Dopo la pubblicazione di “Alpha”, è uscito a fine gennaio Equoreaction, dei Vertical, band vicentina conosciuta per il suo stile tra black music, psichedelia e suggestioni rock. Il 30 marzo, invece, esce il terzo EP dei Vertical, dal titolo “The Evil Machine”.
In “Equoreaction” per la prima volta avete dato veramente spazio anche alle parole. A cosa è dovuto questo cambiamento?
Alla necessità di rendere più “comunicativo” il nostro messaggio. Arriviamo da 2 dischi interamente strumentali (a parte un brano firmato dal cantante Kenneth Bailey su “Black Palm”) e ci siamo sempre fidati dell’incredibile potenza di messaggio che ha la musica strumentale, questa volta però abbiamo voluto costruire la musica cucendola su alcune frasi e su un paio di testi per sperimentare questa nuova via di composizione.
Questo lavoro fa parte di una release di tre Ep, raccontateci qualcosa dell’intero progetto.
L’intero progetto originariamente si chiamava “ubauba cinema” ed era la colonna sonora di un nostro periodo di vita e di un nostro periodo musicale che ha avuto come fulcro il nostro “studio salaprove“ che si trova in un sotterraneo di un centro commerciale abbandonato “UbaUba”. All’interno di quello spazio fatiscente abbiamo vissuto situazioni paradossali e incredibili, sommate alle esperienze personali che ci raccontavamo all’interno della sala prove tra un brano e l’altro. Da questo periodo (e in quel luogo) sono state scritte le 15 canzoni. Dal sotterraneo siamo andati alla “Sauna” di Varese e abbiamo registrato i brani assieme a Martino Cuman e Andrea Cajelli, abbiamo terminato con alcune sovraincisioni in altri studi nei mesi successivi. A quel punto avevamo un bel po’ di materiale molto vario, brani strumentali, brani cantati, colonne sonore e brani synth pop. Abbiamo valutato che i “generi” dei brani erano molto diversi tra loro per cui abbiamo pensato di creare 3 ep così da avere tre uscite più omogenee tra loro: “Alpha EP01”, “Equoreaction EP02”, “The evil machine EP03”. Chi ascolterà con orecchio attento si renderà conto che i brani sono figli dello stesso periodo e incisi nello stesso nastro, ma potrà godere di 3 album abbastanza diversi tra loro, così da non annoiarsi mai.
Avete alle spalle un’attività live intensissima, avete suonato in qualunque tipo di locale e aperto anche i concerti di artisti come James Brown o James Taylor. Come vedete la situazione in Italia? Quanto è difficile “attirare” pubblico?
Per noi non è mai stato difficile attirare il pubblico nel senso che il nostro show prende dentro molti “generi musicali” e quindi un vasto pubblico, dal funk al rock passando per la dance, diciamo che la parte più difficile è trovare date e locali che permettano la riuscita del live e la copertura delle spese per far muovere 6 persone con strumenti, cosa che al giorno d’oggi non è assolutamente ovvia.
Che nuovo tipo di set porterete in giro, invece, con “Equoreaction”?
Abbiamo preparato un set “ristretto” abbastanza fuori dal comune, potete vedere nel video di “Equoreaction” che abbiamo immortalato la “posizione” del nostro live. Teniamo batteria e tastiere davanti al palco, basso chitarra e sax dietro, così possiamo stare compatti e goderci del nostro groove e del nostro odore da vicino. Così facendo abbiamo anche semplificato la logistica di spie e microfoni proprio per riuscire a suonare facilmente in diverse location.
Se vi dico Groove?
Vertical. E’ probabilmente l’elemento più caratteristico del nostro live.
Domanda Nonsense: pizza o sushi?
Pizza, così rispettiamo anche i vegetariani della band e specialmente perché siamo più black groove alla “Napoli Centrale” che fusion alla “Pizzicato Five”.
Intervista a cura di Cinzia Canali