Intervista]

“Diamanti e fango” è il terzo album solista di Grido, pubblicato il 15 novembre per l’etichetta Willy L’Orbo con distribuzione Sony Music. E’ un album che vuole affrontare ogni aspetto della vita, sia quelli belli che quelli drammatici. Per l’uscita del disco, Grido ha deciso di celebrare i suoi 40 anni con questo nuovo lavoro, rivolgendo lo sguardo verso gli eroi di tutti i giorni che aiutano chi è in difficoltà e lanciando l’hashtag #qualcosadibuono.

Ne abbiamo parlato in questa intervista a cura di Egle Taccia.

 

Iniziamo dal titolo. Come mai hai deciso di chiamare l’album “Diamanti e fango”?

Perché è un titolo che racchiude in un’immagine quelli che sono gli aspetti, gli alti e bassi della vita. La vita è fatta di momenti preziosi e bei ricordi, così come di momenti difficili, di ansie e di angosce e quindi se si vuole parlare della vita in maniera sincera, non si può escludere nessuno di questi aspetti. “Diamanti e fango” mi è sembrata da subito un’immagine che potesse racchiudere una moltitudine di emozioni e di ragionamenti.

L’album è stato anticipato dal singolo “Qualcosa di buono” ft. il Cile. So che sei legato a questo brano in maniera particolare, me ne parli?

È un brano a cui sono legato perché dietro le rime di questo pezzo c’è un mondo, c’è veramente una storia grande, perché in fondo il messaggio del pezzo è quello di cercare di essere più esseri umani e meno numeri. Quindi ho cominciato a riflettere su tutta una serie di realtà, di persone, che fanno qualcosa di buono perché si sentono in dovere di farlo e perché questo le fa sentire migliori. Per questo ho anche cercato di conoscere personalmente queste realtà e di raccontarle agli altri. Ho creato dei contenuti, racchiusi nell’hashtag #qualcosadibuono, e sono andato per esempio in una comunità di accoglienza per ragazzi in difficoltà, che è proprio accanto al luogo in cui mi ritrovavo coi miei amici prima di iniziare a fare musica e, per questa ragione, è una realtà che in qualche modo ho sfiorato. Se non fosse stato per la musica che mi ha salvato e che mi ha messo sulla giusta strada, sarei potuto finire come quei ragazzi. Poi sono stato in un centro culturale a Scampia, in una scuola abbandonata che è stata per anni in mano alla camorra, quindi un luogo dalla valenza simbolica veramente grande, oltre che dal grande impatto sociale per quello che è quel territorio. Ho cercato di raccontare queste diverse realtà, che sono distanti l’una dall’altra sia nel luogo che in quello che fanno, ma che sono poi tutte unite dal comune denominatore che è quello che ti dicevo prima, dalle persone che fanno qualcosa di buono per gli altri e lo fanno quotidianamente. Questo brano in particolare, con la sua poetica, con la sua sintesi, lascia molto spazio a chi lo ascolta, ma appunto dietro ad ogni rima si può ragionare su quello che cerca di renderci più positivi e meno rassegnati al fatto che la società in cui viviamo sia sbagliata.

 

Si parla sempre della negatività che c’è nel nostro mondo, eppure ogni giorno ci sono migliaia di persone che spendono la propria vita per aiutare il prossimo. Tu che hai avuto modo di incontrarle, ti sei fatto un’idea su cosa le spinga a donarsi agli altri, spesso rendendosi bersaglio dell’odio diffuso in rete?

Quello che le lega e cosa le spinge a farlo è veramente una cosa semplicissima ed è una cosa che dovrebbe essere istintiva in ognuno di noi ed invece è molto rara, ovvero loro si sentono davvero delle persone migliori facendo quello che fanno e lo sono sicuramente. Per me è normale che sia così, aiutare gli altri ti fa sentire meglio, ti fa sentire orgoglioso di te stesso. Ho parlato con queste persone e quello che ne è venuto fuori è questo. Aiutare gli altri è una cosa che non viene fatta per interesse o per qualche scopo materiale, diciamola così, è veramente una cosa che eleva il tuo spirito e ti fa sentire bene. Del perché vengano così odiati o criticati, è per il fatto che quello che fanno, che dovrebbe essere normale all’interno di ognuno di noi, invece è davvero molto raro. La gente nella società di oggi è molto individualista, pensa a se stressa, pensa a riempirsi di beni materiali da sfoggiare e si sta dimenticando del rapporto con le altre persone, e forse c’è una parte di noi che tende a criticare queste persone perché in fondo, in qualche modo, le invidiamo e allora sentendoci un po’ in colpa sfoghiamo odio immotivato nei confronti di persone a cui invece bisognerebbe fare solo dei complimenti e portarle in alto.

Come hai vissuto il traguardo dei 40 anni?

Io ho la sindrome di Peter Pan e quindi faccio fatica a volte a realizzare che ho già quarant’anni, però sicuramente essere diventato padre ed essere arrivato a questo traguardo ha segnato un momento di riflessione. Mi sono messo a tirare un po’ le somme della mia vita e a cercare di essere più consapevole di chi sono e di dove voglio arrivare.

L’album vanta molte collaborazioni. Come hai scelto gli ospiti di questo disco?

Sono tutte persone che mi hanno dato delle vibrazioni positive a livello umano, non sono andato a cercare il featuring a tavolino in base all’hype dell’artista da scegliere, ma sono tutte persone che mi piacciono dal punto di vista artistico, mi piacciono le loro voci, mi piace loro attitudine, però quello che alla fine mi ha portato a voler lavorare con loro è stato il rapporto personale. Volevo persone che portassero le giuste vibrazioni in studio e con cui fosse un piacere realizzare una canzone insieme e questo appunto vale da Il Cile a Sergio Sylvestre fino a Nerone, che hanno tre profili artistici completamente diversi, ma che sono tutti delle persone fantastiche.

Nei brani parli delle tue esperienze personali, ma l’impressione che ho avuto è che volessi utilizzarle da esempio per tirare fuori la voglia di riscatto e la grinta dai tuoi ascoltatori. Pensi che stiamo diventando troppo passivi nei confronti del mondo che ci circonda?

Assolutamente sì, anzi c’è proprio un brano nel disco che si chiama “Tutto Normale” che gira intorno a questo ragionamento. A me fa incazzare tantissimo che quotidianamente accadano delle ingiustizie, piccole o grandi che siano, e la gente ormai sembra abituata ad accettarle e a dire “ma sì, è tutto normale”, mentre in questo brano, così come un po’ in tutto il disco, cerco di esprimere la mia opinione, ovvero che è un paradosso. Quando una cosa ti fa incazzare o è ingiusta, devi essere mosso dalla passione di cambiarla, se stai fermo a non fare niente sei parte del problema.

Cosa pensi della trap e della nuova scena rap?

Che c’è molto talento. Io non disdegno la trap, non voglio fare l’anziano che non la capisce, secondo me è un’evoluzione di questo genere musicale che è figlia dei nostri tempi. Il rap ha sempre mirato a descrivere la realtà e la trap in qualche modo fa lo stesso, descrive la realtà dei giovani di oggi. L’unica cosa che credo al riguardo, è che come tutti i fenomeni di moda, passami questo termine, ci sia una piccola percentuale di gente che lo fa bene e in maniera autentica e poi c’è una valanga di altri prodotti che vengono confezionati inseguendo quello che è il trend del momento e per spirito di emulazione. Mi ricorda per certi versi quello che era successo con il fenomeno degli emo. A un certo punto sembrava che tutti fossero emo, spero non succeda la stessa cosa, ovvero che a un certo punto così come sono comparsi sono spariti tutti, e spero che tra qualche anno i ragazzi non vedano l’essere trapper come una roba da sfigati.

Domanda Nonsense: Qual è il modo migliore per zittire un leone da tastiera?

Credo che il modo migliore sia ignorarlo, perché spesso i leoni da tastiera lo fanno per esprimere la loro frustrazione e cercare attenzioni, il loro cibo è quello che si incazza, gli risponde e prende troppo sul serio il commento. Credo che la risposta migliore sia ignorarlo, tirare dritto e non curarsi, anzi più che non curarsi proprio realizzare che comunque i commenti dei leoni da tastiera lasciano il tempo che trovano e una volta arrivato a questa conclusione il suo commento non ti può ferire o fare arrabbiare più di tanto. Se lo ignori probabilmente passerà ad insultare qualcun altro cercando una risposta.

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Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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