Ci sono anni che hanno segnato la storia della musica in maniera particolare ed assolutamente indelebile, ed il 1971 è certamente uno di questi: se pensiamo a quanti dischi epocali che ancor oggi ascoltiamo siano usciti in quell’anno, difficilmente troveremo un’altra annata nella quale siano stati pubblicati altrettanti LP destinati a restare nell’immaginario collettivo.
È proprio partito da un’affatto scontata considerazione statistico/matematica di questo genere David Hepworth, giornalista classe 1950 considerato ad oggi fra le firme più prestigiose del giornalismo musicale (NME, Smash Hits, Q, Mojo…), che partendo dalla tesi sostenuta nell’eloquente articolo “1971 was the annus mirabilis of the rock album” e dall’incredibile elenco di cento LP epocali, incluso in esso, pubblicati su “The Word” (ed oggi disponibili online), ha scavato nel proprio archivio di LP e pubblicazioni dando vita ad uno dei testi a tema musicale più appassionanti della fine degli anni 2010.
Concepito partendo sulla base di almanacco musicale, “1971” è la narrazione in ordine cronologico di quanto avvenuto in un anno incredibile in dodici capitoli, uno per mese, ai quali vanno aggiunte l’introduzione, l’epilogo e le gustose note finali. La narrazione di Hepworth è fluida e appassionante come può essere solo quella di un grande scrittore che ha avuto la fortuna di vivere ed amare questo periodo di fervore creativo: attraverso la sua splendida scrittura, il lettore viene catapultato in un incredibile periodo di fervore e transizione, in cui i Beatles si scioglievano, re Elvis abdicava pur mietendo ancora grandi successi di pubblico, i Rolling Stones reinventavano se stessi ed il mercato musicale intero, mentre un infinito numero di talenti faceva il suo ingresso nelle parti alte delle classifiche, dominate da una semisconosciuta Carole King…
Un periodo in cui le innovazioni tecniche, dagli studios con i primi registratori a 16 tracce ai super-impianti di amplificazione destinati ad arene predisposte per un pubblico sempre più grande, andavano di pari passo con la rivoluzione mediatica legata alle trasmissioni radiofoniche e televisive, con il media allora più giovane che iniziava ad accorgersi del rock, i cui protagonisti avevano ormai assunto lo stato di divinità stravolgendo il jet-set con i loro eccessi ed il loro edonismo sfrenato.
Il 1971 è stato l’anno in cui la ricerca ed fervore creativo hanno raggiunto l’apice in campo musicale, in mezzo ai fatti legati alla guerra fredda, alla prima crisi delle società urbane, ai sanguinosi fatti dell’Irlanda del Nord e al dialogo fra due mondi, l’Europa Occidentale e gli USA ancora molto distanti culturalmente e fisicamente per via del costo dei biglietti aerei, che iniziavano tuttavia a scambiarsi tecnologie, idee e mode nel nome di uno show business sempre più potente e ricco, in cui gli artisti iniziavano a guadagnare somme spropositate tanto dai tour quanto dalle vendite di LP, come testimonia il boom dei negozi di dischi avvenuto proprio allora.
Non procediamo oltre nel raccontarvi “1971”: la quantità di nozioni storiche, spunti ed aneddoti contenute nelle oltre 400 pagine di questo volume, tradotto in italiano nel 2018 da Sur Edizioni, è tale da renderlo un must assoluto per tutti gli amanti della grande musica e degli aspetti storici e socio-culturali ad essa correlati. David Hepworth ha descritto magistralmente un anno che è stato un autentico spartiacque epocale e già recava in sé i germi dei futuri sviluppi della musica.
Un anno magico da riscoprire, attraverso la magica penna di uno dei migliori giornalisti musicali contemporanei.
Per saperne di più, eccovi il link al blog di questo straordinario autore http://whatsheonaboutnow.blogspot.com