Carne è il titolo del secondo Ep di Edoardo Mantega (voce e chitarra), Luigi Frau (basso) e Raffaele Mura (batteria), ovvero I Fiori di Mandy, band alternative rock originaria di Oristano.
Abbiamo fatto una chiacchierata con il gruppo per approfondire ogni aspetto del nuovo lavoro.
Suonate insieme da due anni circa, eppure, ascoltandovi, sembra lo facciate da molto più tempo…
In effetti non neghiamo il fatto che da subito tra noi ci sia stata una particolare intesa. Sarà la comune volontà di esprimersi o i vicini gusti musicali, ma da subito siamo riusciti a trovarci, capirci: è stata una vera e propria rivelazione. Non a caso, infatti, i 3 brani di “Radici” (il nostro primo EP) sono nati nel giro di pochissime prove nel nostro primo mese di attività.
L’ultimo Ep si intitola “Carne”, come mai questo titolo?
Il titolo si rifà principalmente alla copertina ma, allo stesso tempo, sottolinea e evidenzia come la natura istintiva e viscerale dei brani all’interno dell’EP possa manifestarsi anche nell’immagine della carne nelle sue varie forme.
Alternative rock e una forte attenzione ai testi, veri e propri sfoghi nei quali probabilmente ognuno di noi riesce a ritrovare qualcosa di sé. Come hanno preso forma i brani di “Carne”?
I brani dell’EP sono nati tutti nel nostro primo anno di attività da iniziali testi scritti da Edoardo che, successivamente, abbiamo musicato. Tutto è accaduto in maniera abbastanza naturale, spontanea. Ci ritrovavamo in sala prove e, dopo qualche schitarrata e tentativi, cominciavamo a delineare il brano. C’è da evidenziare come la forma finale dei brani sia stata raggiunta solo in studio, con l’aiuto dei nostri fonici, Christian Mandas e Mattia Cuccu i quali, tra presa diretta e sovraincisioni, ci hanno aiutato a creare un suono e a concretizzare le nostre idee.
Per la copertina del disco avete scelto un’opera di Tonino Mattu. Com’è nata questa collaborazione?
La collaborazione è nata grazie a Simone Cireddu, regista dei nostri videoclip e comune amicizia con Tonino. Una sera siamo andati a visitare il suo studio e siamo rimasti a bocca aperta davanti a tutti i suoi dipinti: abbiamo ritrovato i nostri suoni nei suoi colori, le nostre idee nelle sue rappresentazioni. Da lì è nata la nostra collaborazione, che speriamo possa continuare nel tempo.
Raccontateci anche dell’esperimento scelto per il videoclip di “Invadere”.
L’esperimento è stata tutta un’idea di Simone Cireddu, che ha addirittura scelto lui il brano su cui applicare il suo progetto. È stata di apparente semplice realizzazione: Simone ha fatto ascoltare “Invadere” ad un bambino chiedendogli di reagire nella maniera più spontanea possibile, magari con un ballo: il videoclip ne è il risultato.
Che rapporto avete con il pubblico che vi segue?
Apprezziamo molto tutta la volontà di sostenerci del nostro piccolo pubblico. È una delle motivazioni per cui continuiamo a pubblicare cose nuove e per cui suoniamo dal vivo.
Domanda Nonsense: go kart o motocross?
Risposta decisamente scontata: preferiamo tutti e tre il formaggio stagionato.
Intervista a cura di Cinzia Canali
