È uscito il 16 febbraio Scopri come ha fatto Il Re Tarantola a fare 50.000 euro in una settimana, il nuovo album de Il Re Tarantola, progetto lo-fi/indie/rock/alternativo di Manuel Bonzi, cantautore bresciano.
Dopo il primo singolo pubblicato a gennaio, “Sono un campione a ballare da seduto”, da pochi giorni è online il video del secondo singolo estratto, “Non ho mai avuto il fisico di una volta II”.
“Scopri come ha fatto Il Re Tarantola a fare 50.000 euro in una settimana”…possiamo dire che se uno si sofferma solo al titolo fa un errore madornale?
No, non potete. Altrimenti molta gente potrebbe non volere più ascoltare il disco.
A parte questo, l’album parla di sfiga e doveva proprio chiamarsi “La sfiga” e l’ho cambiato proprio negli ultimi giorni prima della stampa.
Il cambio di titolo l’ho pensato perché intitolare l’album “La sfiga” sarebbe stato troppo palese, si capisce già fin troppo chiaramente che le canzoni parlano di quella cosa lì, allora, più che rafforzare il tema dell’album, ho optato per rappresentare il contrario, cioè la fortuna, in maniera più squallida possibile, come appunto in quegli annunci che compaiono su internet, dove c’è qualcuno che ti svela il segreto di come diventare ricco in una settimana.
Mi sembrava un titolo più artistico, o comunque più divertente.
Partiamo dalla musica: sound in un certo senso più aggressivo, pop che va a braccetto con il punk e la predominanza della chitarra elettrica…
La chitarra elettrica è praticamente morta nella musica popolare degli ultimi anni ed uscire con un album di musica completamente fuori moda, mi sembrava molto coerente per un disco che parla di sfiga.
Per quanto riguarda i testi: al centro di tutto la sfortuna, meglio conosciuta come sfiga, ma non per questo si deve pensare ad un disco deprimente, anzi, è un elogio dell’ironia. Dico bene?
Dici bene, ma non benissimo.
Può essere deprimente ed ironico allo stesso tempo, non esistono solo il bianco ed il nero.
La tristezza la si può affrontare in diversi modi, forse la maniera migliore per combatterla è l’ironia, ma non è che si può far finta che non esista.
Questo album ha dei livelli di depressione bassissimi, nei quali non mi ero mai addentrato così profondamente nella scrittura dei dischi.
Mi viene in mente il pezzo “Mi odio” o, per quanto riguarda una visione più collettiva che individuale, le canzoni “Eroina per bambini iperattivi” o “Non ho mai avuto il fisico di una volta II” dove, tra l’altro, oltre ad essere tutto molto triste è anche tutto molto reale.
Sono pezzi così tristi e reali che fanno ridere.
Comunque sì, il piangersi addosso non lo trovo appagante, né stimolante, né costruttivo.
“Boero” e “Agguati” sono due brani che trattano un tema analogo: la sensazione di sentirsi in gabbia della generazione anni ’80 e contemporaneamente la tendenza al lamento facile senza lottare davvero per riprendere le redini della propria vita. Tu dove ti collochi?
Personalmente finora mi sento abbastanza fortunato rispetto alla media, ho un lavoro, salute, amici, mi diverto, suono ecc… tutte quelle cose che servono per campare abbastanza tranquillamente e per vivere bene con quello che c’è, magari devo fare dei sacrifici a volte, ma non ho molto di cui lamentarmi e non mi sento in gabbia.
Se devo farmi dell’autocritica, dal punto di vista sociale mi colloco in uno stato di accettazione e poca lotta, se fosse per me sarei un pacifista del cazzo, ma visti i tempi bui, i diritti, le libertà e la cultura che ci stanno togliendo, penso che tra pochissimo sarà inevitabile lottare, anche per chi non ha mai preso una posizione, quindi è solo questione di tempo.
Comunque ecco, non mi piace molto il lamento, ma a volte mi lamento.
Raccontaci qualcosa del video del primo singolo estratto, “Sono un campione a ballare da seduto”, un omaggio a “Enjoy the silence” dei Depeche Mode.
Il video è stato ancora una volta autoprodotto da Laura Polonini e me, con una reflex e basta.
Inizialmente volevamo fare un videoclip vestiti da Guns’n’roses, non so perché, poi ci è venuto in mente questo video dove Dave Gahan dei Depeche Mode va in giro per il mondo vestito da re, con una sedia sdraio in mano e dopo un po’ ci si siede.
Sembrava perfetto per un video del Re Tarantola intitolato “Sono un campione a ballare da seduto” che parla di “gruppi che imitano gruppi, che imitano gruppi, che imitano…”
Però volevamo coinvolgere anche dei nostri amici per rendere la cosa un po’ più allegra, quindi abbiamo optato per riprendere più band o videoclip famosi (es. Elvis, Beatles, Nirvana, il video di “I wants to break free” dei Queen ecc.) dove il re dei Depeche Mode si sarebbe infiltrato da presenzialista alla Paolini.
Il risultato per me è fantastico per i pochi mezzi che avevamo.
L’artwork di copertina rispecchia alla perfezione il concept dell’album, chi è l’artefice?
L’artefice è Biro, un artista di Brescia bravissimo, che conosco da anni, anche perché pure lui suonava la batteria e c’eravamo conosciuti appunto a qualche concerto dove avevamo condiviso il palco.
La copertina (che ritrae un gatto nero alla guida di un auto, che si spaventa perché nota Il Re Tarantola davanti che gli attraversa la strada) rispecchia il concept dell’album anche perché, come detto prima, l’album doveva proprio chiamarsi “La sfiga”, lui l’ha realizzata seguendo quelle indicazioni lì, poi io gli ho fatto cambiare il titolo alla fine…
Di questa copertina vado totalmente fiero, è bellissima, infatti abbiamo fatto anche delle tazze che potete comprare ai nostri concerti o sul sito http://www.ilretarantola.bandcamp.com
Le prime date del tour sono già andate, sensazioni a caldo?
Faceva freddo.
A parte questo tutto bene, la prima data al Lio Bar di Brescia è stato un delirio, c’era un sacco di gente che ballava e si divertiva e ci siamo divertiti anche noi.
Questa per ora è stata l’unica data in elettrico, le altre le ho fatte in acustico chitarra e voce e lì la cosa è un po’ diversa, è una sorta di concerto/cabaret, di solito la gente è seduta e si concentra più sulle parole.
Per fortuna il pubblico è sempre bravissimo, ride, collabora e si diverte, quindi di solito si va a casa tutti contenti ed arricchiti spiritualmente.
In più noto che i risultati di anni passati in giro per l’Italia a suonare si stanno facendo vedere, sempre più spesso, dopo il concerto gente mi ferma dicendomi che è venuta apposta perché era capitata ad un mio concerto in passato, quindi fa piacere.
Fa piacere anche perché di solito quando suono da solo, vado anche in giro da solo, quindi scambiare due parole con qualcuno al di là del concerto mi aiuta a non diventare troppo sociopatico.
Domanda Nonsense: ironici si nasce o si diventa?
Si diventa ironici alla nascita.
Intervista a cura di Cinzia Canali