LO STATO SOCIALE
ATTENTATO ALLA MUSICA ITALIANA
FUORI
CONTIENE COMBAT POP
IL BRANO CON CUI LA BAND SI È ESIBITA
AL 71ESIMO FESTIVAL DI SANREMO
È disponibile su supporto fisco e in tutti i negozi Attentato alla Musica Italiana, il quarto disco di inediti del collettivo bolognese in uscita per Garrincha Dischi / Island Records. Il disco contiene Combat Pop, il brano con cui la band ha gareggiato al 71esimo Festival di Sanremo nella categoria Campioni.
Il disco rappresenta per Lo Stato Sociale una nuova, incredibile, sfida: un quintuplo album composto da cinque capitoli, uno per ogni componente della band, un’operazione assolutamente unica nel suo genere, il cui artwork è curato da Mirco Campioni.
Cinque dischi che nascono per spiegare la straordinaria attitudine de Lo Stato Sociale e che lasciano spazio alle singole personalità e alle idee artistiche individuali: “Solo noi potevamo farlo e lo abbiamo fatto, era quasi obbligatorio”.
Un’operazione corale, che mette a nudo le singolarità dei cinque membri del collettivo per poi riunirle in un’unica trama che vede la luce anche su supporto fisico, in due versioni: doppio CD Digipack autografato in edizione limitata in esclusiva per Amazon e doppio CD Digipack standard.
“Attentato alla Musica Italiana è il nostro attacco kamikaze e privo di logica commerciale, un tentativo di sovraccaricare il mercato musicale per farlo esplodere e poter tornare a godere con le canzoni”, racconta la band. “Un giorno torneranno i concerti, tornerà il motivo per cui scriviamo le canzoni, ovvero cantarle e ballarle insieme, torneranno i salti e il sudore, torneranno l’aggregazione e la socialità dal vivo. Sarà una grande abbuffata e godremo come matti, ma nel frattempo abbiamo scelto di far crollare il castello, demolire il palazzo e arare il campo, per poter seminare nuove idee”.
Questo monumento all’incoscienza contiene anche cinque canzoni pubblicate dopo Primati: tre colonne sonore (Il paese dell’amore, Sentimento estero, La felicità non è una truffa), un brano scritto durante la pandemia (Autocertificanzone) e una cover degli Skiantos (Sono un ribelle mamma). Nessuna di queste canzoni aveva mai trovato un posto nella discografia stampata della band, che racconta “ci sembrava bello dare qualcosa in più a voi ultimi romantici”.
Abbiamo partecipato alla conferenza stampa sanremese del collettivo, esattamente il giorno dopo la commovente esibizione dedicata ai lavoratori della musica nella serata delle cover.
Bebo: Noi a Sanremo abbiamo fatto Lo Stato Sociale, da sempre siamo persone attente a quello che succede nel mondo. Per noi il palcoscenico è un modo per magnificare, ogni volta che abbiamo l’occasione cerchiamo di mettere l’universo che ci circonda nelle nostre esibizioni.
Lodo: Per noi è una cosa abbastanza normale che anche le canzoni importanti non siano cantate da me. Questo è un pezzo che abbiamo scelto cantasse Albi, perché ci piaceva come lo interpretava.
Albi: “Combat Pop” è nata come titolo, innanzitutto, perché è nato prima il titolo che la canzone. L’idea era di mettere insieme uno spirito combattivo, raccontare la nostra visione del mondo ed essere popolari. Non c’è niente di male in questo, perché vuol dire arrivare a più persone possibili, che è da sempre il nostro obiettivo. È un pezzo che rappresenta molto Lo Stato Sociale in tutto e per tutto, per lo stile ma anche come voglia di non prendersi troppo sul serio nel cercare di portare un messaggio. Partendo da quel titolo è arrivato il nostro lavoro collettivo, abbiamo cercato di renderlo un pezzo divertente, segno della contraddizione che si vive nell’abitare un mondo in cui ci sono cose che non vanno bene, delle ingiustizie, volerlo cambiare per averne il meglio, ma per ottenere il tuo obiettivo ci devi stare dentro e ti devi sottomettere a delle contraddizioni. Siamo un po’ ingenui ed idealisti, questa cosa mi fa emozionare.
Bebo: Abbiamo vissuto questo Festival cercando di navigare a vista, cercando di divertirci quanto più possibile. Per potercela passare meglio abbiamo assunto un intrattenitore che ci ha deliziato con un po’ di magia.
Durante la conferenza si è parlato dell’importante messaggio che la formazione ha portato sul palco durante la serata delle cover, con i protagonisti che li hanno affiancati in quella che certamente può ritenersi la più commovente interpretazione di tutto il Festival, la più sensibile alla grossa crisi dei luoghi della cultura, come cinema, teatri, live club, che sono sostanzialmente fermi da un anno e non hanno alcuna certezza del futuro:
Toto Barbato del The Cage di Livorno: Ho avuto l’onore di rappresentare tutti i live club d’Italia. Siamo da poco reduci da un’iniziativa come l’Ultimo Concerto alla quale hanno partecipato questi bravi ragazzi. In Italia è sempre mancato il riconoscimento verso il mondo dei live club su cui poggiano le fondamenta della cultura musicale contemporanea italiana. Molti dei musicisti che vedete oggi a Sanremo sono passati dai nostri palchi. Continueremo il nostro percorso di riconoscimento e chiediamo dignità, ora è un anno e comincia ad essere troppo. Sarebbe bello che altri artisti sposassero la causa dei lavoratori dello spettacolo. Se Sanremo e i telegiornali vanno in onda, se anche il Papa parla in piazza davanti a un microfono, certamente dietro c’è sempre un lavoratore dello spettacolo. Io mi auguro che per un giorno tutti i lavoratori dello spettacolo si fermino per far capire l’importanza del settore, perché si fermerebbe veramente tutto. Si comincia a vedere nelle carte ministeriali la parola live club. È già un passo avanti, poi per il futuro abbiamo bisogno di aiuti e riconoscimento, ma sappiate che in Italia c’è una legge sui locali, soprattutto per le capienze, che è la più restrittiva d’Europa. Bisogna rimettere mano anche alla legislazione che ci riguarda, perché è un po’ fatta all’italiana. Vietare tutto per permettere tutto. Il nostro ambiente vuole entrare in Europa con vent’anni di ritardo.
Emanuela Fanelli: Sono stata molto felice di partecipare a Sanremo con i ragazzi dello Stato Sociale. Questo per me è stato uno degli anni, lavorativamente parlando, più fortunati di tutti. Mi sentivo in colpa nei confronti dei colleghi che non lavoravano e il fatto di andare a Sanremo a parlare a nome di tutti quelli che sono più nascosti o meno conosciuti, per me è stato il senso di tutto. Ero lì perché mi è andata bene, però parlando di altre persone meno fortunate di me.
Francesco Pannofino: Siamo riusciti a mandare, in meno di un minuto, un messaggio molto emozionale. Ci sono famiglie in difficoltà e quantomeno abbiamo dato un alito di speranza a questa situazione. I ragazzi sono stati in gamba ad avere l’idea. Sembra facile, ma a Sanremo niente è facile. È andata benissimo e siamo contenti.
A cura di Egle Taccia