“The Polaroid Diaries” è la seconda monografia dedicata da Taschen alla compianta Linda Eastman/McCartney – Epstein era in realtà il vero cognome paterno, che nulla aveva a che fare con la Eastman-Kodak – moglie di Sir Paul dal 1969 al 1998, anno della sua prematura scomparsa. Il volume segue di qualche anno il precedente “Life in Photographs” (2011) e raccoglie una serie di begli scatti su Polaroid ad opera della fotografa newyorkese, che ritrae una serie di momenti della sua particolare vita familiare mostrandoci in ognuno di essi il suo inconfondibile stile fotografico.
Introdotto da un accorato ricordo dell’amica Chryssie Hynde (The Pretenders), che racconta come Linda avesse voluto a tutti i costi realizzare l’artwork del suo album “Viva el Amor” prima di spirare alcuni mesi dopo, “The Polaroid Diaries” contiene un’esaustiva narrazione a cura di Ekow Eshun, critico ed ex direttore del London Institute of Contemporary Arts, che ci introduce alla scoperta della formazione artistica e allo stile di Linda McCartney. Fotografa dalla visione curiosa e creativa, nel 1972 la McCartney scoprì le potenzialità della Polaroid SX-70, lo stesso modello amato da Wim Wenders, che iniziò ad utilizzare nei modi più disparati.
Le circa 200 immagini raccolte nel catalogo ci mostrano anzitutto affreschi di vita familiare, immortalati ora nelle tenute inglesi e scozzesi di Sir Paul, ora in giro per il mondo (molto suggestive alcune immagini scattate a Lagos, Nigeria) durante i tanti tour, ai quali Linda ha partecipato tanto come fotografa quanto soprattutto come corista e tastierista nelle varie band che dai Wings in avanti hanno accompagnato la carriera solista di McCartney: ritratti e immagini d’intimità con il marito e i figli che mostrano il talento di Linda nel cogliere in maniera speciale l’unicità di certi momenti esaltandoli con la capacità di cogliere immediatamente il punctum di barthesiana memoria, trovando sempre un piacevole equilibrio compositivo ed una visione originale nata da tagli arditi e dalla capacità di spingere al limite il proprio mezzo fotografico.
Lungi dall’essere il giocattolino hipster odierno, la Polaroid nelle mani di Linda McCartney diventa uno strumento davvero potente proprio per il modo in cui la fotografa ne sfida e supera i limiti, trovando per essi un bell’utilizzo creativo: autoritratti di studio, immagini candid, suggestivi controluce, mossi creativi, doppie esposizioni e close-up di nature morte che all’occhio attento ricorderanno – in maniera del tutto casuale – una serie di artwork e sleeve di album, confermandoci la visione squisitamente ricercata e rock di Linda.
Oltre allo stile e allo sperimentalismo della McCartney, “The Polaroid Diaries” è un catalogo fotografico dal forte impatto emotivo, che ci spalanca le porte di casa di una delle famiglie che hanno fatto la storia della musica. Lo sguardo di Linda ci conduce con discrezione all’interno di una quotidianità che, al di là dei viaggi legati ai tour in giro per il globo, ci rivela una vita familiare all’insegna della semplicità e di un profondo affetto e complicità fra moglie, marito e figli, fra i quali spiccano un bel numero di ritratti in pose simpatiche ed estrose di Paul, i ritratti più seriosi ed austeri di Linda – in effetti grande ammiratrice dello stile della pioniera vittoriana Julia Margaret Cameron – e diverse immagini dei figli Heather, Mary, Stella e James.
Ideale completamento di “Life in Photographs”, maggiormente incentrato sull’uso della pellicola negativa e sugli scatti realizzati in ambito professionale, “The Polaroid Diaries” è una suggestiva narrazione dell’arte e della vita personale di Linda McCartney, che ci permette di scoprire la bellezza del suo sguardo e della sua sensibilità. Una bella iniziativa da parte dei curatori e della famiglia McCartney, che commemora, a ventuno anni dalla scomparsa, un’artista da riscoprire.