Non ha bisogno di presentazioni il maestro Riccardo Muti, che nella prima metà del 2019 ha dato alle stampe per Solferino Editore “L’infinito tra le note. Il mio viaggio nella musica”. Dopo l’autobiografia “Prima la musica, poi le parole”, uscita nel 2012, il grande direttore d’orchestra sceglie stavolta di rivolgersi al pubblico con un libello breve ma ricco di contenuti.
“L’infinito tra le note” consta di otto capitoli corrispondenti ad altrettante lezioni aperte, in cui il Maestro condivide con i lettori la sua visione artistica. Partendo dalla propria esperienza formativa, Riccardo Muti ci spiega anzitutto il ruolo e la formazione del direttore. Con scrittura fluente ed appassionata, il Maestro ci offre quindi un sintetico ma pregnante compendio sulla storia della musica italiana: in queste lezioni si parla difatti della scuola Napoletana, dei grandi compositori e direttori d’orchestra – una storia che non include solo Verdi, Puccini o Toscanini – con un accorato omaggio all’arte dei suoi amati Mozart e Verdi e, non ultimo, un ritratto sulla situazione attuale della musica in Italia, che attraversa un momento difficile ma non è priva di motivi di speranza grazie alla bravura e alla voglia delle giovani leve.
Impegnato in prima linea nella formazione di nuovi talenti con l’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” da lui fondata, il Maestro Muti ci fa scoprire l’insospettabile vitalità del panorama orchestrale contemporaneo: un mondo fatto di giovani musicisti capaci di tenere alto il nome della tradizione italiana nelle più importanti orchestre del mondo. Da ottimo didatta, il Maestro in poco meno di centoventi pagine ci introduce in un mondo affascinante, non limitandosi ad indugiare sulla gloria del passato, ma valorizzando l’attuale ricchezza di inventiva e talento dei musicisti di oggi.
La lezione più importante, tuttavia, ci sembra quella relativa all’apertura mentale e all’umiltà necessarie a diventare un grande direttore o musicista. Partendo dalla propria esperienza, Riccardo Muti ci spiega come il cammino verso l’esecuzione di alcune importanti opere sia stato lungo e faticoso: un percorso che ha richiesto un profondo lavoro di analisi ed assimilazione di ciò che i grandi compositori abbiano voluto esprimere all’interno delle proprie opere, uno studio impegnativo che quasi sempre ha richiesto anni. La musica e l’arte in generale non sono quindi solamente figlie del talento e dell’esercizio, ma richiedono lo sviluppo di una forma mentis che necessita di apertura e disponibilità a capire: il musicista e il direttore stesso devono sapere mettere il proprio ego al servizio della raffinata complessità della lirica.
Opera appassionante e di grande spessore, “L’infinito tra le note” è un libro realmente educativo, che si lascia divorare e rileggere in pochi giorni. Il lettore ne rimane affascinato tanto dall’aspetto nozionistico – grazie alle appassionate e brillanti disquisizioni storiche – quanto per il modo in cui Riccardo Muti ci dimostra come la cultura e l’intelligenza più autentiche siano figlie di un profondo lavoro su se stessi. La formazione del musicista, ma anche dell’uomo di cultura, richiede una profonda disponibilità e la sospensione di giudizi sommari e tranchant, per riuscire a leggere fra righe e note quel quid sottinteso che solo i più grandi musicisti e direttori sanno cogliere.
Un messaggio educativo e culturale importante da scoprire e vivere anche nella quotidianità, in un’epoca purtroppo fondata sulle letture veloci e superficiali.