Un omaggio tutto italiano alla musica di David Bowie, quello di Andy, al secolo Andrea Guido Fumagalli, con i White Dukes, formazione nata per perpetuare la memoria del Duca e della sua grande musica. E’ difficile pensare a persona più adatta dell’eclettico artista monzese, per portare avanti un progetto simile: da sempre amante della musica del grande artista inglese, come testimonia la bella cover di “Alway Crashing In The Same Car” realizzata con i Bluvertigo, Andy dei quattro è sempre stato quello che più ha assorbito la visionarietà e lo stile di Bowie, essendo egli stesso polistrumentista, pittore e guru delle arti grafiche e figurative.
All’interno di un Druso caloroso e fremente, ancor prima del concerto siamo accolti da una serie di proiezioni curate dallo stesso Andy, contenenti immagini di repertorio di Bowie e riprese di opere d’arte ispirate dalle sue canzoni che ci accompagneranno piacevolmente per tutta la durata del concerto, in quelle che si riveleranno quasi due ore di full immersion nel meglio dell’artista inglese secondo il nostro.
La band che accompagna Andy in questo impegnativo progetto sono i White Dukes, ovvero il tastierista Alberto Linari, Alessandro De Crescenzo alla chitarra, il bassista Max Pasut, Marco Vattovani alle percussioni e Nicole Pellicani in qualità di voce femminile: uno staff di ottimi musicisti che in questa serata ha mostrato tutta la propria perizia, cimentandosi nel grande ed assai variegato repertorio del Duca Bianco. Andy e soci ci propongono infatti una lunga scaletta di venti brani e due encore, che ci consente di attraversare per intero la carriera di Bowie dagli esordi fino a “Blackstar”.
Tecnica e passione consentono quindi ai nostri di passare in fase d’apertura da un brano sperimentale come “Station to Station”, preludio al periodo elettronico della trilogia berlinese, al glam sfrenato di “Suffragette City”, finendo – un po’ a sorpresa – a proporre come terzo brano in scaletta la splendida ballad retrò “Absolute Beginners”, realizzata come soundtrack per l’omonimo film di Julien Temple. L’esecuzione dei brani è sempre ottima e intensa, a dispetto di qualche inconveniente tecnico legato alla foga di Andy, che si muove sul palco con vivo entusiasmo al punto da far pensare che lo spirito di David lo stia possedendo: la sua fisicità ed il look eccentrico ma nel contempo assolutamente elegante ricordano molto da vicino quelle del compianto artista.
Così l’entusiasmo mostrato dai musicisti sul palco, la bellezza degli effetti scenici con luci e proiezioni e, soprattutto, una scelta di canzoni assolutamente perfetta, scatenano l’ottima risposta del pubblico presente, che canta con la band accompagnandola con applausi e tenendo perfettamente il ritmo durante ogni brano. I classici proposti sono quasi sempre introdotti da Andy, che tiene per tutti un ottimo ripasso sulla vita artistica del Duca ed ha il merito di recuperare brani da ognuno dei suoi tanti periodi artistici, facendoci apprezzare tanto il Bowie più “pop”, facendo ad esempio scatenare tutti sulle note di “Let’s Dance”, quanto quello più sperimentale di “Stay” (anni ’70) o della quasi industriale “I’m Afraid Of Americans” realizzata nei Nineties con Trent Reznor. Abbiamo assistito tanto a momenti acustici commoventi come la splendida doppietta “Fantastic Voyage”/”Life on Mars?” suonate col solo Alberto Linari, quanto a momenti assolutamente “groovy” (l’ottima “Fashion”) o puramente rock (“Rebel Rebel” e “Ziggy Stardust” su tutte).
Quello dei White Dukes si è quindi rivelato uno show brillante e colorato sotto ogni aspetto, con Andy che cambia spesso la propria mise per calarsi al meglio nelle tante sfaccettature dell’artista-Bowie, durante il quale il pubblico si è divertito e commosso insieme ai musicisti: impossibile quindi non chiudere il set principale con un brano leggendario come “Heroes” ed emozionare ancora tutti quanti con due encore azzeccati come la struggente “Lazarus”, autentico testamento artistico di David Bowie – ed occasione per ringraziarlo di quanto ci ha lasciato – o la surreale “Ashes To Ashes”, un brano che nonostante tutto ci vuole dire che lo spettacolo continua, proprio grazie a progetti come questo: la chiusura trionfale della serata con il grande abbraccio del pubblico del Druso ne é davvero la testimonianza.
Ciò a cui abbiamo assistito durante questa speciale serata è stato un tributo importante, curato sotto ogni minimo dettaglio a livello di emozioni e, perché no, didattica: lo show di Andy e della sua band è difatti un’occasione unica per riscoprire la grande musica di Bowie nelle sue molteplici sfaccettature, all’interno di uno show sonoro e visivo con rielaborazioni personali ed appassionate di canzoni epocali, che va ben oltre il riduttivo concetto di “cover band”; una sfida impegnativa e rischiosa che i nostri hanno vinto sotto ogni aspetto e che certamente vi consigliamo di andare a sentire nelle prossime date live.
Setlist
- Station To Station
- Suffragette City
- Absolute Beginners
- Changes
- Stay
- Blue Jean
- This Is Not America
- Fantastic Voyage – Acoustic
- Life on Mars? – Acoustic
- Under Pressure
- Space Oddity – con Silver
- Rebel Rebel
- I’m Afraid Of Americans
- Let’s Dance
- China Girl
- Fashion
- Starman
- The Man Who Sold The World
- Ziggy Stardust
- Heroes
- Encore #1 – Lazarus
- Encore #2 – Ashes To Ashes
Foto report