Con King of the minibar, si chiude la trilogia discografica, iniziata con “Unmade Beds” e proseguita con “Better mistakes”, di Marti (progetto musicale del cantautore e attore genovese Andrea Bruschi). Un lavoro in cui musica, cinema, grafica e letteratura si fondono e si completano a vicenda.
Concepito a Berlino, affinato a Vienna e Praga, registrato tra Londra, Berlino e la Liguria con la produzione artistica di James Cook e l’ausilio in studio dei musicisti Simone Maggi e Claudia Natili, questo album è dedicato a tutte quelle persone apparentemente ai margini della nostra prospettiva.
Un disco pensato come una graphic novel, descrivicela un po’.
Le canzoni le ho scritte tutte a Berlino in questi anni, nella mia stanza che è piena di dischi e di graphic novels e, mentre registravamo i demo con il produttore artistico James Cook, mi sono accorto che tutte le songs erano come dei racconti brevi. L’idea di base è che fossero dieci storie ambientate in un hotel a Berlino, in cui ogni stanza è abitata da un individuo che ha una sua storia da raccontare. Da una stanza proviene la storia di Evatima Tardo, la donna fachiro più bella del mondo, in un’altra stanza invece si racconta di un un marito naufrago, perso in mare, nella camera vicino si sente l’eco dell’epoca dei cabaret tedeschi con un “Black Waltz”, mentre in quella accanto si proietta sul muro il film di John Cassavetes, “Assassinio di un allibratore cinese”.
Terzo album di una trilogia iniziata nel 2006 con “Unmade beds” e proseguita con “Better mistakes” nel 2011. Cosa differenzia “King of the minibar” dagli altri due?
King of the minibar per me è il disco più completo, perché mi sono preso tutto il tempo per pensarlo, scriverlo e confezionarlo. C’è stato un grande lavoro da parte del produttore e di tutti i musicisti coinvolti e sono riuscito a registrarlo dove volevo, sia a Londra che a Berlino, che sono per me due posti magici e il riferimento principale per quel tipo di musica ART ROCK fine anni 70’ – inizio 80’ che mi ha influenzato. Era il mio sogno fare un disco internazionale in questo modo.
Cover e art work sono stati disegnati dal fumettista Igort. Com’è nata questa collaborazione?
Io sono un grande appassionato delle graphic novels e Igort è uno dei miei fumettisti preferiti, lo seguo da tantissimi anni. Il suo racconto e il suo disegno sono incantevoli. Vorrei ricordare “5 il numero perfetto”, “Fats Waller” oppure “Quaderni Giapponesi”. L’ho conosciuto di persona due volte: una volta tramite un altro amico musicista fumettista, Davide Toffolo, e la seconda volta più approfonditamente tramite un grande autore e disegnatore genovese Andrea Ferraris (anche lui cittadino del mondo), che mi ha portato a casa sua e abbiamo avuto modo di conoscerci meglio. In quella occasione gli ho chiesto se avesse voglia di realizzare la copertina del disco, lui con grande entusiasmo ha accettato e a quel punto abbiamo cominciato a pensare al disco in una versione più definitiva e speciale e siamo arrivati a fare una confezione deluxe con libro illustrato grande, vinile colorato e cd, tutto con il suo tratto così evocativo e inconfondibile.
Vivi da anni a Berlino, città estremamente multiculturale. Quanto condiziona le tue composizioni?
Berlino l’ho vissuta da giovanissimo viaggiatore negli anni ’80 ed è sempre stata un punto di riferimento nel mio immaginario. Poi proprio grazie al primo disco dei Marti e al fatto che abbiamo fatto promozione in tutta le Germania, ma principalmente a Berlino, ho deciso di prendere una stanza e provare a vivermela e a scrivere canzoni per un anno. Alla fine quest’esperienza sta durando da 9 anni, che sono tanto tempo. Sono felice di avere fatto questa scelta che mi ha aperto un’altra finestra sul mondo e mi ha messo al centro di una vera metropoli a misura d’uomo. Passo a Berlino circa sei mesi all’anno, perché sono tantissimo in giro, ma la mia stanza berlinese è il mio laboratorio musicale dove ho scritto tutto l’ultimo album.
Cantautore e attore…dove hai percorso i tuoi primi passi artistici?
Mah, diciamo parallelamente: ho iniziato a fare le recite nel teatrino del quartiere da piccolo, ma poi la musica ha preso il sopravvento perché è troppo importante. La musica e il movimento new wave di fine anni ’70 contenevano tutto: poesia, arte , cinema, pittura, politica. È stato un movimento molto importante perché era principalmente costituito da studenti delle scuole d’arte e quindi era anche molto sofisticato e appunto completo. L’impatto è stato molto forte per me e ringrazio di aver potuto vivere quel periodo di grande e libera creatività. Essere in una band e potersi esprimere liberamente, questo è stato il messaggio del punk e del post punk. L’importante era avere una storia da raccontare, non bisognava per forza essere dei virtuosi dello strumento, ma bastava fare un percorso esistenziale.
Se dovessi citarmi al volo un brano non tuo che ti piacerebbe aver scritto?
Preferisco farti una top ten di canzoni di artisti che sono importanti per me:
1David Bowie : Heroes
2Depeche Mode : Shake the disease
3 Psychedelic Furs : Heaven
4 Tuxedomoon : In a manner of speaking
5 Tindersticks : Tiny Tears
6 Japan: Nightporter
7 Fabrizo De Andrè : la canzone di Marinella
8 Gino Paoli: Senza fine
9 Piero Ciampi: Mia Moglie
10 Luigi Tenco: Mi sono innamorato di te
Intervista di Cinzia Canali