Si intitola Wonderful l’esordio discografico di Greta, giovanissima cantautrice italo-americana. L’Ep, prodotto a Londra da David Ezra, contiene quattro tracce che parlano di emozioni, amore e rapporti personali.
Come ha preso forma la collaborazione con David Ezra?
Collaboro con David da tre o quattro anni. Fino a questo EP ha sempre e solo mixato e masterizzato le mie tracce (live o singoli), è molto professionale e segue molti artisti emergenti in UK, proprio per questo ho deciso di sperimentare una collaborazione completa nel suo studio Londra. Credo che questo abbia enfatizzato il sound, rendendolo ancora più internazionale. David è un perfezionista assoluto e mi ha insegnato principalmente ad essere tenace e a non accontentarmi mai, ma, anzi, a dare sempre il meglio di me in ogni singola situazione. Quindi questa collaborazione è nata principalmente dal voler fare musica, passare ore in studio, creare un progetto internazionale che potesse spaccare.
Padre italiano, madre italo-americana, hai vissuto tra Europa e States, a livello musicale quali trovi siano le maggiori differenze?
Penso che negli States, come in tutto l’estero, ci sia una maggiore apertura mentale per quanto riguarda la lingua. In Italia ancora si fa fatica a concepire un artista emergente italiano che canta in inglese o più generalmente in altre lingue straniere. Si tende quindi a rapportare il luogo di nascita alla lingua, cosa che non accade all’estero. Spero che in futuro qualcosa cambierà in Italia da questo punto di vista. Per quanto riguarda le differenze di pubblico, mi sono trovata sorprendentemente molto bene in entrambe le nazioni. Il pubblico è stato sempre molto accogliente nei miei confronti e ne sono molto felice.
E tu da che background arrivi?
Arrivo da un background di r&b/folk britannico con un tocco di Italia però (hahaha). Fin da bambina ho sempre avuto nelle cuffiette artisti come: Joss Stone, Amy Winehouse, Norah Jones, Radiohead, Sigur Ròs. Sono sempre stata legata in qualche modo alla musica da quando suonavo la batteria sulle gambe di mio padre a quando mi portavano nel passeggino ai vari concerti di artisti/amici suoi. Sempre mio padre negli anni ’90 ha pubblicato vari dischi con il CPI in Italia. Nonostante lui cantasse in italiano non ho mai ascoltato molta musica italiana. Mia mamma, appunto, è italo-americana, ho sempre fatto avanti e indietro dagli States. Proprio per questo l’inglese è la mia seconda lingua, quella con cui scrivo le mie canzoni. Mi ricordo però che da piccola a volte nei lunghi viaggi in macchina ascoltavamo artisti italiani come: Rino Gaetano, Francesco De Gregori, Franco Battiato, Fabrizio De André.
Nonostante la giovane età, hai già un bel bagaglio di esperienze sia all’estero che in Italia, dove hai aperto diverse date dei tour dei Tiromancino e di Marina Rei. Cosa ti porti da queste ultime?
Ho avuto il piacere di aprire molte date del tour di Marina Rei e dei Tiromancino l’estate scorsa. Girare l’Italia con loro è stato bellissimo e sentire 15.000 persone che cantano con te l’inciso di una cover è pazzesco, un’esperienza che porterò sempre nel cuore. Il pubblico mi ha sempre accolto calorosamente ed è stato un piacere collaborare con due veri artisti come Marina e Federico. Di queste esperienze mi porto la voglia di stare a contatto con il pubblico, la voglia di stare sul palco e di trasmettere più emozioni possibile.
E un tour tuo?
Come ho detto prima, amo il palco, vedere la gente che balla e si diverte con la tua musica. Amerei fare un tour tutto mio. Magari in futuro… Per adesso mi sto concentrando sull’ep “Wonderful” e su altri progetti che non vedo l’ora di pubblicare (non nascondo che finalmente ci sarà anche qualcosa in italiano, ma shhh).
Domanda Nonsense: i tuoi 17 anni in un aggettivo?
Domanda interessante, ho 17 anni da poco meno di un mese ma per adesso li descriverei “intensi”.
Intervista a cura di Cinzia Canali