Ghemon in questo periodo è in pieno fermento artistico. Dopo la pubblicazione di “Mezzanotte”, il suo ultimo album, ha anche esordito come scrittore col libro “Io sono. Diario anticonformista di tutte le volte che ho cambiato pelle”. Queste due pubblicazioni hanno permesso all’artista di mettersi a nudo, affrontando i suoi demoni e condividendo i momenti più dolorosi col suo pubblico.
Siamo andati ad ascoltare il suo live al Ma di Catania.
Affacciandosi sul palco l’attenzione viene subito catturata da un tappeto molto originale, dalle sembianze femminili, che sarà il centro della scena dove si svilupperà il live. Si spengono le luci e piano piano, uno dopo l’altro si affacciano i musicisti della band di Ghemon, che arriva per ultimo, coperto da un cappuccio e accolto da un boato. Il pubblico è giovanissimo, nonostante i testi di Ghemon affrontino temi importanti, segno che la sincerità riesce ad avvicinare qualsiasi età. Il live è particolarmente incentrato su “Mezzanotte”, ma non dimentica i precedenti lavori.
La formazione live è il riflesso dell’attenzione musicale che il rapper campano ha da sempre avuto nei suoi brani, attenzione che nell’ultimo album si è fatta più pressante, con la sua partecipazione attiva anche negli arrangiamenti, in una ricerca musicale che lo porta a presentarsi sul palco in full band con tanto di vocalist, in modo da offrirci un rap suonato, dalla forte impronta soul. Mentre la trap la fa da padrona sulle scene con i suoi messaggi spesso negativi ed edonistici, Ghemon rivolge all’ascoltatore un messaggio positivo, racchiuso in una frase di “Mezzanotte” che dice: “I buoni se messi alla prova poi sono un incubo/I buoni se messi alle strette alla fine vincono”, spiegando al pubblico che solo con pazienza e coraggio si arriva alla vittoria, vittoria che lui ha dovuto portare a segno lottando contro se stesso, in una dolorosa battaglia contro la depressione, di cui parla, spiegando di aver passato momenti difficili e di averli superati e di come non sia semplice affrontare certi temi senza correre il rischio di lanciare messaggi sbagliati. Osservando la sala piena, spiega che nei momenti difficili pensava di non meritare tutta questa attenzione da parte del pubblico, ma ne è uscito avendo capito che: “La sofferenza non è in sè motivo di ricompensa. Non è perché ho sofferto, è perché non ho mollato”. Spesso cerca di evidenziare quanto sia importante vivere tutte le sfumature che influiscono sul nostro umore, di quanto sia perfettamente normale attraversare vari stati d’animo nella vita. Si confida col pubblico dicendo che questa catanese è una tappa speciale. Tradisce un po’ di emozione quando ci dice che non ci rivelerà il perché, ma è come se questo album fosse stato scritto per una di noi, che capiamo essere presente in sala.
In scaletta brani come “Impossibile”, “Quando imparerò”, “Magia Nera”, “Pomeriggi Svogliati”, “Mezzanotte”, “Siccome Pioveva”, “Bellissimo”, “A casa mia”. Nel finale c’è voglia di rivalsa, quando ci dice che c’è differenza tra usare una scusa e chiedere scusa, presentandoci il brano “Scusa”. La fine è liberatoria, con “Dopo la medicina”.
Catania ha abbracciato Ghemon come se fosse un caro amico venuto ad aprire il suo cuore a una città che l’ha accolto cantando ogni singola parola, ricambiando le sue confidenze con un affetto che solo la sincerità può meritare.
Report a cura di Egle Taccia
Foto di Francesco Lauria