Redemption è il titolo del nuovo disco, uscito per la PM Records,dei Cosmorama, band attiva già da parecchi anni e molto sensibile ai temi socio-culturali.
In questa intervista ci hanno presentato i vari aspetti di quello che si può definire un vero concept album.
In “Redemption” troviamo elettro-pop/rock, ma anche una bella dose di new wave e shoegaze, una novità rispetto al lavoro precedente…
Sì, in effetti con questo nuovo lavoro abbiamo deciso di apportare delle novità stilistiche al sound dei Cosmorama rispetto al primo album “Radioscopio Alieno”. All’elettro-pop/rock, abbiamo deciso di aggiungere nuove sonorità, come new wave e shoegaze, che oggi caratterizzano maggiormente la band. Quest’esigenza credo sia nata dopo l’inserimento nella line-up della nuova voce femminile (Alessia Minichini) e del nuovo bassista (Roberto Mirabella), coautori dei brani di Redemption.
Cosa vi ha spinti, invece, a scegliere la lingua inglese nella stesura dei testi?
L’intenzione era dare al prodotto Cosmorama un appeal “internazionale” e raggiungere in questo modo il maggior numero di fruitori possibili. Questo perché lo scopo fondamentale della nostra musica è comunicare, provando ad accendere i riflettori sui grandi temi socio-politico-culturali che affrontiamo nei nostri brani.
C’è un brano che pensiate rappresenti al meglio il tema portante del disco?
Sì, in realtà la title track “Redemption” è il brano che meglio descrive i temi presenti nel disco e non a caso è stato anche il primo singolo estratto dal nuovo album. Come per tutti i brani di Redemption (che di fatto è un concept album), appare in primo piano il concetto della “redenzione” come soluzione suggerita ai poteri forti ed ai governi affinché vengano incontro alle esigenze dei popoli.
Che tipo di live state portando in giro per lo Stivale?
Il nostro nuovo spettacolo live prova a catturare lo spettatore, oltre che con la potenza sonora delle canzoni, anche attraverso l’uso di video-proiezioni a tema approntate ad hoc per ogni brano di Redemption. Molto importante anche l’uso di scenografie che rendono lo spettacolo quasi “teatrale”. Questo fa sì che l’esperienza artistica che portiamo in giro per locali e Festival sia un’esperienza “multisensoriale”.
Suonate insieme da parecchi anni oramai, in cosa vi sentite ancora molto simili ai ragazzi di allora e in quale aspetto, al contrario, avvertite una maggiore evoluzione?
In realtà ci sentiamo molto simili a quei ragazzi che 10 anni fa hanno iniziato a muovere i primi passi nell’ambiente rock alternative, stesso entusiasmo e voglia di condividere idee; quello in cui ci siamo evoluti però è di sicuro l’approccio al nostro progetto musicale: oggi per noi infatti i “Cosmorama” sono diventati una sorta di start-up, in cui ogni membro della band investe il proprio tempo e le proprie energie a seconda delle attitudini.
Domanda Nonsense: la sagra a cui vorreste suonare a tutti i costi?
Di sicuro la sagra della Percoca nel vino (peccato che non la fanno più ormai). Abbiamo nella band diverse attitudini alcoliche e cerchiamo di sfruttare le nostre potenzialità… del resto i latini dicevano “in vino veritas”.
Intervista a cura di Cinzia Canali
