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No New – “Atlas”, il coraggioso ed intenso esordio di Pieralberto Valli

Dopo quattro dischi con i Santo Barbaro, Pieralberto Valli ha deciso di intraprendere un percorso da solista. Atlas è il titolo del suo album d’esordio, uscito a febbraio per Ribèss Records. Un lavoro fuori da ogni tempo, che merita un ascolto attento per poterne apprezzare ogni singola sfumatura.

 

Come hai maturato la scelta di comporre un disco da solista?

Presto o tardi bisogna ripartire dall’uno, ricominciare dal principio, per darsi slancio, per ritrovare la via. I gruppi sono esperimenti sociali molto stimolanti, ma poi ti viene voglia di analizzarti nel profondo, ed è una cosa che puoi fare solamente da solo. Tutti i dischi che ho fatto parlano di me, mi rappresentano, ma avevo voglia di centrare il punto della questione per segnare l’inizio di una pagina nuova.

 

Ad un primo superficiale ascolto, il “protagonista” dei brani di “Atlas” sembri essere tu; in realtà c’è sì un uomo, ma è un uomo nuovo, che deve ancora arrivare…spiegaci meglio.

Siamo tutti in attesa di qualcosa. Quell’uomo è l’uomo come è stato e come sarà, e l’uomo come non è. Allo stesso tempo sono io, per come sono stato e sarò, e per come non sono. È l’uomo nuovo, l’uomo vero, quello che ha trovato il centro, che ha svelato il mistero, che si proietta in una dimensione diversa da quella più comune. Ognuno di noi sta aspettando un alter-ego più luminoso, una copia di sé più consapevole, un nuovo battesimo, una rinascita. Ed è un processo che non si conclude, ma che ritorna ciclicamente, simile e mai uguale.

 

In questo nuovo progetto, oltre allo storico Franco Naddei, troviamo anche la collaborazione con Valeria Sturba degli Ooopopoiooo. Com’è nata la decisione di lavorare insieme?

Lavorare da soli non significa escludere il mondo. L’importante è scegliere le persone giuste. Franco Naddei è un compagno di lavoro storico, è una parte della famiglia. Valeria Sturba è stato il regalo inaspettato e la sua venuta nasce da un consiglio di Franco, che aveva già lavorato con lei. In questi casi mi fido molto dell’istinto. Io e Valeria ci siamo sentiti solo al telefono e ci siamo dati appuntamento direttamente in studio per le registrazioni. Come sempre accade, non si sbaglia mai quando ci si fida dei segni. Ora sta suonando, tra gli altri, con Cristina Donà. E questo ti dice già tutto.

 

 

La tua notevole capacità di scrittura l’hai messa anche a servizio dell’editoria scrivendo un libro, “Finché c’è vita”; pensi ripeterai l’esperienza?

In verità non mi sto ponendo il problema. Se verrà un momento in cui penserò di avere qualcosa da dire in forma di libro lo farò, ma questo non deve diventare un’auto-costrizione. Non ci sono obblighi nell’arte, altrimenti diventa un lavoro qualsiasi, e allora l’arte evapora e, nel migliore dei casi, ti lascia solo qualche traccia sul conto corrente.

 

In passato hai vissuto in Inghilterra, Bosnia e Spagna. Viaggiare e scoprire nuove culture, nuove forme d’arte arricchisce anche la tua di arte?

Beh, certamente. Poi questo lo si può fare muovendosi o stando fermi, cioè facendo muovere il mondo piuttosto che inseguirlo. Tutto nasce dalla curiosità con cui si guarda ogni singola scena della quale siamo protagonisti o spettatori. Ogni cosa racconta una storia, apre uno squarcio, rivela una verità. E quella verità è una sfera che può schiudersi o rimanere imprigionata. Tutto dipende dalla nostra volontà di vedere. Come sempre.

 

Nelle tue composizioni c’è qualcosa che mi rimanda ai CCCP…sbaglio?

È una domanda che mi fate spesso. Niente si crea dal nulla. Esistono persone che ci hanno preceduto e che hanno lasciato un segno nella nostra cultura. Poi uno può scegliere se fare tesoro dell’esempio di Ferretti o degli 883. Sono entrambe scelte ragionevoli. Ciascuno risponde a sé. Ognuno cerca di vivere la musica per la funzione che sente più propria, più sincera. Io continuo a credere che la musica debba (anche) avere il ruolo che tradizionalmente ha avuto, sin dalle civiltà più antiche, e cioè che debba parlare di noi in una dimensione più alta, religiosa se vuoi, mistica, esoterica, magica. Non è l’unica via; solamente una tra le tante. In questo non mi sento più coerente o intelligente di altri che hanno scelto altre direzioni. È semplicemente quello che sono chiamato a fare. E cerco di farlo con la massima devozione.

 

 

Intervista a cura di Cinzia Canali

 

Written By

Cinzia Canali nasce a Forlì nel 1984. Dopo gli studi, si appresta a svolgere qualunque tipo di lavoro, ama scrivere e ha la casa invasa dai libri. La musica è la sua passione più grande. Gira da sempre l'Italia per seguire più live possibili, la definisce la miglior cura contro qualsiasi problema.

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