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La “Santa Tenerezza” di Dente [Recensione]

“Santa Tenerezza” è il nuovo album di Dente (Inri Records/Metatron), che segna un ritorno profondamente ispirato e personale per il cantautore emiliano. L’artista racconta di aver scritto l’album tutto d’un fiato, in un momento di urgenza emotiva. Ascoltarlo è come intraprendere un viaggio nella fragilità dei rapporti, immergersi nei sentimenti tra i ricordi e le trasformazioni della vita. La fine di una relazione è il centro dell’album, quasi una favola senza lieto fine, che affronta il dolore con la delicatezza leggera con cui Dente è solito raccontarci le sue storie, con quell’atteggiamento scanzonato che ce lo rende simpatico e vicino. Una scelta stilistica che rende l’album un’ode alla bellezza della fragilità, all’amore che cambia ma non svanisce mai.

 

A rendere ancora più speciale “Santa Tenerezza” sono gli arrangiamenti raffinati e ariosi in un crescendo di tastiere, chitarre, archi e fiati, che accompagnano le dieci canzoni dell’album tra pop d’autore e riferimenti agli anni Ottanta, a un cantautorato vivo e capace di giocare con le parole come solo Dente sa fare. Questo nuovo capitolo si apre con le atmosfere barocche della splendida “Senza di me”, che ci introduce ai temi dell’album. Poco più avanti troviamo “Corso Buenos Aires”, un brano che ci parla di quei luoghi che sembrano il set cinematografico delle nostre vite, dove è difficile tornare perché è troppo vivo il ricordo di quello che ormai è perduto. L’album si chiude con l’unico featuring del disco, quello con Emma Nolde in “La città ci manda a letto”, che racconta la vita di città in quei giorni dove tutti i nostri sogni sembrano andati all’aria e tutti i riferimenti saltati, di quei luoghi dove non si vuole ritornare.

 

La copertina con la nuvola che avvolge un corpo può avere mille interpretazioni, ma è sicuramente efficace nel rappresentare la narrazione dell’album. “Santa Tenerezza” è un disco di elaborazione e vulnerabilità, dove dolore e rabbia si trasformano nel racconto di una rinascita, in una musica terapeutica che tocca quei cuori che hanno amato, lottato e perso. Un album che conferma le straordinarie doti artistiche di Dente, il cui talento si conferma nel tempo.

 

“Io non voglio dormire più”, ci saluta così Dente dandoci appuntamento alla prossima puntata della sua carriera, costruita sulla capacità di raccontarsi esattamente come si è, a volte anche prendendosi in giro.

 

A cura di Egle Taccia

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