È un augurio quello che i Portobello fanno ai loro fan, il disco d’esordio si intitola, infatti, Buona Fortuna. L’album, uscito a maggio per l’etichetta Iuovo, è un lavoro tendenzialmente eterogeneo con brani che spaziano dal pop-rock al cantautorato più moderno.
Accade spesso che un artista, dopo un periodo più o meno lungo in una band, decida di intraprendere la carriera solista, nel vostro caso è accaduto il contrario. Com’è nato questo collettivo?
Damiano: è nato per necessità. Quando due anni fa uscì il primo ep di questo progetto ero da solo, il progetto quindi era tutto mio, ma dovevo portare in alcune occasioni il disco live, con una band al seguito, quindi. Chiamai Matteo, che è il nostro attuale batterista e con lui decidemmo di contattare il resto della band. A forza di fare prove ci rendemmo conto che il sound che usciva era interessante, c’era un bel groove e affiatamento; da lì è nata la voglia di continuare come una vera e propria band.
“Buona fortuna” è, immagino, un augurio che fate a voi stessi, ma anche a chi vi ascolta. Lanciare messaggi di speranza in un periodo storico così buio è molto importante, non trovate?
Assolutamente. È un buona fortuna molto generico, che ognuno può interpretare come meglio vuole. Uno può avere bisogno di buona fortuna in amore, nel lavoro o in amicizia, questo è un periodo duro per molti, è vero, ma bisogna sempre tirare su la testa e vivere a cuor leggero, senza naturalmente mai essere superficiali.
Tra i temi affrontati nei nuovi brani troviamo anche quello legato alla precarietà del posto di lavoro, diffusissima tra i giovani e non solo. Per combattere l’ansia causata dall’instabilità avere una passione e coltivarla è sicuramente un buon antidoto, che ruolo ha giocato la musica nelle vostre vite?
Sicuramente ci fa stare bene ed è una passione che ci aiuta a vivere più serenamente. Ma la precarietà la ritrovi anche nella musica se vuoi farla seriamente, per antonomasia è uno dei lavori più difficili di tutti, perché è precario da sempre e non hai certezze che ti dia un futuro, quindi se cerchi di far diventare la musica la tua occupazione, a volte il livello di stress è pari a quello di qualsiasi altro impiego. Uno dovrebbe cercare di viverla serenamente se ci riesce, proprio come un altro lavoro (se lo ha).
Chi è il ragazzo in copertina?
Piero, il papà di Matteo (il nostro batterista) da giovane, che poi è anche il protagonista del video di “Un attimo e basta”.
C’è un artista della nuova scena musicale italiana con il quale vi piacerebbe collaborare?
Spesso ci hanno fatto questa domanda, ma forse la collaborazione può nascere solo con la conoscenza diretta di un artista o di una band. Suonare o scrivere con altre persone è una questione di feeling, una magia che deve nascere in maniera spontanea.
Dove vi piacerebbe portare i vostri brani in un futuro prossimo?
Il nostro interesse, che poi è l’interesse di qualsiasi artista, è di poter portare la nostra musica a un pubblico più numeroso possibile. Quindi qualsiasi palcoscenico ci possa dare questa possibilità per noi è il benvenuto. Forse solo i talent possiamo dirvi che non sono posto per noi, non ci interessano e saremmo fuori luogo.
Intervista a cura di Cinzia Canali