Un doppio album tra musica e poesia, è questo l’esordio di uno degli artisti contemporanei più seguiti in Italia. Il titolo del disco, uscito ad aprile per MarteLabel, è Biglietto di solo ritorno, il poeta, cantante, scrittore e performer è Gio Evan.
Hai deciso di mettere le tue parole in musica. Qual è stato il cammino di “Biglietto di solo ritorno”?
Spontaneo e logico. Avevo molti testi che letti ad alta voce non avevano l’effetto desiderato, mentre se li intonavo, li canticchiavo prendevano la forma da loro desiderata. Alcune poesie hanno bisogno di cure in più, come la melodia.
L’opera è composta da due dischi: nel primo le canzoni, nel secondo le poesie. Perché questa scelta?
Io amo le persone “coltellino svizzero” quelle capaci di contenere tanto in un corpo solo. Non mi interessa e mi annoia e lo reputo un guaio dell’anima, impegnarsi a fare solo una cosa nella vita. Io ho bisogno di altro, di oltre, di altrove e di oltrove.
La produzione artistica è stata affidata agli Anudo, che valore aggiunto hanno dato all’album?
Hanno aggiunto l’intenzione che avevo di sorprendermi, e dunque, di sorprendere. Ci aspettavamo tutti – compreso io – un cantautorato chitarra acustica, visto il mio passato. Gli Anudo sono stati l’occasione di ribaltare e sorprendere ancora una volta i miei piani.
“Biglietto di solo ritorno” che svolta darà al tuo spettacolo?
Andrà a sommarsi alla poesia, ai monologhi, non prenderà il posto di nessuno e di niente. Solo un qualcosina in più.
A marzo è uscito anche il nuovo romanzo, “Ormai tra noi è tutto infinito”, e sta andando benissimo… al di là del talento, quale pensi sia la chiave che crea questa sinergia incredibile con il pubblico?
Se la sapessi l’avrei fatta anni fa. Non penso queste cose, forse è questo quello che fa scaturire l’incredibile. Non so quale sia la chiave perché nel mio mondo ci sono porte, sono accessibile, sono piccolo e mi mostro per quello che sono. Io non ho un pubblico, ho solo tantissimi amici.
Cosa ti rende più fiero del tuo percorso artistico?
Aver trovato molte persone disposte a mettere moltissima loro energia nel progetto in cui credo. Aver trovati amici che mi aiutano a evidenziare il bene, la quiete e la tenerezza in questo mondo.
Domanda Nonsense: l’atto quotidiano più rivoluzionario?
Vivere di necessario, evitare il superficiale.
Intervista a cura di Cinzia Canali