Cri e Sara Fou: un incontro casuale ma decisamente fortunato, tanto da spingere i due artisti a lavorare ad un disco, Non siamo mai stati, uscito per Sciopero Records/Self. Una melodia che incanta, una voce che arriva potente.
Un incontro decisamente vincente il vostro, come ha preso il via questo progetto?
S: In maniera completamente casuale. Cristian stava lavorando al suo progetto solista di chitarra fingerstyle; io avrei dovuto fare la comparsa in uno dei video che aveva in mente di girare ed invece, per una serie di motivi, mi sono ritrovata a scrivere testi e melodie di quasi tutto il disco, adattandole alle complesse e raffinate linee di chitarra già presenti.
NON SIAMO MAI STATI è probabilmente uno dei dischi composti in minor tempo da entrambi! (Tra l’altro la fase di scrittura è avvenuta a distanza, siano benedette le tecnologie ).
In “Non siamo mai stati” troviamo atmosfere unplugged, elegante semplicità e una notevole attenzione ai testi… scelta rischiosa visto ciò che pare venga apprezzato oggi. Qual è la vostra visione della scena musicale italiana attuale?
C e S: Siamo piuttosto concordi nell’osservare che spesso purtroppo la qualità delle composizioni proposte a livello commerciale si sia notevolmente abbassata; crediamo che il mercato proponga artisti più “effimeri” di un tempo, meno durevoli.
Questo a nostro avviso non permette, oggi, la giusta attenzione a progetti musicali un po’ più completi e complessi, indipendentemente dal genere proposto.
Per il nostro lavoro in realtà non ci siamo posti il problema di cosa fare, quindi sì, è probabile che il disco risulti difficile ad un primo ascolto, ma abbiamo puntato a utilizzare le nostre capacità individuali per il bene dei brani che si sono modellati sotto le nostre mani in maniera totalmente spontanea.
Al disco ha collaborato anche Paolo Enrico Archetti Maestri (Yo Yo Mundi), com’è stato lavorare con lui?
C: Paolo è un amico da tanti anni: seguivo gli YO YO MUNDI già da tempo ed è stato veramente un piacere ritrovarlo in veste di consigliere, attento ascoltatore e produttore artistico; il suo apporto è stato fondamentale all’arrangiamento dei brani, che appunto si presentavano completamente “nudi” e necessitavano di vestiti di fattura pregiata.
Abbiamo voluto omaggiare lui ed il gruppo reinterpretando “Lettera di morte apparente”, mentre il suo regalo per noi è stata “L’ennesima canzone sul tempo”, della quale ha scritto testo e melodia.
I live quante soddisfazioni vi stanno regalando?
C e S: Sai, dal momento in cui tutto è accaduto così velocemente e visto che fino a qualche mese fa non ci conoscevamo, avere la possibilità di portare il progetto nei locali e nelle piazze è ed è stato doppiamente utile e soddisfacente: abbiamo avuto l’occasione di sperimentare diversi set up, scegliendo il più efficace, il più emozionante, di conoscere persone e realtà molto forti, di vedere luoghi meravigliosi e di affiatarci come musicisti.
Non è escluso, in futuro, che nell’organico possano entrare altri musicisti, perché ogni live è diverso, una sfida, e come tale va accettata ed affrontata, pensata.
Fare musica è (anche e soprattutto) un lavoro, ed è un lavoro che tutti dovremmo voler fare seriamente.
Entrambi avete alle spalle esperienze da solisti, cosa vi ha più sorpresi del lavorare in coppia?
C e S: L’idea di creare un duo artistico credo fosse proprio lontana dalle aspettative di entrambi; il disco ha avuto però una felice e rapida riuscita, nonostante le differenze di background musicale, che a conti fatti possono essere state proprio la chiave, la marcia in più che ci ha permesso di completare in maniera soddisfacente e appagante il tutto quasi senza accorgercene.
Domanda Nonsense: l’insalata in busta si lava prima di consumarla?
S: Credo che sia una delle migliori domande degli ultimi mesi: no, comunque, ci mancherebbe.
Intervista a cura di Cinzia Canali
