Lo scorso 27 Dicembre al Piccolo Teatro di Catania, all’interno della rassegna Mit – Musica Intrattenimento Teatro, Alessio Bondì ha presentato il suo nuovo album dal titolo “Nivuru”, che è tutto tranne che un disco cupo, come il titolo potrebbe lasciare intendere. L’album, infatti, si chiama così perché richiama il nero inteso come black music, dalla quale è fortemente influenzato. Il ritorno di Alessio Bondì al Piccolo Teatro, dove si era già esibito in duo l’anno scorso, questa volta lo vede affiancato da una band al completo e con tanto di fiati e ci manifesta l’affetto che l’artista nutre per Catania e per i ragazzi del Mit, sempre sensibili all’ottima musica.
Mai come in questa occasione tanti suoni si sono fusi sul palco del Piccolo Teatro, regalandoci un vero viaggio nella Sicilia e nella musica africana, con fortissime influenze blues, soul e jazz.
La musica di Alessio Bondì arriva a tutti, sia a chi riesce a comprendere i testi sia a chi si lascia semplicemente trascinare dai suoni. Per i più fortunati che riescono a comprendere il significato della lirica dell’artista palermitano è evidente l’enorme capacità descrittiva dei testi, che raccontano dei perfetti spaccati della coloratissima Palermo. In questo Bondì è un maestro. I suoi brani riescono ad aprire la mente a numerosi scenari, facendo sorridere e riflettere allo stesso tempo. Spesso ironici, non mancano a volte di ammantarsi di una inusuale dolcezza.
Durante l’esibizione, spesso ci racconta le storie che si nascondono dietro ai brani, come quando ci parla dell’accoppiamento tra il tascio e la tascia in “Vucciria”, o di come sia contrario all’abbordaggio su instagram, preferendo di gran lunga il contatto diretto. In “Dammi una vasata” ci parla dei cinque minuti in paradiso, salvo poi incantarci con la bellissima “Si fussi fimmina”, che, a parere di scrive, è certamente il brano più bello dell’ultimo lavoro, pensiero confermato dai cori del pubblico. Si continua con “Cafè”, ma subito dopo la band si ritira e Bondì rimane solo con la sua chitarra e la fisarmonica ad intonarci “Rimmillo ru’ voti”. Contornato nuovamente dalla band, ringrazia il Mit, spiegando come questa sia la prima data in sestetto, cosa che lo emoziona non poco. A dimostrarci che la rivalità tra catanesi e palermitani è una leggenda, mostra la sua vicinanza alla nostra città, appena complita da un terribile terremoto, con poche e significative parole (“qualsiasi cosa sarebbe retorica”), dedicando al vulcano una commovente “Nivi nivura”.
Sul finire, viene acclamato per i bis e ci saluta con la coinvolgente “Di cu si” e con “Granni granni”.
Report a cura di Egle Taccia