«Nell’era dove l’immagine patinata di Photoshop fa da padrona, e dove il numero di like sotto alle nostre foto definisce il nostro stato sociale, “UOMO!” è una celebrazione della natura umana, unica anche per i suoi difetti. – In “UOMO!” racconto anche la storia e la rivincita di un ragazzino che si è affacciato alla scena musicale quando aveva solo 16 anni e che ora ritorna con un album che meglio di qualsiasi altro racconta la maturazione da ragazzo, appunto, ad uomo».
Con queste parole Mondo Marcio ci presenta il suo nuovo album, un album intimo e sincero, nel quale il Nostro si guarda spesso indietro ripercorrendo le tappe più importanti della sua vita, con la consapevolezza dell’adulto che è oggi.
Egle Taccia lo ha incontrato per conoscere l’universo in cui è racchiuso “Uomo”.
Il giorno della festa della donna hai pubblicato il tuo nuovo album “UOMO!”. Coincidenza o scelta precisa?
In realtà né una coincidenza né una scelta precisa. È solo una dedica a tutte le donne del mondo, in quanto questo disco è una celebrazione dell’essere umano in generale, senza distinzione di genere, sesso, razza o religione, e una celebrazione non solo dei pregi dell’uomo ma anche e soprattutto dei suoi difetti.
Il titolo ricorda quello del tuo secondo album “Solo un uomo” e nei testi ti guardi spesso indietro. Hai nostalgia dei tuoi inizi?
Nessuna nostalgia, solo vittorie o lezioni.
Per la produzione hai scelto dei grandi nomi internazionali. Come ti sei trovato a lavorare con loro?
Alla grande! Avevo bisogno di aria fresca, che spesso manca qua in Italia. Questo disco, infatti, oltre che essere frutto di una ricerca personale è anche il risultato di una grande ricerca musicale e sono andato fino a Miami e New York per cercare e trovare il sound perfetto. Ci sono riuscito incontrando un grande come Swede di 808 Mafia di Miami, uno dei produttori urban più influenti della scena, che ha collaborato tra gli altri con Jay z, Drake, Future, ecc…
Ascoltando la prima traccia, Top 5, si nota sia uno sguardo verso il tuo passato che una critica verso la falsità della nuova scena, critica che ritroviamo anche in “Nuova Scena”. Cosa pensi sia successo al rap in questi anni?
In realtà non è una critica alla nuova scuola, è un ricalibramento della visuale… Ho imparato che in questo ambiente non conta cosa fai, conta cosa dici di fare. E visto che ho i fatti dalla mia, posso farlo. Purtroppo, diciamo che nel rap di oggi è cambiata l’attitudine. Quando ho iniziato io, con i miei colleghi facevo i soldi per fare la musica, per realizzare i miei dischi e trovare una mia identità. Oggi gli artisti cantano solo per guadagnare e raggiungere la notorietà.
La tua carriera si incrocia ancora una volta con la grandissima Mina, che già ti aveva concesso il privilegio di utilizzare i suoi brani nell’album “Nella bocca della tigre”. Come è nata la collaborazione su “Angeli e Demoni”?
È stato un vero onore cantare con Mina nel mio nuovo album, il rapporto con lei è unico e mi ha insegnato molto. Sin dai tempi di “Nella bocca della tigre” ci siamo sempre tenuti in contatto e quando ho scritto “Angeli e demoni” ho capito che era perfetta per lei, così gliel’ho subito proposta e lei ha accettato.
Spesso si dice che il rap sia un mondo assolutamente maschilista, ma tu hai sfatato questo mito scegliendo di devolvere il ricavato del singolo “Vida Loca” a sostegno delle vittime di tratta, sfruttamento sessuale e maltrattamenti. Come mai questo tema ti sta particolarmente a cuore?
Sono stato cresciuto da una donna, una madre sola, e per indole sono dalla parte di quelli a cui non è stata resa giustizia. Se parli di strada e non fai qualcosa per aiutare chi ci sta davvero, stai solo prendendo in giro il pubblico e te stesso.
Domanda Nonsense: Ti è mai venuta voglia di buttare fuori qualcuno da un tuo concerto?
Spesso c’è qualcuno che dà fastidio, non a me ma ad altri che vogliono godersi lo show. Fortunatamente non sono mai stato così pazzo da scendere tra la folla a sistemare le cose con le mie mani… Anche se alle volte la voglia è tanta!