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No Interview – Paolo Benvegnù ci presenta “I racconti delle nebbie”

Il 1° marzo è stato pubblicato “I RACCONTI DELLE NEBBIE”, un progetto in musica e parole di PAOLO BENVEGNÙ & NICHOLAS CIUFERRI. Nato da un incontro tra i due, si tratta di una raccolta di racconti musicati, pubblicata da Woodworm in formato libro più cd audio, che nasce dall’esperienza live che Benvegnù e Ciuferri hanno condiviso nel corso del 2018, presentando in forma di reading-concerto il seme originario de “I Racconti delle Nebbie”.

In questa intervista di Egle Taccia, Paolo Benvegnù racconta del suo incontro con Nicholas e di come è nato il progetto, approfondendo i temi contenuti in questo lavoro.

Com’è nata l’idea de “I racconti delle nebbie”?

È una cosa strana perché siamo partiti con Nicholas semplicemente parlando. Lui è un insegnante di lettere nei licei, è proprio in trincea, sulla linea di combattimento perché non è facile in questo momento fare l’insegnante, tanto più di Italiano e di Storia, perciò abbiamo cominciato parlando di storia, poi lui mi ha detto che scriveva dei racconti, me ne ha fatti leggere alcuni e semplicemente ci siamo detti “facciamo qualcosa in cui tu declami i tuoi versi e io intorno a te costruisco piccoli mondi musicali e, ogni tanto”, visto che Nicholas è un musicista, “ci scambiamo i ruoli, io magari racconto qualche storia e tu suoni”. Un’idea molto semplice di base, che però piano piano è diventata qualcosa di più concreto e questo grazie a Nicholas, perché ha la capacità di leggere i fatti, la realtà, con delle prospettive che io non colgo, è come addentrarsi nel mondo degli altri e sono sempre molto curioso del mondo degli altri, perciò devo ringraziare Nicholas che ha voluto mettersi in gioco.

Ricordi il primo incontro con lui?

Il primo incontro degli ultimi anni lo ricordo, è avvenuto dopo un concerto ad Assisi, vicino ad Assisi, abbiamo parlato di fare dei corsi di musica e di espressione insieme. In realtà ci eravamo visti anni fa a Frosinone in un posto che si chiama “Cantina Mediterranea” ed io mi ricordavo di lui, perché abbiamo parlato in maniera molto intensa e approfondita di etica, del senso della vita e della musica. Questo incontro è testificato da una fotografia che non so chi abbia scattato ed è lì, perciò era evidentemente un incontro che dovevamo frequentare in maniera decennale, era un incontro al quale dovevamo prepararci.

Quali sono i temi che trattate nell’album/libro?

I temi sono questi. Nicholas ribalta le situazioni, un racconto che può sembrare parlare di prostituzione, in realtà è un racconto che parla di precarietà e di impossibilità di vivere la vita secondo un respiro vagamente umano. Spesse volte si parla di nevrosi, che siano nevrosi legate alla difficoltà di vivere la città, oppure una realtà urbana, che siano nevrosi legate all’assenza dei desideri, non solo di ciò che si desidera, ma anche addirittura del desiderio stesso, ed evidentemente queste storie hanno strettamente a che fare con quello che ho scritto anche io, nel senso che i temi sono molto vicini, però Nicholas ha questa brillantezza di affrontare prospettive che io non avevo nemmeno osato sfiorare, ecco perché tutto quello di cui parla Nicholas a mio parere ha una valenza importantissima, perché è arrivato a sondare delle altezze che io non avevo mai nemmeno sfiorato.

Qual è il racconto che preferisci?

A me piace “Sideways”. È un racconto che parla della nevrosi che cresce all’interno della società nel momento in cui si perde il contatto con la natura e perciò i tempi diventano simili a quelli che viviamo adesso, cosa che è capitata in maniera, secondo me, assolutamente traumatica negli anni ’30 del ‘900, dove la realtà urbana e i ritmi di lavoro sostituivano ritmi millenari del mi alzo all’alba, vado a dormire al tramonto e faccio delle cose molto semplici. Invece la complicazione, ai tempi, portò alle prime nevrosi, poi venne il post-strutturalismo francese, fino ad arrivare alla legge Basaglia. Ovviamente all’interno della legge viene affrontato anche questo tipo di impossibilità di vivere la realtà. Mi piace perché parla della follia come di un’opportunità e va al di là della retorica per cui spesso si dice che tra il genio e il folle c’è una linea quasi indistinguibile. Io non la penso così, il folle è folle, il genio è genio, anzi il genio non è genio, il genio è normale. Mi sembra di notare in questo racconto questa grande volontà di apertura verso il cielo, questa grande volontà di slanciarsi oltre le cose, oltre alla visione parziale che noi uomini ovviamente abbiamo e questa è una cosa bellissima. Ogni volta che facciamo questo spettacolo dal vivo mi emoziono in maniera particolare.

Portare la letteratura nei luoghi della musica è un buon modo per combattere la crisi del libro?

Se ci fanno andare più che altro è un antidoto per la disattenzione. Questo è un momento in cui la disattenzione è massima, in cui la musica viene fruita come acqua minerale, caffè e ginseng, insomma anche con grande svogliatezza delle volte, quasi come se non se ne potesse fare a meno, ma senza una funzione veramente importante dal punto di vista comunicativo. L’idea che abbiamo avuto con Nicholas è stata semplicemente quella di cercare di far in modo di avere dei tempi dilatati e se qualcuno ha voglia di ascoltare delle storie può addentrarsi in quei mondi. Nulla di trascendentale, non è nulla di rivoluzionario, però secondo me è qualcosa di importantissimo e di utile adesso e non dev’essere necessariamente fatto da noi, ma in generale.

Domanda Nonsense: Hai una storia da “Ford Focus” da raccontarci?

Sì. Nicholas tiene spesse volte a sottolineare che sono quasi tutti racconti di fantasia, ma “Ford Focus” non è un racconto di fantasia, è quello che è capitato a me e alla mia Ford Focus, esattamente. Questa è la domanda Nonsense, ma in realtà ha un grande senso. Me la ricordo ancora esplodere e io costretto a pagare l’asfalto bruciato ai vigili, un’esperienza che non vorrei mai più ripetere.

Written By

Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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