Onda dopo onda è il nuovo singolo di Elisa Costanzo, prodotto da Francesco Tosoni per Noise Symphony Music. Un brano che descrive il viaggio di chi lotta, di chi non ha più niente da perdere, di che ce l’ha fatta.
“Onda dopo onda” narra il racconto di un viaggio, un viaggio basato sulla speranza, sulla ricerca della libertà, sulla resistenza. Un brano profondamente legato alla triste attualità…
Purtroppo sì, attuale anche se le migrazioni esistono da quando esiste l’uomo. Posso dirti che mi hanno colpita quegli occhi profondi e pieni di speranza, gli occhi di chi non desidera altro che la propria felicità. Mi sono chiesta ripetutamente come fosse possibile negare questo diritto e la crudeltà di questi eventi, ho risposto prendendo carta e penna. Ho provato a descrivere di quella forza motrice che abbiamo dentro e che diventa inarrestabile quando non c’è più nulla da perdere.
Guardandoci intorno gentilezza e umanità appaiono come parole superflue, eppure non ci si può arrendere di fronte a questo scempio. Pensi che la musica, soprattutto l’arte in generale possa aiutare nel cercare di sensibilizzare le coscienze?
Non possiamo arrenderci e soprattutto non possiamo dimenticare che l’accoglienza è la base della civiltà. L’arte è un potentissimo mezzo capace di smuovere le coscienze e mi auguro che con “Onda dopo onda” possa accadere. Sono ottimista per natura, pertanto il mio auspicio è quello che possano farcela tutti, proprio come il protagonista di questa canzone.
Il pubblico come ha accolto questa canzone? C’è un commento che ti ha particolarmente colpita?
Il brano cattura l’attenzione per la sua energia e vitalità. Le strofe sono dense di particolari che arricchiscono la narrazione ed il ritornello si snoda in una melodia incisiva e orecchiabile. Forse però c’è bisogno di qualche ascolto in più per andare a fondo, ma alla fine a me piace così.
Di tutti i commenti che ho ricevuto ce n’è uno in particolare che mi ha emozionata, perché chi l’ha scritto ha colto pienamente il mio punto di vista: “La sensibilità e la bravura di Elisa Costanzo per farci vedere il mare dal mare e non dalla costa. La vita che ci prova nonostante tutto: se riuscissimo a vedere questo e non fantomatiche e assurde minacce che esistono solo nelle ciniche strategie di squallidi opinion makers politici… Grazie Elisa”.
Raccontaci com’è nato il bel video che accompagna il singolo.
È nato a partire da una mia idea e dalle suggestioni che ne sono scaturite. Da quel momento si è dato massimo sfogo alla creatività e alla sensibilità di tutti, con la mia produzione Noise Symphony, il coreografo Luca Di Nicolantonio e il regista Egidio Amendola. La realizzazione in sé è stata un’esperienza molto intensa, perché fino a quel momento non mi ero mai esposta così tanto. Mi sono affidata e messa a nudo nel vero senso della parola. ☺ Il corpo che diventa una tela e si lascia attraversare dalla terra, dal mare, dal cielo, per ritornare alla terra.
Per te, invece, cosa rappresenta il viaggio e quanto incide nella composizione delle tue canzoni?
Il viaggio rappresenta la scoperta, l’evoluzione e pertanto l’elaborazione attraverso la scrittura. Le canzoni sono il punto d’arrivo e di partenza di ogni viaggio che intraprendo. Diciamo pure che viaggio con la fantasia per addentrarmi in universi sempre più lontani e così mi sento meno impaurita di fonte a tutta l’immensità che mi circonda.
Stai lavorando anche ad un nuovo album?
Sì, assolutamente, ma ho intenzione di svelarmi con un brano alla volta prima di pubblicare un intero disco. Trovo intrigante l’idea di rivelare le mie sfaccettature storia dopo storia, nella speranza di lasciare il segno e conquistare l’attenzione e l’affetto di chi ascolterà.
Domanda Nonsense: il tuo tallone di Achille?
Non credo sia troppo saggio rivelarlo, ma per voi lettori di Nonsense farò uno strappo alla regola. ☺
Sono estremamente sensibile e assorbo tutto come una spugna. Questa mia attitudine il più delle volte mi rende vulnerabile, ma è soprattutto grazie alla musica che riesco a filtrare, con essa riesco a trasformare una debolezza in risorsa.
Intervista a cura di Cinzia Canali