Lorenzo Fragola potrebbe essere il testimonial perfetto della campagna: scrivo e pubblico solo quando ho qualcosa da dire, attitudine non scontata nel mondo della musica moderna ma che Fragola, attento, riflessivo, appassionato, vive come l’unica forma possibile di comunicazione dove l’urgenza creativa, la ricerca, la scrittura non devono essere legate alle leggi del mercato ma piuttosto alla qualità della musica, all’urgenza che spinge un artista a condividere con il pubblico una nuova canzone, un nuovo disco.
Ed ecco che a distanza di tre anni dall’ultimo lavoro LORENZO FRAGOLA torna con ““1XTE1XME”, il nuovo singolo disponibile in tutti gli store digitali e per la programmazione radiofonica.
Il brano, che conferma la collaborazione di Fragola con l’etichetta Numero Uno del gruppo Sony Music, rappresenta un nuovo inizio estivo:
“Non sempre quando scrivi una canzone il significato è palese nella tua mente fin da subito, a volte le parole arrivano e il significato trova forma solo ascoltando il brano finito” racconta Fragola che aggiunge: “Mi trovo bene a scrivere d’estate, è un mood che mi appartiene perché mi dà la possibilità di essere più leggero, in contrasto con una parte di me sicuramente più pesante che prende piede durante tutto il resto dell’anno”.
Parlando del brano poi racconta: “Se penso all’estate penso a qualcosa che sembra scorrere veloce, che si consuma sempre troppo in fretta lasciandoci la sensazione di doverla divorare in fretta, godersela a tutti i costi”
“3 GRAMMI DI EUFORIA, UNO PER TE CHE VUOI SOLO BALLARE
UNO PER ME COSI’ MI ASCIUGO IL SALE
ACQUA AZZURRA, LUNA PIENA
CE NE RIMANE SOLO
UNO PER TE
UNO PER ME
L’ALTRO PER CHI E’
L’ALTRO PER CHI E’”
Intervista a cura di Egle Taccia
È appena uscito il tuo nuovo singolo, cosa ha ispirato il brano e qual è, se c’è, il messaggio nascosto?
Non c’è un messaggio nascosto, non è come quei dischi che se li metti al contrario esce una frase, purtroppo non l’ho messo, non ho fatto in tempo. Quello che lo ha ispirato è una fase di scrittura molto divertente, è stato un gioco. Sono entrato in studio non con la volontà di scrivere un pezzo, ma con quella di divertirmi, quindi lo sfogo naturale è stato un brano dal sapore estivo, pur non essendo entrato in studio con quell’obbiettivo, e, dopo averla ascoltata, ci ho buttato le parole senza pensarci troppo, senza sovrastrutture, senza rimuginare, e una volta ascoltato abbiamo deciso in mezza giornata di mandarlo al mix e di pubblicarlo in due settimane, quindi è stato tutto veramente rapido, perché sentivo che ero pronto ed era il momento di pubblicare nuova musica, avevo le energie per farlo e volevo mettermi in gioco di nuovo, dopo un po’ di tempo che non pubblicavo un brano da solo. Il modo migliore per farlo era pubblicare un brano leggero.
Tu scrivi e pubblichi sempre quando hai qualcosa da dire. Cosa ne pensi invece di questa sovrapproduzione musicale e di questa condivisione continua di musica?
Se si sente l’esigenza di pubblicare tanto e spesso vuol dire che dall’altra parte c’è un pubblico che vuole ricevere molto spesso nuove informazioni, nuovi contenuti e nuove notizie, quindi un po’ è figlio dei tempi e un po’ c’è meno capacità di fare scelte editoriali nette da parte di quello che è l’ambiente della discografia e, dall’altra parte, è un po’ figlio dei tempi, va tutto molto più veloce, la musica è diventata molto più accessibile, sia agli utenti con gli streaming, che gli permettono di non spendere un patrimonio per avere un cd o un impianto per ascoltarlo bene, sia per quanto riguarda la produzione di musica, lavorare a un computer basta e avanza per fare della musica di qualità, cosa che prima era impensabile, era necessario uno studio, un budget, musicisti. Il fatto che si sia democratizzato tutto fa sì che ci sia una proposta molto più grande, molto maggiore in termini quantitativi, poi non è detto e non sta me dirlo, forse non è neanche sensato farci un ragionamento troppo lungo sul fatto se sia o meno qualitativamente migliore o peggiore, semplicemente è figlia dei tempi.
Prendendo spunto dal brano, dove scapperesti in questo momento?
In Sardegna oppure al Polo Nord, così c’è freddo. Al Polo Nord forse no, però nei Paesi del Nord. Il Polo Nord è un po’ troppo. Shock termico.
Che rapporto hai con l’estate?
Odio e amore, sinceramente amore profondo. Per chi è nato vicino al mare è estate quasi tutto l’anno in realtà, però allo stesso tempo, stando fuori, adesso riesco a godermi di più il periodo estivo, perché quando sei abituato a vedere con gli occhi di chi c’è nato e di chi c’è cresciuto rimane la magia, però diventa più una sensazione di familiarità che di quello stupore della prima volta, quando invece hai gli occhi di chi ha fatto fatica, è stato in una città, una metropoli, e poi riesce a staccare e godersi l’estate, allora te la godi fino all’ultimo, la consumi come il brano.
Come la vedi adesso Catania, da lontano?
Dal punto di vista della città, insomma, non la vedo così in forma sinceramente, colpa di anni di politica abbastanza sbagliata, conti in rosso. È abbastanza lasciata al caos e al degrado, purtroppo. A livello di risorse culturali è più ricca che mai, anche se tutta una generazione, la mia generazione, è quasi tutta emigrata, quindi il mio augurio è che possa tornare per portare quello che ha acquisito fuori e farlo diventare una risorsa per la propria città, anche se ora non vedo le condizioni giuste per far sì che questo succeda. Vivere in altri contesti ti fa capire sempre più le difficoltà che si sono accumulate negli anni nel vivere in un contesto come quello di Catania o siciliano o del Sud Italia in generale. Mi auguro che dove c’è un terreno più incolto, c’è più possibilità di far crescere qualcosa, quindi spero che questa sia l’occasione, però ad oggi rimane un terreno un po’ incolto.
Cosa ne pensi di questa estate senza tormentoni?
È presto, non cantiamo vittoria, magari poi alla fine ti giri un attimo e hop arriva il tormentone.
Pensi che sia un bene che si stia prendendo del tempo per dare più possibilità e più spazio, che finalmente si stia diversificando un po’ la musica, oppure la vedi come una cosa negativa?
Non è mai un male che si diversifichi la musica, però come tutte le libertà può creare confusione, e forse il cambiamento è stato talmente tanto repentino che neanche tutti quegli operatori, che si mettevano tra la musica e il pubblico e che prima facevano delle scelte editoriali, hanno avuto il tempo di adeguarsi a questo cambiamento, quindi non avendo questo filtro, essendo quasi un passaggio diretto dal singolo artista giovane o meno che pubblica una canzone e sui social viene ascoltata direttamente dal pubblico, non essendoci più quel tipo di scelta editoriale, si crea molta confusione, quindi tanta libertà vuol dire anche tanta confusione. Secondo me in futuro la diversificazione sarà ancora più netta, perché non ci saranno macroaree ma mini e microaree dove ognuno potrà sentirsi rappresentato.
Ho letto recentemente che lo streaming ha dato la possibilità a tutti di giocare alla pari, anche grazie al fatto che oggi un disco si può produrre a casa da soli però, togliendo questo filtro alle case discografiche, gli artisti si sono trovati allo stesso tempo ad essere imprenditori di sè stessi e sono molto più a rischio rispetto a prima, quando erano più tutelati. Tu sei d’accordo con questa disamina?
Non credo che Spotify sia più democratico, per niente, credo invece che sia molto più elitario, molto più una scelta di comunicazione che di qualità. In realtà, gli artisti sono sempre stati imprenditori di sé stessi, è sempre stato così, solo in forme diverse. Adesso devi metterci la faccia, devi creare contenuti, devi creare un rapporto diretto col pubblico, prima non c’era questa necessità, e forse è anche meglio, per il semplice fatto che non per forza la persona doveva coincidere con l’artista, cosa che io continuo a sostenere. Una cosa è l’opera d’arte, un’altra è l’artista, ci sono tanti esempi di gente molto brava nel proprio lavoro che aveva dei demoni o dei lati oscuri, mi viene in mente Montanelli che è stato considerato un grande giornalista, però abbastanza figlio di altri tempi e con una figura molto controversa nel suo passato, mi viene in mente Kanye West con i suoi commenti, ma la qualità della sua musica o come designer nella moda e la sua influenza nel mondo della moda non dipendono da quello che lui dice. Alla fine, il fatto di doverci mettere la faccia è una cosa semplicemente figlia dei tempi, la musica non è lontana da quello che succede nel mondo reale, non dovrebbe esserlo, quindi se cambia il mondo reale e se questo è il modo di comunicare tra le persone, allora anche la musica si adegua, poi questo fa sì che molto più spesso siano agevolati quelli che questo cambiamento lo hanno vissuto da subito e sono nati in questo cambiamento, quindi i super giovani, perché sono nati in un determinato mondo, fai un po’ più fatica quando sei un po’ più grande, fai molta più fatica quando sei lontano da questi modi di comunicazione e devi reinventarti e non sempre è facile, immagino i grandi big della musica che fino a qualche anno fa riuscivano a mantenere “un rapporto” con la musica e a superare le generazioni senza per forza doversi mettere in gioco nei social e che adesso in qualche modo devono trovare un’altra strada.
Uscirà un disco a breve?
Sì, non so quando e non so in che forma, magari un EP, magari due dischi, magari una compilation, magari un mixtape, non lo so che forma prenderà, però sicuramente uscirà. Non so quando, ma l’obbiettivo nel medio e lungo termine è quello di dare continuità alle pubblicazioni, cosa che mi mancava da un po’.
Com’è il tuo rapporto col palco?
Bellissimo, mi sento a mio agio e non mi fa paura, sicuramente questo è un po’ figlio dell’esperienza. Quando cresci e fai esperienza è più facile trovarti a tuo agio sul palco e poi è un habitat naturale in cui puoi essere autentico, non ci sono filtri, non c’è il cellulare di mezzo, non puoi editare la performance, non puoi editare le facce e le parole. Se mi capita di dire qualche cretinata sul palco purtroppo me la tengo perché così è stato, però è il bello dell’imperfezione umana in un mondo di perfezione tecnologica.
Ti manca? Quando ti vedremo di nuovo sul palco?
Non lo so in realtà, però sì, mi manca e vedremo se ci saranno occasioni per iniziare a ingranare, magari piano piano, sicuramente farò dei live, ma prima l’obbiettivo è quello di pubblicare tanto, una volta pubblicato tanto si capirà qual è lo spazio giusto per fare un live e questo me lo dirà il pubblico.
Cosa ne pensi dei featuring, tanto discussi ultimamente?
La collaborazione nella musica c’è sempre stata, diciamo che i featuring, come tutte le cose, quando abusate diventano quasi antipatiche, quindi ora sono in una fase in cui mi è un po’ antipatico, però io amo collaborare con altre persone, quindi sicuramente succederà di nuovo, succederà in varie forme e chi sarà l’artista dipenderà semplicemente dal valore che aggiunge sul tavolo, non dal valore che aggiunge sui numeri.
Featuring dei sogni?
Tame Impala!



















































