Il bello di andare ai concerti in anticipo è quello di poter scoprire nuovi artisti, a cui spesso è affidata l’apertura dei live. Ad introdurre lo spettacolo di Fabrizio Moro a Taormina due talentuosissimi autori, accolti calorosamente dal pubblico: Livio Livrea, che ci propone un cantautorato che ricorda molto quello di Fabrizio Moro e che porta sul palco dei messaggi importanti, quasi commoventi, su come superare le crisi, azzardando con la presentazione di un brano scritto poco prima in camerino dal titolo “Tutto sommato sto bene”, e Lelio Morra, che conclude la sua interessante performance dividendo il pubblico in settori per organizzare dei cori, che vengono eseguiti alla perfezione con grande soddisfazione dell’artista. Ottima accoglienza per entrambi.
È il momento di Fabrizio Moro che arriva a Taormina portando uno spettacolo completo, sin dalle aperture, molto ricco di brani. Accompagnato live da una super band composta da Claudio Junior Bielli (Pianoforte, Tastiere e Programmazioni), Roberto Maccaroni (chitarra e cori), Danilo Molinari (chitarra), Alessandro Inolti (batteria), Andrea Ra (basso e cori), travolge il Teatro Antico con una serata di puro rock, con degli arrangiamenti molto duri e carichi, dove le chitarre e le distorsioni sono protagoniste, alla faccia delle mode!
Sin dai primi minuti è chiarissimo l’entusiasmo dell’artista nel trovarsi a Taormina, di fronte al suo pubblico e ad una serie di fan in estasi per lui, accalcati nelle prime file. Entra sul palco per cominciare una serata adrenalinica, dai volumi altissimi. Fabrizio Moro ci ricorda così che cantautorato non vuol dire assolutamente noia e lo fa proponendoci testi spesso dolorosi e pieni di rabbia, rabbia che viene urlata dalla sua voce strepitosa e dagli strumenti che lo accompagnano.
Guarda spesso il cielo, Fabrizio, come a volerci dire che la sua platea si estende anche lassù e comincia con brani quali “Tutto quello che volevi”, “Soluzioni”, “Tu”, che accendono immediatamente i fan. I toni si fanno più tranquilli con “E’ solo amore”, sul cui finale il pubblico esplode, acclamandolo. Saluta tutti e fa un bel brindisi a Taormina, per poi eseguire uno dei brani più amati degli ultimi tempi, “Alessandra sarà sempre più bella”. Fabrizio Moro è sempre stato attento ai fatti di cronaca, che spesso si sono trasformati in poesia nei suoi testi. È a questo punto che fa una dedica importante, introducendo “Fermi con le mani”, canzone scritta per Stefano Cucchi, “che parla dei confini tra quello che sappiamo e quello che facciamo finta di non sapere” e che dedica a Ilaria, “grande esempio di coraggio”. La platea si commuove su “L’eternità (Il mio quartiere)”. Scherza con la band sul brano “Giocattoli”, per poi rimanere solo col pianoforte, mentre lui imbraccia la chitarra e si fuma una sigaretta anticipandoci che, per l’inverno, ha in mente di fare un tour acustico solo chitarra e piano, in modo da avvicinarsi di più alla sua gente. “Vi piace l’idea?” Il pubblico sembra gradire molto la proposta. Scherza anche sulla carica che ha sul palco. “Mi chiedono sempre se mi drogo. No, non mi drogo, è il pubblico che mi dà questa adrenalina”. Questo momento più intimo comincia con “Melodia di Giugno” e prosegue col brano che tempo fa ha regalato a Noemi, “Sono solo parole”, per concludere con “Eppure mi hai cambiato la vita”. La band torna sul palco per un brano che in Sicilia assume un significato molto profondo, “Pensa”, per proseguire con “Portami via” e “Parole rumori e giorni”. Sul finale, tra gli applausi, una ragazza riesce a salire sul palco, aggirando la sicurezza, per abbracciarlo.
La formazione si ritira, ma i bis vengono acclamati e si conclude con “Libero”, “Sono come sono” e “Pace”. Si ferma ad abbracciare i fan e una bambina gli regala un quadro. Lui dal palco le chiede “L’hai fatto tu?” e poi la fa avvicinare e l’abbraccia.
Fabrizio Moro conclude così un concerto eccezionale, con una scaletta ricchissima e tanto, tantissimo cuore.
Report a cura di Egle Taccia