Canzoni che restano, canzoni che non hanno paura di affrontare certi temi “scomodi”, canzoni nitide. Bandiere è il titolo del nuovo disco di Giorgio Ciccarelli, chitarrista, cantante, autore e compositore.
Quando un disco riesce ad apparire semplice, pur con tutto l’evidente dispendio di mani e di menti sapienti che ci sta dietro, a mio avviso va di diritto tra i lavori ben fatti. Sei d’accordo?
In linea del tutto generale, sì, son d’accordo, soprattutto se ti riferisci a “Bandiere” (eh eh eh). In realtà ci son fior di cacate che appaiono semplici e con un evidente dispendio di mani e menti sapienti che ci han lavorato dietro, ma che rimangono, alle mie orecchie, cacate, magari ben fatte, ma sempre quelle rimangono…
Tutto è soggettivo nella musica e anche molto legato alla moda del momento, per cui, considerando tutto, mi prendo il tuo complimento e me lo porto a casa.
Al tuo fianco, ancora una volta, Tito Faraci alle parole. Che tipo di collaborazione è la vostra?
È una collaborazione dettata dall’amicizia. Io e Tito ci conosciamo dalla metà degli anni ’80, abbiamo condiviso parecchio per un certo periodo, poi ci siamo persi e alla fine ritrovati con qualche capello bianco in più, ma con la stessa intimità che avevamo quando ci si frequentava parecchio. Per me è stato molto naturale chiedergli di aiutarmi a scrivere i testi delle mie canzoni; abbiamo un modo di vedere le cose della vita, della politica molto simile, per questo, quando è capitato che mi recapitasse un testo, senza averne parlato prima, mi ci son trovato come se lo avessi scritto io.
Per quanto concerne gli arrangiamenti di “Bandiere”, la vera novità riguarda l’uso dei synth e dell’elettronica. Cosa ti ha spinto verso questo cambio di rotta?
Fondamentalmente mi ha spinto l’ultimo anno di tour fatto per promuovere “le cose cambiano”, fatto in duo, con Gaetano Maiorano, dove un certo tipo di elettronica e qualche synth han fatto capolino nel live, per poi fagocitare quasi completamente il resto degli strumenti. È stata un’esperienza che mi ha coinvolto e soddisfatto parecchio e legandola al fatto che avevo chiaro in mente di voler fare qualcosa di diverso rispetto al mio passato, ecco che l’idea di un arrangiamento “nuovo” per i miei canoni, me la son trovata già pronta.
La disattenzione tipica d’oggi nell’ascoltare un album pensi sia dovuta più ad una mancanza di contenuti di valore o, al contrario, ad un’assuefazione alla superficialità?
La seconda che hai detto…
Il fatto è che, oltre ad un’assuefazione alla superficialità, bisogna fare i conti con la modernità e con la velocità che la modernità ti spinge ad avere. Credo che anche io, se a 20 anni avessi avuto una scatoletta con dentro tutta la musica del mondo, non mi sarei soffermato su quei pochi dischi che hanno poi contribuito a formarmi artisticamente. Avrei bulimicamente ascoltato tutto e non mi sarei soffermato su nulla, producendo poi, probabilmente, negli anni della mia maturità artistica, cacate apparentemente semplici, con un dispendio di mani e menti sapienti dietro, ma pur sempre cacate, come tante ce ne sono in giro oggi…
La prima parte del tour si è conclusa, per i live estivi che modifiche pensi di apportare?
Faremo pochissimi live quest’estate, la dimensione intima, da piccolo club è quella che più mi/ci confà, ci rivedremo in autunno…
Domanda Nonsense: come te la cavi con il bricolage?
Il dizionario, alla voce bricolage dice: “lavoro dilettantesco di tipo artigianale eseguito per hobby”, ecco questo è sempre stato il mio modo di approcciarmi alla chitarra, da completo autodidatta, per cui, posso dire di cavarmela bene col bricolage…
Intervista a cura di Cinzia Canali