La band palermitana Le Formiche è tornata con un nuovo singolo intitolato “Tanto Così”, brano che fonde le sonorità del cantautorato rock italiano con testi e atmosfere che rimandano alle nuove tendenze indie.
Egle Taccia li ha incontrati per conoscere i loro progetti futuri.
Mi raccontate la vostra storia?
Ci siamo incontrati subito dopo il liceo, suonavamo in band diverse, generi diversi.
Frequentavamo gli stessi garage, gli stessi locali, si andava agli stessi concerti, eravamo, prima di essere “compagni” , amici. Poco dopo ci siamo ritrovati a suonare per la stessa causa, leFORMICHE.
Loro sono dei “musicisti”, hanno studiato musica, io invece sono autodidatta, ma ho tanta voglia di fare e ho sempre sognato la super band, quella del “tutti per uno, uno per tutti” per intenderci. Penso che il mio sogno si sia realizzato.
“Tanto Così” è il vostro singolo, che anticipa l’album di prossima uscita. Mi parlate del brano?
Tanto Così è un brano che parla delle difficoltà che spesso abbiamo nel dimostrare i nostri sentimenti, non è sempre facile ammettere al proprio partner di esserne innamorati e a volte di esserlo al punto tale da poter rinunciare a tutto e tutti pur di non perderlo, io non sono mai stato bravo a comunicare i miei sentimenti, questa canzone, in qualche modo, mi ha aiutato a farlo.
“Guarda bene come apro le braccia” un gesto tanto infantile quanto profondo, roba che solo i bambini con tutta la loro ingenuità riescono a fare senza paura di dichiararsi.
Non ho fatto tutto da solo, mi ha dato una mano Vincent Hank (the Heron Temple), abbiamo scritto insieme alcune parti del testo che non ci soddisfacevano.
Come mai avete scelto proprio questo pezzo per presentarci il nuovo album?
E’ stato l’ultimo brano che abbiamo scritto, avevamo già un numero di brani che ci soddisfaceva, poi è venuto fuori all’improvviso, non pensavamo nemmeno fosse un brano adatto a stare all’interno del disco, vuoi sapere la verità? Non è stata nemmeno nostra l’idea di usarlo come primo singolo, ma di un nostro caro amico. Un pomeriggio nel nostro home studio, dopo aver ascoltato tutti i brani insieme a Duilio ed Ernesto de i Giocattoli (il secondo ha anche registrato alcune chitarre), loro uscirono canticchiando quel ritornello e allora Duilio ci ha convinto a fare uscire questo brano come primo singolo.
E aggiungo un’altra verità, non siamo nemmeno sicurissimi di far uscire direttamente il disco per intero, stiamo valutando l’idea di continuare ancora per un po’ con i singoli, crediamo siano meno pretenziosi e più efficaci per corteggiare un pubblico in crescita.
Cosa potete anticiparci sui vostri prossimi progetti?
Di sicuro, una volta fuori i primi singoli, vogliamo concentrarci sull’attività dal vivo, siamo una band che esiste da anni, con un notevole numero di live alle spalle ma soltanto un disco fuori prima di questo.
I concerti sono sempre stati la nostra priorità, raccontare le nostre storie faccia a faccia con le persone è la cosa più bella che esista, secondo noi, quindi non vediamo l’ora di risalire sul palco.
Qual è il segreto per fondere il rock con le nuove atmosfere indie-pop?
Non saprei, non credo esista una ricetta e quindi ingredienti più o meno giusti; forse, essere consapevoli di chi vuoi sia il tuo pubblico può essere d’aiuto, i linguaggi cambiano velocemente, le mode vanno e vengono a rotazione, ma gli argomenti sono sempre gli stessi, come è normale che sia. La vita, più o meno, è fatta per tutti delle stesse problematiche o desideri, da sempre. La nostra è una generazione piena di ansie e incertezze causate dalla società e dal momento storico che viviamo, i giovani non vedono un futuro ed i giovanissimi nemmeno vogliono immaginarlo, ma era così anche ai tempi di Woodstock.
Io credo che l’Indie-pop o itpop, che dir si voglia, sia la perfetta colonna sonora dello stato d’animo che in tanti ci portiamo addosso.
Che periodo sta vivendo la vostra Palermo dal punto di vista musicale?
Noi siamo mancati per un anno, abbiamo vissuto a Torino, città piena di fermento musicale, e sai, per chi viene da giù come noi, città come Torino o Milano, sembrano anni luce avanti.
Tornando ho notato che nel tempo, poco a poco, stanno succedendo tante cose, ci sono un sacco di progetti venuti fuori da questa città maledetta e tanti artisti stanno crescendo a vista d’occhio. Io sono contento di essere tornato, qui la gente ha fame e vedi nei loro volti, come dice Apollo nel film Rocky, “gli occhi della tigre”.
Avete collaborato con numerosi artisti. Ce n’è uno in particolare a cui siete legati?
Sono state brevi collaborazioni, per lo più, la produzione di un brano piuttosto che la scrittura di un testo, ma per chi viene dal basso come noi sono esperienze “enormi”. Di sicuro Ale Bavo è stato ed è uno degli artisti che più ci ha aiutato a crescere e non solo come musicisti/artisti, ma anche come persone. Lui è una persona molto sensibile, ti osserva e ti aiuta a scoprire il tuo potenziale, come curarlo, migliorarlo, ma senza mai facilitarti il percorso, a volte puoi non riuscirci ma col tempo impari a capire. Non fa altro che dirti: “Datti una mossa, studia, migliora, ricordati chi sei e da dove vieni!”. Ammetto che non una volta mi ha messo fortemente in crisi. Ma andare in crisi, per un artista e per me in particolare è sempre stato lo stimolo più forte e Ale è sempre un ottimo stimolatore della crisi (ride).
Poi c’è stato Ermal Meta, anche con lui abbiamo trascorso soltanto due giorni, ma in due giorni è stato in grado di farmi capire qual è la miglior maniera per affrontare la scrittura di un testo, tra i suoi insegnamenti ricordo una frase in particolare “Vuoi dire qualcosa? Non giraci intorno…Dilla!”.
Domanda Nonsense : E’ vero che il problema di Palermo è il traffico?
Il problema di Palermo è che mangiamo troppa frittura!
