Damien Rice è partito da Zafferana (CT) col suo tour italiano in barca a vela, il “Wood Water Wind”, affiancato da Gyda Valtysdottir e Mariam The Believer, due voci femminili che abbiamo avuto modo di ascoltare durante lo spettacolo.
Uno concerto in solitaria, in cui l’artista si è accompagnato da una chitarra o dal piano. Uno spettacolo senza luce, dove le note degli scarni arrangiamenti sono state le uniche protagoniste di un live intimo che ci ha condotti all’estrema essenza dei brani. Un rischio che l’artista ha voluto correre per una serata cuore a cuore col pubblico e che ha diviso la platea tra coloro che hanno apprezzato ed altri che, invece, hanno ritenuto l’esibizione un po’ troppo monotona. E così, per quasi due ore, Damien Rice ci ha cullati con i suoi brani, esattamente come sono nati, interagendo col pubblico e facendosi addirittura suggerire qualche brano da inserire nella scaletta. Un live principalmente incentrato sugli esordi, ma che non ha mancato di accogliere anche i brani più recenti.
Durante la serata si avvicina al suo pubblico, ci racconta aneddoti relativi alla notte trascorsa cacciando zanzare, che sembrano apprezzare particolarmente il sapore del suo sangue. Usa questo racconto per dirci che lui è come una zanzara nei confronti della persona a cui è dedicato “My Favourite Faded Fantasy”. Il pubblico diventa protagonista dividendosi in gruppi e intonando cori diretti da lui su “I Don’t Want to Change You”. La platea, silenziosamente concentrata per tutto lo spettacolo, sull’attacco di “Accidental Babies” si fa sentire entusiasta.
Un concerto che va avanti sommessamente, quasi in punta di piedi e con una voce che prima sussurra per poi esplodere in tutta la sua estensione. Prova a pronunciare con scarso successo il nome della città che lo ospita e poi ci racconta aneddoti relativi alle precedenti visite in Sicilia. Racconta di quando, dopo il concerto al Teatro Antico di Taormina, si fermò a suonare nei vicoli della cittadina e della sua recente visita a Palermo, a casa di un amico, che viene invitato salire sul palco e che si dimostra essere il talentuosissimo Fabrizio Cammarata, che colora la serata con la sua chitarra e un canto siciliano, richiesto da Damien Rice, che, scavando nella sua memoria, ha scelto tra quelli che gli intonava la nonna da bambino, pezzo struggente interpretato con tanta passione da meritarsi l’applauso più forte della serata. Tutto questo mentre Damien Rice, seduto a un tavolino apparecchiato sul palco, lo osservava con attenzione sorseggiando del vino. Una sussurrata “The Blower’s Daughter” ci porta verso il finale. Per i bis Damien Rice chiama le due artiste d’apertura sul palco per una jam session improvvisata.
Report a cura di Egle Taccia
