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No Interview – Stella Maris: Un viaggio nei migliori anni ’80

Quando nel 2017 ti trovi tra le mani un album suonato dall’inizio alla fine, dove l’elettronica è solo un miraggio, ti viene quasi voglia di urlare al miracolo. Questo è quello che si prova quando si comincia ad ascoltare l’esordio (che poi vero e proprio esordio non è) degli Stella Maris, progetto che vede nella propria formazione nomi di tutto rispetto quali Umberto Maria Giardini, Ugo Cappadonia (Cappadonia), Gianluca Bartolo (Il Pan del diavolo), Emanuele Alosi (The Grooming) e Paolo Narduzzo (Universal Sex Arena). Stella Maris, l’omonimo album, è un lavoro godibilissimo, pieno di suoni rarefatti, dove le chitarre sono protagoniste assolute, perfetto per tutti quei nostalgici della scena britannica degli anni ’80, che mise corde e atmosfere sognanti al centro della propria musica. Un album rivoluzionario e di rottura rispetto a tutta quella scena mainstream che attinge dagli anni ’80 più rumorosi, a volte più per moda che per convinzione. E’ una bella alternativa tutta da ascoltare, che vuol farci sapere che in quegli anni c’era molto di più e spingerci a ripartire da lì per ritrovare una nuova identità musicale.

Qui l’intervista agli Stella Maris.

Com’è nata l’idea di dar vita al progetto Stella Maris?

Stella Maris nasce da un’idea di Ugo Cappadonia e Umberto Maria Giardini e dalla voglia di riproporre e rigettarsi in sonorità così nobili legate indiscutibilmente ad un certo suono tipico degli anni ‘80 inglesi. Assieme coinvolgono subito Gianluca Bartolo, poi concludono chiamando alla sezione ritmica due persone che si dimostrano adattissime al progetto: Paolo Narduzzo ed Emanuele Alosi. L’idea è quella di scrivere brani inediti e carichi di passione ed eleganza. L’intento va a buon fine. Questo è Stella Maris.

Il disco si rifà agli anni ’80, ma non a quel pop tanto in voga in questo momento, bensì a quel rock un po’ sognante simbolo di quegli anni. Volete ricordarci che gli anni ’80 sono anche altro?

Gli anni ‘80 sono stati molto più ampi di quanto si pensi oggi. Il Regno Unito dettava legge e gli Stati Uniti erano dietro una tenda, ancora a capire cosa sarebbero diventati. Anni decadenti ma sinceri e ingenui rispetto a quello che esiste oggi. Tutto era molto più genuino e semplice, la rete non esisteva e nemmeno Fedez.

A proposito di mode. Che ne pensate delle mode nella musica? Fanno bene all’arte o creano solo guai?

E’ una domanda di difficile traduzione e interpretazione. Le mode esistono per coloro che non hanno spunti né idee da mettere in pratica. Un po’ come i giornalisti di settore che non avendo appigli e sufficiente cultura musicale fanno paragoni spesso fuori luogo. La musica è un calderone legato alla cultura di massa e al cambiamento della società nel tempo, in ogni sua fase, in ogni suo ciclo, si rinnova, cambia pelle e come un dna che mai muore rivisita e ripropone cose già vissute con colori e sfumature diverse. Come un testimone da passare nel tempo. Esisteranno sempre riproposizioni e rivisitazioni di esperienze già esistite prima. Ognuno assomiglia a qualcuno.

 Vi potreste tranquillamente definire una super band. Come siete riusciti a fondere le varie personalità nel progetto? Vi siete trovati bene a lavorare insieme nonostante i diversi percorsi?

No, non siamo una super band, siamo semplicemente cinque amici che suonano, si emozionano, litigano e scrivono cose molto, molto belle. Poi le vivono… lavorare assieme è stato molto semplice. In questo album d’esordio Cappadonia e Giardini si sono avvantaggiati in tempi non sospetti e hanno buttato giù una buona fetta del lavoro, poi definito assieme a tutti gli altri, ma senza l’apporto concreto di tutta la band sarebbe venuto fuori un disco diverso. Stella Maris è così perchè noi cinque siamo così.

Il primo brano ci parla di difetti. Sono qualcosa da nascondere o sono la chiave per definire la nostra personalità?

Non siamo psicologi quindi non sappiamo quale sia la chiave di lettura riferita ai difetti di ognuno di noi e di chiunque. I difetti sono difetti per chi ne ha altri diversi, quindi possono essere tradotti anche in virtù. Ogni cosa assume un significato dal verso in cui la si guarda, da cui la si osserva.

Cosa significa per voi essere alternativi o indipendenti?

Essere alternativi oggi non significa più nulla, poiché la società musicale ha cambiato direzione. Tutto è scadente e la cosiddetta alternatività come concetto è decaduto, forse addirittura scomparso. L’indipendenza, d’altro canto, come significato è divenuto estremamente ipocrita e comunque inefficiente. Non essere legati ad una major è assolutamente un gesto di grande coraggio, la sopravvivenza e il bisogno disperato di denaro anche solo per registrare un album è a volte un orizzonte difficile da raggiungere, ma nasconde in sè il segreto del gusto di fare cose genuine, belle e pregne di libertà. E’ inutile far finta di niente, oggi chi lavora con le major ha sempre una motivazione insulsa e deprimente, legata al denaro e ai vantaggi che tuttavia nel tempo sono divenuti sempre meno autentici. La discografia di un tempo è morta e sepolta e assieme a lei la sua autorevolezza.

È previsto un tour per promuovere il progetto Stella Maris?

Sono previste delle date di presentazione dell’album. Il futuro decreterà il proseguimento del progetto e speriamo dei relativi tour.

Domanda Nonsense: Prendendo spunto dall’ultimo brano, tra parentesi non sentivo un fade in in un brano non so da quanto tempo, siete tipi da cibo sano oppure amate strafare a tavola?

Siamo tutti molto diversi, ognuno segue un suo stile di vita, così come nell’alimentazione.

Intervista a cura di Egle Taccia

Ascolta Stella Maris:

Written By

Egle è avvocato e appassionata di musica. Dirige Nonsense Mag e ha sempre un sacco di idee strambe, che a volte sembrano funzionare. Potreste incontrarla sotto i palchi dei più importanti concerti e festival d'Italia, ma anche in qualche aula di tribunale!

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