Ha avuto inizio venerdì 13 luglio la nuova edizione di Umbria Jazz, il più importante festival jazzistico italiano, presente da ben 45 anni a Perugia. Ospite della prima serata Quincy Jones, una delle icone della musica mondiale: musicista sopraffino, arrangiatore, direttore d’orchestra e produttore di dischi che hanno fatto la storia, come “Thriller” (1982).
A Perugia ha portato “QUINCY JONES 85thANNIVERSARY CELEBRATION”, un lavoro di ricerca per mettere insieme tutto quello che ha sviluppato nella sua lunga carriera, i progetti nati parallelamente tra gli artisti che hanno collaborato con lui e alcune parti inedite. Con Jones, tra gli altri, Dee Dee Bridgewater, Noa, Patti Austin, i Take 6, Ivan Lins, Alfredo Rodríguez, Pedrito Martinez e Paolo Fresu.
Arrivato a Roma, due giorni prima del concerto, Quincy Jones ha incontrato la stampa e ha parlato di sé, di musica e di storia. Incontrarlo è stata un’esperienza straordinaria.
“Sono cresciuto con molti musicisti italiani, a partire da Romano Mussolini con cui facevo jam session. Non solo. Alcuni tra i miei più cari amici e colleghi erano Piero Piccioni, Armando Trovajoli ed Ennio Morricone. Morricone era nell’organizzazione dell’Oscar, quando ho ricevuto l’Oscar alla carriera, ed è stato commuovente.”
Quando un giornalista gli chiede se, secondo lui, la parola “jazz” abbia cambiato significato nel tempo, risponde:
“Ha sempre lo stesso significato. Per me significa libertà. Ho visto e vissuto tutti i cambiamenti che hanno interessato il jazz, frequentando anche gli altri generi. A 14 anni andavo con Ray Charles a suonare ovunque e qualunque cosa, dalla classica al rhythm and blues, per raccogliere un po’ di denaro. Ma è proprio questo il principio di libertà che trovo nel jazz: la libertà di suonare, di fare qualsiasi cosa, di non avere un luogo o un confine.”
Un altro giornalista gli chiede cosa ne pensi della longevità del rap:
“Il rap e l’hip hop sono in giro da sempre. Già negli anni ’30 facevano rap a Chicago. E’ tutta una ricombinazione di semi che esistono da molto tempo. Molta gente, soprattutto negli Stati Uniti, non lo sa. Non sa che la Breake Dance non viene dal Bronx, ma dagli schiavi africani, dal Brasile e dalla Capoeira. Ci sono molte contaminazioni che non vengono citate perchè non si conosce la musica, ma il fatto che la musica nel tempo si ricombini è la prova che, alla fine, siamo tutti connessi grazie a questa.”
L’incontro con questo straordinario uomo di 85 anni si chiude così:
“Consiglio ai ragazzi che intendono diventare musicisti di rimanere connessi alle radici, per sapere da dove ha avuto inizio la musica che suonano. Così facevano i miei miti: rimanevano connessi pur andando lontano.”
Il concerto di Quincy Jones è solo una piccolissima parte del programma di Umbria Jazz, che prevede ancora i concerti di Massive Attack e Young Fathers (16 luglio), The Chainsmokers (17 luglio), Somi e Benjamin Clementine (18 luglio), Pat Metheny e Kyle Eastwood (19 luglio), David Byrne (20 luglio), Mario Biondi, Nik West e Hypnotic Brass Ensemble (21 luglio) e Melody Gardot e Gregory Porter (22 luglio).