Minor Mali è il secondo disco dei Minor Swing Quintet, quintetto bolognese. L’album, prodotto grazie ai 200 raisers che l’hanno finanziato in anticipo, vede i suoni al posto delle parole, parla del mondo e al mondo, è una miscela perfetta di più stili, una dichiarazione d’amore verso la musica.
Sono passati circa sei anni dal disco d’esordio, “Mapo Salato”, una lunga pausa nell’epoca del tutto e subito.
In effetti una lunga pausa, che però ha dato vita ad un nuovo suono, una nostra nuova identità.
Suoniamo veramente quello che ci piace ed ancor meglio, piace tanto alle persone che ascoltano, perché le vedi viaggiare con la mente durante il concerto.
Non è un genere definito, non è un genere facile. Noi sperimentiamo e creiamo nuovi suoni e uniamo frasi musicali che probabilmente, sarebbe difficile sentire insieme.
“Minor Mali” vuol essere un motto: mai normali. Spiegateci meglio
Prima di tutto abbiamo dedicato il disco al Mali, terra a cui noi siamo molto legati, senza la quale non sarebbero nati generi musicali come il Blues. In secondo luogo è uscito il gioco di parole MAI NORMALI, che descrive un po’ come siamo noi e come vorremmo che fossero tutti.
MAI NORMALI si sposa bene con il nostro modo di vivere la musica, senza mai prendersi troppo su serio, quindi, scherzare, ridere e divertirsi perché in questo modo tutto viene meglio, non solo nella musica.
MAI NORMALI descrive anche un po’ il nostro metodo compositivo, dato che in ogni brano c’è un mondo diverso e con caratteristiche mai ovvie ma sempre ricercate.
Ognuno di voi proviene da background molto differenti ed è piacevole notare come siate riusciti a rispettarli tutti nel dar forma ai brani dell’album.
Grazie!
È forse proprio questo uno dei veri punti di forza dei MINOR SWING QUINTET.
Tra noi c’è molta stima e rispetto sia umano che musicale e questo traspare nelle nostre composizioni poiché non ci si preclude mai una possibilità di inserimento di linguaggio differente proveniente da generi musicali lontani tra loro. Per esempio nel brano BLACK SHARK siamo partiti da una progressione discendente di chitarra classica ed è venuto fuori un brano HIP-HOP con forti sonorità americane.
In “Minor Mali” spiccano anche la tromba di Fabrizio Bosso e i tamburi di Mbar Ndiaye. Com’è stato lavorare con loro?
Un’ esperienza fantastica con entrambi.
Il primo, FABRIZIO BOSSO, alla tromba, è venuto in studio con noi in fase di registrazione, poiché l’intero album è stato registrato in PRESA DIRETTA, ossia suonando tutti insieme da capo a fondo ogni brano. Lui è arrivato ed ha inciso l’assolo nel brano BLACK SHARK e noi abbiamo utilizzato e messo nel disco la sua prima esecuzione.
Il secondo MBAR NDIAYE è un famosissimo percussionista senegalese di SABAR. Si è presentato in studio con sette Sabar differenti tra loro e li ha incisi tutti in modo da creare un tappeto ritmico sconvolgente nel brano SAMBASABAR.
State macinando date su date, cosa vi sta regalando questo tour?
Ci stiamo accorgendo, alla fine del live, di non avere più 20 anni, perché essendo una esplosione di energia che cerchiamo di far arrivare al pubblico, alla fine siamo sbriciolati.
Fare tutte queste date ci dà la possibilità di suonare in contesti veramente differenti, palchi grandi, piccoli, tanta gente, poca gente, bambini, anziani, etc etc. Tutti però rimangono colpiti dalla musica e dal nostro modo di suonare e divertirci. Come dice sempre il nostro batterista Tommy Ruggero al pubblico, noi mettiamo il 50% di energia ma per arrivare al 100% serve l’energia del pubblico. Riusciamo sempre a ricevere il 50% da loro e quindi noi siamo spinti a dare sempre di più.
Domanda Nonsense: una giornata si può definire ben conclusa se…?
Se mentre sei in macchina e viaggi stai ascoltando MINOR MALI.
Se come dice GOKU “oggi ho imparato qualcosa”.
Intervista a cura di Cinzia Canali