Vi proponiamo in anteprima il nuovo video di Luca Di Maio, “Distrattico”, estratto dal secondo album “Piccole armi/Grandi imprese”, uscito a marzo e prodotto assieme ad Alessandro Asso Stefana (Capossela, PJ Harvey, Guano Padano, ecc), tra alt-folk, elettronica, world music e pop dalla grande cura testuale.
Il video accompagna l’unico pezzo strumentale del suo nuovo album ed è realizzato dall’illustratrice Claudia Marulo.
Ecco il commento dell’artista sul pezzo:
“Distrattico” nasce dalla richiesta di un’amica illustratrice (Claudia Marulo) di musicare uno dei suoi personaggi del “Bestiario dei Difetti”. Cosa hai pensato la prima volta che ti sei imbattuto in questo personaggio?
Ho pensato che è molto carina l’idea di creare degli animaletti che nascono da dei difetti e che poi cominciano a vivere di vita propria. E ho cominciato a immaginarne qualcuno anche io.
Ti senti simile a lui in qualcosa?
Pur essendo io una persona distratta, nel senso di trovarmi spesso “altrove”, non credo di essere una persona disattenta, che è il difetto principale del personaggio. In linea di massima, quindi, no, però devo ammettere che sento molto vicina a me questa parte della descrizione fattane da Claudia: “Non si può però allevarlo in cattività, chiuso in un ambiente piccolo e privo di stimoli, perché allora deperisce e muore in un lasso di tempo assai breve”.
Quale genere musicale lo rappresenta meglio?
Mi sono divertito a scrivere un brano che mischiasse diversi stili, finendo per sembrare un brano di una musica etnica che non esiste, un po’ rebetiko, un po’ cumbia, un po’ beguine. Un brano discontinuo. Claudia mi ha confessato di avere un’idea diversa in mente, ma questo è il bello di questo tipo di collaborazioni: affidarsi a un altro artista e dover rinunciare al controllo totale sulla propria creazione.
Il video vede nascere il personaggio dalle mani di Claudia. Come vi è venuta in mente l’idea di accompagnare il brano con un tutorial?
È stata l’idea più naturale e più semplice per accompagnare questa collaborazione. E poi mi piace che non ci sia nessun effetto speciale, nessuna storia, che sia molto poco dinamico. Che sia, insomma, lontano dalla frenesia che ci circonda eppure, in qualche modo, estremamente appagante.
Non è il primo video in cui ti affidi a un illustratore. Cosa ti affascina del mondo delle immagini?
Mi intriga il modo personale con cui gli illustratori guardano e rappresentano il mondo che ci circonda. Però, per quanto riguarda i video precedenti, abbiamo mischiato un po’ le carte: nel video di “Sabbia” – dal precedente disco “Letiana” – c’è la grafica 3D e uno studio serio sui glitch, mentre per “Dove sei?” ho chiesto all’illustratore Saleh Kazemi di usare la macchina fotografica invece delle matite.
Questo è l’unico strumentale del tuo secondo disco “Piccole armi/Grandi imprese”. Con questo titolo vuoi dirci che le grandi rivoluzioni nascono dalle piccole cose?
È un modo di intendere il titolo, sì. Quello che intendevo io è che anche nonostante i pochi mezzi a disposizione – magari inadeguati – spesso si può mirare a imprese molto importanti. Con un po’ di sarcasmo mi riferisco anche al processo di realizzazione del disco, che è un’autoproduzione.
La storia che sta dietro a questo album è molto interessante. Ce la racconti?
Un giorno, a casa dei miei genitori, ho trovato una scatola di cartone, impolverata e rovinata ma piena di foto. Erano foto dei miei nonni paterni. Tra queste, c’erano molte foto che nonno (che io non ho mai conosciuto) ha scattato in Africa durante le guerre coloniali. Mi hanno colpito molto, anche perché ritraggono dei combattenti indigeni con armi davvero inadeguate a combattere quegli infami degli invasori e i loro fucili, i loro cannoni. Ovviamente, mi ha fatto subito pensare al titolo che avevo in mente per il disco e a quanto fosse incredibile la coincidenza. Così, una foto di nonno è diventata la copertina del disco, con il titolo apposto sopra dal mio amico Francesco Bordo, in arte Nasov.
Per i brani hai utilizzato strumenti anche molto insoliti. La tua intenzione era quella di proporre un suono molto diverso da quelli a cui siamo abituati?
Non credo fosse qualcosa di premeditato. Io ascolto tantissima musica, da quella etnica alle sperimentazioni elettroniche, e credo fosse fisiologico che un po’ di tutto questo fosse assorbito dai nuovi arrangiamenti. Di certo posso dire che non trovo molto stimolo nel “già sentito” e che mi diverte molto “vestire” i brani, senza fermarmi alla prima soluzione.
Domanda Nonsense: qual è la cosa che ti dimentichi sempre quando esci di casa?
Qualsiasi cosa esca dalla routine di quello che porto abitualmente con me. Ad esempio, se devo spedire delle lettere, le dimentico a casa. Se devo gettare il vetro, lo dimentico a casa. Se devo pagare le bollette, e così via…
Guarda il video in anteprima:
