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I 18 Anni di Sem&Stènn [Intervista]

Abbiamo incontrato Sem&Stènn per parlare di 18 ANNI, il quarto singolo in italiano per il duo che si è fatto notare tra i protagonisti del programma X-Factor e che ha riscosso un notevole successo grazie al debut album dal titolo OFF BEAT e da performance colorate e dall’impatto fortemente visual.

Definiti da I-D Vice come LA RESISTENZA QUEER DELLA MUSICA ITALIANA, tornano con un nuovo singolo pubblicato il 30 APRILE 2020 su tutte le piattaforme digitali. Un brano irriverente, sfacciato, incredibilmente sexy e a suo modo intimo, che esplora la quotidianità di una coppia durante questo strano periodo di quarantena.

Intervista a cura di Egle Taccia

 

“18 anni” è il vostro nuovo singolo. Cosa volete dirci con questo brano?

Sem: 18 anni è un brano che è nato a cavallo tra gennaio e l’inizio del lockdown e parla della precarietà e dell’instabilità che vive la nostra generazione, che è andata ad enfatizzarsi con il lockdown, quando si è fermato tutto e questo senso di instabilità ci ha totalmente distrutti. È nata in un momento specifico e per noi è un po’ un inno di come viviamo la nostra generazione, di come la stiamo vivendo nel 2020.

Il brano anticipa un nuovo capitolo discografico?

Stènn: In realtà è un mattone in più rispetto a quello che vorremmo concretizzare poi in un disco, in un LP vero e proprio, ma ci stiamo divertendo molto a portarlo avanti un pezzo alla volta, a dargli la luce e l’importanza che secondo noi merita e anche a sperimentare cose diverse di volta in volta, a provare a rendere questo progetto un progetto dinamico, a provare anche strade diverse e vedere che cosa succede.

 

Il video di cui siete protagonisti vi vede ancora una volta impegnati a rompere gli schemi. Cos’è la provocazione per voi?

Sem: Provocare per noi non è una cosa tanto studiata e premeditata, noi semplicemente ci esprimiamo col nostro linguaggio, che spesso, la maggior parte delle volte, non coincide con quello che è l’immaginario comune visivo in Italia per un artista, per un musicista. La diversità poi scaturisce nella provocazione, o meglio la fa intendere come provocazione quando in realtà per noi è soltanto l’espressione del nostro essere, però provocare di base ci piace, vuol dire che comunque scuote. Se quello che facciamo arriva con provocazione va benissimo così.

Stènn: E soprattutto deve avere uno scopo, nel senso che la provocazione deve poi mirare a raggiungere un obiettivo che è quello di cambiare lo stato delle cose che non ci piacciono o semplicemente tutto ciò che restringe le nostre libertà o i nostri diritti o quant’altro, quindi in realtà viva la provocazione.

È stata dura la vita in quarantena?

Sem: In realtà noi viviamo in un paesino in provincia, ci manca andare a Milano che tutt’ora noi definiamo la nostra città, però la nostra vita casalinga non è cambiata tantissimo, anche perché abbiamo lo studio a casa ed eravamo già in fase di scrittura e sicuramente questo isolamento forzato ha dato nuovi spunti per la scrittura di nuovi brani, abbiamo toccato delle tematiche più introspettive, dei sound diversi e c’è più ricerca, c’è stato anche tanto cibo.

Stènn: Diciamo che le vite dure sono altre, quindi è stato un momento in realtà molto strano, sicuramente strano per tutti, ma per chi fa musica o arte è stato un momento in cui c’è stata la possibilità di concentrarci davvero su quello che proviamo e che pensiamo per cercare di costruire qualcosa, di raggruppare tutta la nostra ispirazione e metterla in quello che facciamo.

Sem: Questa cosa ha avuto tanti contro, ci manca salire sul palco, ci manca il contatto col pubblico ed ha messo in crisi tutto il nostro ambiente, tutto il settore dello spettacolo, quindi sì, è stata dura, ma anche di ispirazione per molte cose.

Come immaginate il futuro della musica?

Stènn: In realtà non lo immagino tanto diverso da quello che era prima del lockdown, perché la musica, nonostante ci siano stati molti tentativi di renderla più digitale, soprattutto nella parte live, per quello che riguarda il concerto, lo stare insieme, i festival, il vivere la musica live, è insostituibile e quindi penso che dovrà cambiare l’idea che si ha della musica, degli artisti e degli addetti ai lavori. Spesso la musica non viene considerata come un lavoro o chi lavora nella musica ha delle difficoltà e si trova spesso in situazioni precarie che credo vadano ridefinite dalle istituzioni. In questa situazione si è vista proprio una mancanza di cura nei confronti dell’ambiente musicale; questo credo che dovrà sicuramente cambiare e spero che quella che stiamo vivendo sia un’occasione per innescare questo cambiamento.

Voi che siete da sempre portavoce della comunità LGBT, come vivete questo strano giugno, probabilmente senza pride?

Sem: Sarà tristissimo, perché il pride è veramente una grande festa e poi giugno per noi è il mese più bello dell’anno, anche perché è il mese del mio compleanno (ride), però in qualche modo stiamo cercando di reinventarci e adattare la situazione in digitale. Cercheremo di essere attivi e soprattutto attivisti, a maggior ragione durante questo mese, tramite il web e i social e tutti i mezzi che abbiamo a disposizione. Ci stiamo lavorando su.

 

Domanda Nonsense: Qual è la cosa più stupida che avete fatto a 18 anni?

Sem: Ce ne sono troppe. Svegliarmi nelle mattinate, sbronzo marcio, lercio in un campo dopo un festival, ricoperto di formiche.

Stènn: Cavolo che domandone! Oddio, diciamo che forse la cosa più stupida che ho fatto, e poi ne ho pagato le conseguenze, è stata il primo giorno che ho preso la patente e ho fatto un viaggio di un’ora in macchina durante il quale la macchina si è rotta e volevo veramente morire, perché usciva il fumo dal cofano e non sapevo cosa fare, ero terrorizzato. Tornassi indietro resterei a casa probabilmente.

 Guarda il video di 18 anni!

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Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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