La presentazione del nuovo lavoro discografico di Vinicio Capossela si è svolta giovedì 16 maggio in un luogo davvero singolare, ma conoscendo bene l’artista non sembrerà poi così strano: si tratta infatti di una chiesa, nello specifico della Chiesa di San Carlo al Lazzaretto a Milano. Ovviamente la scelta non è casuale. Il nuovo disco di Capossela (uscito venerdì 17 maggio per La Cùpa/Warner Music) si intitola “Ballate per uomini e per bestie” e tratta fra tutti di un tema, la peste, i cui malati venivano ricoverati appunto nel Lazzaretto.
Questa piaga è vista da Capossela come male tipico medievale, riconoscendoci oggi catapultati proprio in un nuovo medioevo, dove regnano la sfiducia nella cultura e nel sapere e lo smarrimento del sacro. Auspica così, ad un ritorno o meglio un riavvicinamento alle bestie intese sia come creature magiche, ma anche come animali viventi ed estinti, evocando un mondo fantastico fatto di cavalieri erranti, fate e santi.
In un tempo come quello che stiamo vivendo, dove la musica trap la fa da padrona, con tutte le polemiche che si porta dietro sulla vuotezza dei testi o l’inneggiare a tematiche lascive e superficiali, il nostro ci riporta a un mondo erudito: si rifugia nel racconto, quasi come nel Decamerone, fatto di denuncia soprattutto nei confronti di ciò che la rete, il web e i social, hanno portato, e per quello in cui ci ha trasformati. A tal proposito, c’è anche l’accenno a Tiziana Cantone, la ragazza suicida dopo la gogna social a cui il brano intitolato appunto “La peste” è dedicato. Nei testi si parla poi di nomi di un certo calibro: da Oscar Wilde a San Francesco d’Assisi, passando per John Keats e per le tentazioni di Sant’Antonio. Presenti anche favole antiche come quella dei musicanti di Brema o più “moderne” come l’episodio -reale- della giraffa scappata dal circo in mezzo alla città di Imola e morta a seguito di un sedativo, forse troppo potente.
La forma scelta da Vinicio per questo disco è la ballata (come si evince dal titolo del disco stesso) in quanto svincolata dalla sintesi nel testo per dare voce libera al racconto di cui già accennato. Si tratta di 14 ballate per esser più precisi, che vanno a comporre la seguente tracklist:
- Uro
- Il povero Cristo
- La peste
- Danza macabra
- Il testamento del porco
- Ballata del carcere di Reading
- Nuove tentazioni di Sant’Antonio
- La bella dame sans merci
- Perfetta letizia
- I musicanti di Brema
- Loup garou
- La giraffa di Imola
- Di città in città (e porta l’orso)
- La lumaca
Questo è l’undicesimo lavoro in studio per Vinicio Capossela, da lui definito “Un cantico per tutte le creature, per la molteplicità, per la frattura tra le specie e tra uomo e natura”: è stato registrato tra Milano, Monecanto (in Irpina) e Sofia (Bulgaria) da Taketo Gohara e Niccolò Fornabaio, avvalendosi della collaborazione di musicisti come Teho Teardo, Massimo Zamboni, Daniele Sepe e molti altri.
Il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album è stato “Il povero Cristo”, il cui meraviglioso videoclip in bianco e nero, per la regia di Daniele Ciprì, vede la presenza straordinaria dell’attore del film “Il vangelo secondo Matteo” di Pasolini, Marcello Fonte, protagonista invece del recente Dogman, e la partecipazione di Rossella Brescia. (Guardalo qui)
Dopo un breve tour instore, troveremo Vinicio quest’estate in vari festival in luoghi specifici della penisola, mentre in autunno seguirà un vero e proprio tour nei teatri più importanti d’Italia.