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No New: As If, il nuovo disco di Enrico Ruggeri

A tre anni dal precedente lavoro “Gli occhi degli altri”, Enrico Ruggeri, musicista sperimentale bergamasco, torna con “As if”, un anomalo best of  di un progetto, mai portato a termine, a metà fra la performance concettuale e la parodia della bulimia da pubblicazione del nostro tempo. Il disco, in cui sono presenti sei tracce ottenute mescolando null’altro che synth analogici e manipolazioni digitali, presenta una novità rispetto alla produzione passata: scoprite insieme a noi di cosa di tratta, buona lettura!

 

“As If”, il tuo ultimo lavoro, è la sintesi e, probabilmente, la fine di un percorso sonoro iniziato con la pubblicazione nel 2012 di “Musteri Hinna Föllnu Steina”: raccontaci meglio di cosa si tratta.

Avevo tantissime tracce pronte che, nelle intenzioni iniziali, avrebbero dovuto confluire in progetto più ampio e provocatorio, ossia, una sorta di performance artistica sul web in cui avrei pubblicato su Bandcamp 30 dischi in 30 giorni consecutivi. Dopo avere prodotto più di venti ore di materiale ho abbandonato l’idea, così ho pensato di raccogliere alcune tracce in un disco che avesse una sua coerenza e identità. La scelta dei brani si è concentrata su quelli con le atmosfere più melodiche e, in un certo senso, romantiche.

Le sei tracce che compongono il disco presentano una novità rispetto al passato, la presenza di una voce umana: un modo per squarciare gli scenari “inumani” dei brani?

La poesia in apertura del disco, la custodisco come un piccolo tesoro da una quindicina d’anni. L’autrice è una ragazza jugoslava di cui ormai ho perso le tracce, il testo, nel suo claudicante linguaggio (la versione originale è in italiano), mi ha sempre commosso per la profondità e consapevolezza che trasmette. È una poesia che, alla fine, invoca l’oblio (e qui ritorna l’inumano) ma che, secondo me, cela un forte senso di speranza. Almeno credo sia così, si presta a più interpretazioni. Viste le atmosfere dei brani credo sia l’introduzione più adatta agli scenari struggenti che poi si succedono.

La copertina e il booklet digitale sono stati realizzati utilizzando le fotografie di Giordana Parizzi: spiegaci meglio come è nata l’idea e di cosa si tratta

Le foto di Giordana, con le loro distorsioni che trasfigurano i corpi ed i volti in forme allungate e ritorte, sono, a tutti gli effetti, dei ritratti. C’è l’oblio dell’assurdo e dell’inumano e c’è l’umano senso di appartenenza che affiora comunque nel riconoscersi in quelle forme. Quelle foto sono il perfetto trait-d’union  tra la poesia che introduce il disco e i brani che la seguono.

Come nascono i tuoi brani? In genere, segui sempre lo stesso percorso o tutto è affidato all’ispirazione del momento?

Io sono quello che a sedici anni teneva le mani sul quattro piste per registrare i primi demo del gruppo trash metal in cui sbraitavo. Questo, per dire, che “smanetto” da tanti anni (ora ne ho 48) e quindi un metodo vero e proprio non ce l’ho più. Di volta in volta, attingo alle mie esperienze o tento nuovi percorsi. Direi che mi affido quasi sempre all’ispirazione (ma direi più all’urgenza) del momento. A questo poi succede una cura certosina dei dettagli in cui tento di mantenere il fuoco del brano e di non perdere mai l’intensità e la freschezza iniziale.

Il disco, completamente autoprodotto, sarà disponibile esclusivamente in digitale sulla tua pagina Bandcamp: quali sono le ragioni di questa scelta?

Una volta ultimato il disco l’ho inviato a diverse etichette, mi hanno risposto giusto un paio, declinando gentilmente. Siccome per me questo disco rappresenta la chiusura di un percorso, e non volevo posticiparne troppo l’uscita, non ho avuto alternative.

Ci salutiamo con una domanda per noi rituale: cos’è per te nonsense?

Ma che domande! È proprio vero che la gente non la conosci mai d’imparare!

A cura di Laura De Angelis

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