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No New – Luci, l’esordio della cantautrice con l’arpa

C’è una nuova proposta femminile nel panorama musicale italiano: LUCI. Dal 18 marzo è disponibile il suo primo singolo pop-alternative “Dal Principio”, con una forte caratteristica elettronica e dal tono intimista, per l’etichetta Metatron e distribuito da Artist First in tutti i digital store. In questa intervista scopriamo chi è LUCI e conosciamo meglio i suoi singoli d’esordio. Buona lettura!

Cominciamo dall’inizio: chi è LUCI?

Luci è il diminutivo del mio nome (Luciana). Da sempre la mia famiglia e i miei amici più stretti mi chiamano così. Ho scelto questo nome anche perché è un progetto che nasce da alcune mie trasformazioni che mi hanno portata ad illuminare dei lati del mio carattere che spesso mi bloccavano. Quando ho imparato a lasciare andare, a non controllare, a riconoscere le mie fragilità come qualcosa di bello, ho iniziato a scrivere e portare in giro le mie canzoni.  I testi quindi sono questo viaggio interiore tra le mie oscurità e le mie “luci”.

Parlaci dei tuoi singoli: “Dal Principio” e “La semplice volontà”.

Le parole di “Dal principio” fanno riferimento al periodo precedente alla nascita di questo progetto. Nella canzone racconto, infatti, delle battaglie che ognuno di noi si è trovato ad affrontare almeno una volta nella vita contro sé stesso e il proprio corpo. Ho vissuto la scrittura del testo come un’urgenza: sentivo il bisogno di ascoltare la mia voce che mi chiedeva di non combattere più quelle battaglie. Finalmente, “leccando via quelle lacrime”, riuscivo a vedermi e assumermi la responsabilità della mia felicità, senza giudicarmi. Sebbene io non lo abbia fatto consapevolmente, a pensarci bene, anche la struttura stessa del brano suggerisce solo sul finale un’apertura e una liberazione dall’ostinato iniziale.

Invece, “La semplice volontà” è una canzone scritta dal mio amico Giuseppe Zingaro (Zin Giu dei VIITO). Racconta il seguito di un evento doloroso, le fasi di transizione, le ripartenze. Quando la vita ci mette alla prova, ci svela una parte di noi che non conoscevamo e che dobbiamo accogliere per andare avanti. Può essere per la fine di un’amicizia, di un legame che pensavamo non potesse finire mai oppure dell’emancipazione dall’infanzia. Non è chiaro esattamente da che cosa ci si distacchi, perché il tema che più interessa riguarda la costruzione della propria identità attraverso l’accettazione di un dolore.

Tu suoni il pianoforte e l’arpa: quale aspetto di te tirano fuori questi due strumenti musicali?

Grazie per la domanda! È molto interessante, mi ha fatto pensare alle differenze e alle similitudini tra i due strumenti. Il pianoforte suona, se eserciti una forza gravitazionale sui tasti, è immediato e percussivo. Invece, l’arpa suona quando abbandoni quella forza, quando la rilasci dalle dita e le note vengono prodotte un attimo dopo la tua azione. Ora che ci rifletto, le canzoni che scrivo nascono sul pianoforte quando sono più agguerrita, quando voglio urlare qualcosa in faccia a qualcuno, quando ho un’esigenza viscerale. Mentre dall’arpa sono nate le più delicate, quelle più narrative, in cui magari racconto una storia in terza persona che mi ha intenerito oppure commosso, e mi abbandono all’interpretazione.

Stai lavorando a un album?

Ho scritto altre canzoni che saranno contenute in un EP che vedrà la luce in autunno. L’arrangiamento e la produzione sono state affidate al mio caro amico Aurelio Rizzuti del Cubo Rosso Recording di Roma. Abbiamo giocato mescolando l’elettronica con gli strumenti ad arco, il pianoforte, le tastiere e la batteria, lasciando però la mia voce nuda, senza effetti, attaccata all’orecchio di chi le ascolta, come se stessi cantando le canzoni da un posto che chiunque potrebbe chiamare casa. Forse l’aspetto che più mi rende orgogliosa di questo primo lavoro discografico è il forte contrasto tra il freddo e il caldo, la morbidezza e la durezza, la profonda umanità con la quale abbiamo trattato alcuni strumenti, in opposizione alla natura industriale e ferrosa di tutti gli altri suoni. Ci siamo divertiti tanto a sperimentare senza ragionare su logiche di mercato.

Domanda Nonsense: quale piacere ti ha fatto riscoprire la quarantena?

Avevo dimenticato di vivere a due passi da una natura ricchissima tra le montagne del Molise. Nei boschi e nella natura selvaggia dietro casa mia ho ritrovato il rifugio che era stato lo stesso della mia infanzia. Ho passeggiato e respirato quell’aria: non lo facevo da tanto tempo, nonostante sia tornata qui da due anni. Con l’isolamento ho riscoperto il piacere della lentezza. Inizialmente la quarantena è stata una sfida, sembrava di essere stati catapultati in una realtà parallela. Con il passare dei giorni ho però capito che nella mia quotidianità ero molto concentrata sul fare tutto di corsa.

 

A cura di Laura De Angelis

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