“A volte, per essere felici o almeno provare a esserlo, basta togliersi un po’ di polverosi strati di inutili fronzoli, maschere e lustrini e mostrarsi semplicemente per quello che si è.”
Maru ci presenta con queste parole Zero Glitter, il nuovo disco pubblicato il 23 Novembre per Bravo Dischi: un album vibrante di energia, che con leggerezza ha il coraggio di gridare al mondo l’importanza di accettarsi e lasciarsi accettare.
Intervista di Egle Taccia
Zero Glitter è il titolo del tuo nuovo album. Volevi puntare sulla semplicità?
Volevo fingere che questo disco fosse semplice e parlasse di cose semplici, anche se non è così. Zero Glitter è una sorta di “no-filter”: vuole portare gli altri a mostrarsi per ciò che si è, senza abbellimenti o troppi giri di parole.
Cos’è per te la felicità?
I pancakes a colazione / l’applauso del pubblico dopo l’ultima canzone / tornare a casa per le feste / guardare video di gatti / innamorarmi – perdere – scriverne
Quando ti sei avvicinata alla musica e alla scrittura?
Da piccolissima. Ho avuto la fortuna di crescere in una casa piena di vinili e sia papà che mamma suonavano la chitarra. Gli strumenti musicali sono presto diventati i miei giocattoli.
Di cosa parlano i brani di Zero Glitter?
Di un lungo periodo della mia vita fatto di alti e bassi. Di diversi amori ma di uno unico e gigante. Di solitudine, fallimenti e consapevolezze. Zero Glitter è la mia crescita e sono felice che sia una crescita anche musicale.
L’hai definito come un disco più aperto verso l’esterno. Quanto è importante oggi, in questo clima di chiusura, ricordarsi di prestare attenzione agli altri e alle loro esigenze?
Bisogna stare attenti a non sfociare in ciò che gli altri vogliono sentirsi dire. Altrimenti saremmo tutti uguali. Ho deciso di parlare delle mie debolezze perchè ho pensato potessero essere anche quelle di qualcun altro, ho deciso di parlare di temi di “spessore” sapendo che non tutti li avrebbero recepiti e, in verità, va bene così.
Qual è il segreto per parlare di temi importanti usando toni leggeri?
Ti direi “l’ukulele”, almeno all’inizio per me è stato così. Scrivere con questo strumento mi ha insegnato a prendere seriamente le cose più semplici e banali e a semplificare quelle più complesse. La scrittura è sempre una bella responsabilità, specialmente quando è rivolta a qualcun altro. I brani di Zero Glitter non erano tutti pensati per uscire da una stanza, ma sono molto felice che sia successo e che non mi sia dovuta sforzare di cambiare una virgola di ciò che avevo scritto. Credo che il segreto sia l’ironia, in generale, ma in modo particolare quella fatta su noi stessi.
Parlare di amore tra donne è ancora un tabù?
No, è semplicemente un argomento che non viene preso con serietà da alcuni e con troppa serietà da altri. A me viene molto naturale scrivere delle mie relazioni con donne e lo considero un contorno della mia scrittura e della mia musica, non ne faccio il centro del mondo, non ne faccio un affare di Stato. Credo sia normale e credo vada normalizzato.
Cosa pensi del successo che l’indie-pop sta riscuotendo in questi ultimi anni?
Quello che fa chi ascolta musica indie è sostenere un progetto dalla sua nascita fino all’apice della sua crescita e questa è una cosa meravigliosa. Non considero l’indie un genere, sappiamo che questo termine significa altro, ma nel frattempo mi sento parte di una categoria. Quando ho cominciato a scrivere non conoscevo affatto questo mondo e ho fatto fatica a riconoscermi, adesso credo più o meno di essermi trovata.
Domanda Nonsense: Ci sveli il segreto per evitare un barista che non sa fare i cocktail, prima che sia troppo tardi?
Ordinare una birra è l’unica vera chance.
Ecco le date del tour:
24 gennaio – Cortile Cafè, Bologna
26 gennaio – Spazio211, Torino
30 gennaio – Sherwood Open Live, Padova
31 gennaio – Ohibó, Milano
2 febbraio – Le Mura, Roma