Il cantautore italo-inglese JACK SAVORETTI, fresco di pubblicazione del suo ultimo album “MISS ITALIA”, che non solo è entrato nella top 10 del nostro Paese ma soprattutto ha riportato il cantautorato made in Italy nella classifica inglese (sia quella ufficiale che ai primi posti dei digital store), ha annunciato un nuovo appuntamento dal vivo: 17 dicembre 2024 al TAM – Teatro Arcimboldi di MILANO (biglietti disponibili online https://www.ticketone.it/artist/jack–savoretti/).
Questo concerto sarà un vero e proprio evento unico che vedrà Savoretti vestire i panni del padrone di casa e aprire le porte del prestigioso teatro milanese ai tanti amici ospiti che gli sono stati a fianco in questo speciale viaggio alla riscoperta delle sue radici, una occasione unica quindi per festeggiare insieme al pubblico “MISS ITALIA”, il suo primo album in lingua italiana (Capitol Records Italy/Universal Music Italia).
Intervista a cura di Egle Taccia
Il tuo nuovo album si intitola Miss Italia, come mai hai scelto di chiamarlo così?
È un gioco di parole, molto semplice, molto “childish”, da bambino, però mi piaceva per due motivi, uno perché il significato è “mi manca l’Italia” “I miss Italia” e volevo che ci fosse questa specie di idea di cartolina, quanto vorrei che ci fossi tu qua con me a fare questo viaggio, perché era un viaggio molto personale, allo stesso tempo mi piaceva anche l’idea del trabocchetto che non si capisce il titolo finché non si sente tutto l’album, perché proprio in mezzo all’album c’è questa canzone che si chiama “Miss Italia” dove lo spiego, dove dico proprio la frase “I miss Italia”, quindi a quel punto si pensa “ah ok, ecco perché l’album si chiama così”.
Di cosa ci parli in questo album?
Di cose di cui parlo spessissimo in tutti i miei album, un po’ di vita, di esperienze di questi ultimi anni che sono state delle esperienze intense a dir poco, è mancato mio padre, è nata la mia terza figlia, però erano delle esperienze così forti che non volevo approcciarle come ho sempre approcciato tutto il resto della mia vita, in inglese, volevo approcciarle in un’altra lingua, con un’altra identità. Facendolo, volevo riscoprire un’altra parte di me stesso durante questa rinascita, perchè ero arrivato così, non in basso, ma con le emozioni così provate che avrei fatto di tutto per uscirne, al punto di fare un album in italiano.
La lingua inglese è molto musicale quindi è forse più semplice scrivere in inglese che in italiano. Come ti sei approcciato con la lingua e che difficoltà hai avuto?
Molto più semplice in inglese, ma per me l’italiano è più musicale, è quello che lo rende più complesso, perché la musicalità del linguaggio cambia il significato, mentre in inglese puoi dare importanza utilizzando una melodia, è difficile togliere importanza a una parola in inglese perché la parola vuol dire quello, invece in italiano puoi togliere l’importanza a una parola se sbagli la melodia o se sbagli il peso che ci metti, quindi è una cosa molto più delicata di cui onestamente non sapevo, prima di intraprendere questo processo non ero consapevole di questo, adesso ho un altro rispetto per questa lingua. Ho sempre avuto rispetto e la stima più alta possibile per i cantautori italiani, però adesso ancora di più perché è un “craft”, un mestiere, è un’arte ancora veramente basata sull’intellettualità, su come si usa la lingua, il linguaggio, per esprimere un’idea di tutti i giorni ma allo stesso tempo trasmetterla diversamente tramite la poesia. In inglese è più raro trovare questo.
Nell’album ci sono tante collaborazioni, quale è quella più inaspettata per te?
Per me quella che da fuori può risultare più inaspettata è quella con Miles Kane (che è il chitarrista della Last Shadow Puppets), ma non necessariamente per la figura in sé ma perché ci si potrebbe chiedere “cosa c’entra con Miss Italia Miles Kane?” Chi conosce Miles Kane sa che è innamorato follemente dell’Italia e di tutto quello che è italiano, quindi ci siamo trovati insieme, abbiamo questo legame dovuto al fatto che siamo tutti innamorati della cultura italiana, quindi ci siamo ritrovati, divertendoci, a fare questa collaborazione che secondo me è quella che sorprende la gente. Di solito quando dico con chi ho collaborato, è quella che desta maggiore sorpresa e questa sorpresa mi piace.
E Zucchero invece?
Zucchero è come se mi avesse battezzato. La nostra storia è interessante perché Zucchero e io ci siamo trovati ed è nata questa amicizia proprio nel momento in cui mi serviva, quando avevo bisogno che qualcuno che stimavo mi dicesse “vai, vai che ce la fai, vai rischia” perché lui è uno che si è sempre tolto dalla zona di comfort dei tanti artisti italiani, è uno che è riuscito a viaggiare per il mondo con la sua musica e non essere considerato musica italiana. Lui è Zucchero, poi ogni tanto canta in italiano, ogni tanto canta in spagnolo, ma lui è Zucchero, arriva prima la sua musica e la musica è universale, non c’entra che sia in italiano, spagnolo, inglese, poi la lingua che usa cambia da canzone a canzone, quindi avevo bisogno di una persona come lui a darmi coraggio per finire questo questo album.
Quanto c’è del rapporto con tuo padre in questo disco?
Molto, nelle canzoni forse più inaspettate, però c’è, c’era la sua presenza durante tutto il processo, c’è ancora, quindi l’ho fatto proprio per quello, per tenere viva questa idea, questo contatto con mio padre, che adesso per me esisterà sempre quando ascolto la musica italiana in generale, non riuscirò mai ad ascoltare una canzone di Battisti, Dalla, Baglioni, Cocciante, Patti Pravo, Mina, senza pensare a mio padre. Mi piace avergli scritto un album, e non potrò mai ascoltare questo album e non sentire la sua presenza, anche cantandola. Con gli altri album non è così, lui non c’entrava niente [ride], quindi è bello avere questa cartolina dedicata proprio a lui.
Qual è il cantautore italiano che ti ha influenzato maggiormente?
Lucio Battisti, di sicuro, e si sente, si sente più che altro nelle produzioni che nella lirica, ma Lucio Battisti era il produttore, se vogliamo, era il direttore musicale dietro alla lirica, la lirica era il mezzo, però il linguaggio musicale, i suoni, l’approccio, i cambiamenti, iniziare una canzone con un certo stile e finirla con un altro è una cosa che io adoro, perché odio essere posizionato “on a shelf”, su uno scaffale. “Jack Savoretti è questo, è folk, è rock, è blues” no, non mi piace questa cosa, quindi per questo Battisti è bellissimo, perché non puoi metterlo in una scatola etichettandolo, perché Battisti in una canzone può cambiare genere altre due o tre volte, ammiro questo di lui.
Dal tuo tour cosa ci dobbiamo aspettare?
Mah, non lo so, sono curioso anch’io di vedere come va, io mi porto sempre i vecchi amici intorno a me, quindi le vecchie canzoni ci seguiranno questa estate, però non vedo l’ora di suonare queste canzoni non solo in Italia ma anche all’estero, perché abbiamo avuto il nostro primo concerto in Inghilterra e ho cantato 3-4 pezzi in italiano e la risposta è stata incredibile. Abbiamo suonato a Zurigo e quando ho cantato la prima canzone dell’album, c’erano più di 1000 persone che cantavano a squarciagola questo ritornello in italiano ed è una cosa che mi ha commosso. Era da tanto che non mi commuovevo così sentendo il pubblico cantare una mia canzone, quindi non vedo l’ora di sentire il pubblico che canta, più che altro è quello che mi aspetto da questa estate, sentire il mio pubblico che canta musica italiana, sarà straordinario!
Oltre alla data milanese, Jack Savoretti sarà in tour:
Venerdì 13 Dicembre 2024 Genova Teatro Nazionale
Sabato 14 Dicembre 2024 Venezia Teatro Malibran
Lunedì 16 dicembre 2024 Bologna Europauditorium
Giovedì 19 dicembre 2024 Roma Auditorium Della Conciliazione
Venerdì 20 Dicembre 2024 Napoli Teatro Acacia