In questa intervista Emanuele Colandrea, in passato autore e cantante di Cappello a Cilindro ed Eva Mon Amour, ci parla del suo nuovo lavoro I miei amici immaginari. Buona lettura!
“I miei amici immaginari” è il titolo del tuo nuovo Ep: cosa racconti nei brani che lo compongono?
Racconto del mondo che vorrei avere intorno, fatto di gentilezza e di sana lentezza.
Ogni canzone vede la partecipazione di un artista o amico diverso: di chi si tratta e come è nata l’idea?
L’idea è stata quella appunto di far coesistere amici immaginari e amici/artisti reali, come a volere creare un ponte tra questo mondo immaginario e la realtà. Dopo aver scritto i brani ho pensato a chi potessero somigliare e mi sono venuti in mente Lucio Leoni per “Il mio amico parla male”, Roberto Angelini per “I miei amici immaginari” e Galoni per “Siamo stati alla moda”.
Cappello a Cilindro ed Eva Mon Amour sono le band nelle quali in passato sei stato autore, chitarrista e cantante: cosa è rimasto di queste esperienze? Quali sono i vantaggi e gli aspetti meno felici della carriera solista?
È rimasto praticamente tutto perché sono stati anni meravigliosi, tutto quello che mi ricordo quantomeno! Per quanto riguarda le differenze tra band e progetto in solitaria non ne farei una questione di vantaggi e svantaggi, sono, secondo me, proprio due sport differenti. Ora che ci penso però in realtà uno svantaggio mi viene in mente: adesso tocca sempre a me guidare!
Quali dischi stranieri hai ascoltato di più nell’ultimo anno?
Più che ascoltato potrei dire che negli ultimi mesi mi sono proprio incastrato, o, per meglio dire, reincastrato con “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” naturalmente dei Beatles e poi con “Mermaid Avenue” di Billy Bragg & Wilco, due dischetti appena usciti insomma 🙂
Domanda Nonsense: ma ce lo avevi l’amico immaginario quando eri piccolo?
Ce l’avevo e ce l’ho ancora, si chiama Urbano e lo faccio pure suonare nei miei dischi.
A cura di Laura De Angelis